Lasciamo stare le polemiche e concentriamoci, invece, sulla cosa più importante: la qualità. Qui non è Hollywood, oltre ad essere un'ottima serie (che non banalizzeremo pensandola come un true-crime all'americana, piuttosto l'agganceremo alla tragedia tout court di una vicenda sia reale che orrorifica), è anche la dimostrazione di quanto in Italia ci siano attori e attrici di assoluto valore. Come Giulia Perulli che, con coraggio e abnegazione, è diventata Sabrina Misseri. Letteralmente. Basti vedere la serie diretta dal bravo Pippo Mezzapesa, e arrivata su Disney+: c'è una tale presenza scenica, e un'aderenza al personaggio, che la performance dell'attrice è, di diritto, tra le migliori viste di recente.
Una prova che, però, ha richiesto per l'attrice, praticamente all'esordio, uno sforzo titanico. Sia fisico che mentale. "Ho sentito la pressione e la responsabilità di interpretare questo personaggio", ci spiega Giulia Perulli nella nostra intervista (intervista realizzata prima del provvedimento emesso dal Tribunale di Taranto). "Mi sono lasciata guidare dall'istinto, e dall'imponente fisicità raggiunta. Questo mi ha portato un certo disagio, perché psicologicamente ed emotivamente ho dovuto toccare il fondo". Insomma, niente trucco prostetico, ma solo e soltanto applicazione, sforzo, dedizione.
Qui non è Hollywood: intervista a Giulia Perulli
Con lei, ripercorrendo una lunga chiacchierata al telefono, siamo partiti proprio dal nucleo di Qui non è Hollywood che, fin dalla scrittura, ha evitato la macchietta: "La serie si attiene alla verità processuale, e abbiamo evitato la maschera, la macchietta. C'è stato un lavoro da seguire, la bibbia era la sceneggiatura che ho seguito alla lettera. Ho iniziato un processo di trasformazione fisica. Mi è stato poi affiancato un professionista, e ho preso ventidue chili. La fisicità viaggiava all'unisono con la sceneggiatura", racconta Giulia Perulli.
Una fisicità, come vedrete, sottolineata anche nella serie (pensiamo al primo episodio, osservato con gli occhi di Sarah, interpretata da Federica Pala), e che ha indirizzato la prova dell'attrice: "Tutte queste sensazioni negative sono state di grande aiuto sul set, nel lavoro: ho portato il personaggio con me, sempre. Tornare a casa con il personaggio ti fa crescere, ma non è stato un percorso facile".
Il lavoro con Pippo Mezzapesa
Il secondo episodio di Qui non è Hollywood, raccontato proprio seguendo il profilo di Sabrina Misseri, esplica al meglio la dettagliata interpretazione di Giulia Perulli, che spiega: "Sono un attrice che si lascia trasportare dall'istinto, ma per il ruolo mi sono documentata tanto, tantissimo. Dietro c'è un'operazione complicata, e c'era il rischio dello scimmiottare i personaggi. Ho visto tutte le immagini di repertorio, assorbendo i dettagli. La camminata, la postura. Questi ventidue chili in più mi hanno appesantito, e quando mi guardavo allo specchio vedevo quel personaggio lì. Tuttavia, mi sono lasciata guidare da Pippo Mezzapesa, un regista visionario".
La difficoltà di un ruolo complesso
Parlando con Giulia Perulli esce poi fuori la sua forza mentale, fondamentale per non subire un mutamente fisico pratico e non teorico, rimasto anche alla fine delle riprese: "Entrare è stato difficile, e forse non me ne rendevo conto. È stato un bellissimo rischio interpretare Sabrina Misseri. Da una parte deve esserci un attore predisposto e generoso, dando totalmente sé stesso alla serie. Dietro c'è un lavoro collettivo, che si è approcciato alla storia con il rispetto che merita", confida l'attrice. "Uscirne però è stato molto difficile, mi ha lasciato delle cicatrici profonde: una personalità molto controversa. Devo dire che c'è un pre-Sabrina e un post-Sabrina. Tornando in me, a riprese finite, il personaggio restava: ho iniziato a riperdere peso, a far ricrescere i capelli. Ho scoperto una Giulia diversa, e quella di prima non l'ho più trovata. Ma ne vale la pena: per un attore è fantastico cimentarsi in lavori così complessi. E devo dirlo: sia Disney che Groenlandia hanno supportato il mio percorso, da sola non ce l'avrei fatta. Oggi c'è una Giulia più matura".
Il percorso (inverso) dell'attrice
Insomma, un esordio di fuoco quello di Giulia Perulli. Un esordio di fuoco, che arriva tra l'altro dopo diverse esperienze sul set come assistente alla regia. Un percorso inverso, che l'attrice spiega così: "L'obbiettivo iniziale è sempre stato quello di fare l'attrice. A diciotto anni mi sono trasferita a Roma, facendo la corte al cinema. Per una ragazza di provincia la cosa più facile era fare la stand-in (una sorta di controfigure in fase di allestimento set ndr.). È un ruolo che in America si usa, ti fa respirare il set. Ho guardato e assorbito dagli attori, mentre portavo il caffè. È stata una scuola. E ti dico, la scuola più importante è affrontare direttamente il set. Il mio è stato un percorso inverso, ed è stato bello così. Per dire, grazie a Petra, ho conosciuto Paola Cortellesi. È stata una scuola per me, mi ha dato tanti consigli. È stata fantastica nei miei confronti".
E prosegue: "Quando si è piccoli è facile dimostrare un attenzione verso una passione. Da bambina ero molto... colorata, volevo sempre stare al centro dell'attenzione. Nonostante la mia timidezza. Ricordo che andammo con i miei genitori in una scuola di teatro, dove insegnava Mariapia Autorino. Mi disse che questo lavoro, io, potevo farlo. Mi ha salvato da ragazza timida quale sono, facendomi rifugiare nei personaggi".
Dunque, non è un caso che da bambina, Giulia Perulli, fosse ossessionata dai film drammatici: "Guardavo tanti drammi. Tipo Monster. Tra l'altro ho preso spunto da Charlize Theron, che per quel film ha preso ventidue chili. Un film che ha riecheggiato negli anni, fino ad oggi. Certo, il futuro è in arrivo, e mi auguro di fare tanti altri ruoli...". Un augurio, che per noi è già certezza.