Il settantesimo compleanno è uno di quelli importanti, dal punto di vista dei bilanci personali, e per George R.R. Martin, la fornace creativa del Il trono di spade, è un compleanno di festeggiamenti, con l'ultimo Emmy come miglior serie drammatica consegnato lunedì, e nel segno dell'attesa per l'ultima stagione dello show, che approderà su HBO la prossima estate per concludere la storia che lo scrittore, definito il Tolkien d'America, ha iniziato a concepire nel 1991: ossia quando gli si presentò all'immaginazione un'immagine feconda e suggestiva, quella di un ragazzino che assiste alla decapitazione di un uomo per scoprire, poco dopo, dei cuccioli di metalupo nella neve.
C'è chi non è contento che le Cronache del ghiaccio e del fuoco trovi una precoce conclusione sul piccolo schermo mentre i lettori dei romanzi attendono impazienti gli ultimi due libri, e i fan della saga spesso esprimono fin troppo liberamente e con veemenza il loro disappunto per la lentezza di scrittura di Martin e per il fatto che si occupi di altri progetti prima di terminare quello che lo ha reso celebre (e straricco). Per non parlare di quelli particolarmente amabili che gli danno del venduto per aver rinunciato per soldi alla purezza letteraria della sua opera, consegnando la sua storia a un pubblico più vasto e meno "illuminato". Martin non è certamente indifferente a queste critiche, ma ha sempre proseguito dignitosamente per la sua strada, tra distrazioni, ambizioni, nuove sfide, spinoff, e per quelli che sono convinti di poter pretendere i nuovi libri per il solo fatto di aver acquistato i precedenti, ha risposte abbastanza signorili.
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George R.R. Martin e Il trono di spade: una storia di sangue e passione
Prima di pubblicare il primo romanzo della saga, A Game of Thrones (facciamo riferimento all'edizione in lingua originale perché in italiano i romanzi hanno ricevuto un trattamento bizzarro da parte di Mondadori) nel 1996, Martin era già uno scrittore acclamato, con al suo attivo i premi letterari più prestigiosi dello scenario fantasy, ma anche uno sceneggiatore televisivo accreditato. Dai suoi primi passi nel mondo letterario, il ciclo delle Cronache del ghiaccio è del fuoco è stato considerato uno dei rappresentanti più significativi del genere low fantasy, un fantasy radicato nella realtà e che utilizza in maniera parsimoniosa gli elementi soprannaturali, ponendo l'enfasi su quelli politici e bellici di derivazione storica.
Durante i primi anni 2000, ovvero mentre uscivano e venivano universalmente acclamati i film di Peter Jackson tratti da Il signore degli anelli, Hollywood aveva iniziato a bussare alla porte di George R.R. Martin. Di fronte a una storia dal respiro tanto vasto, un parco personaggi sterminato e moltitudini di subplot, gli studios proponevano di ridurre drasticamente il materiale narrativo, per ricondurre tutto alla vicenda di Daenerys Targaryen o, in alternativa, di Jon Snow. Martin non ne volle sentir parlare.
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HBO chiama Westeros
Quando nel 2007 David Benioff e D.B. Weiss iniziarono a sviluppare Il trono di spade per HBO con un piano ambizioso per una serie di sette stagioni, il loro rapporto con Martin visse due momenti significativi. Il primo fu una domanda sulle vere origini di Jon Snow, che lo scrittore pose ai due futuri showrunner per essere sicuro che avessero letto i suoi libri con attenzione (oggi tutti sanno la risposta a quella domanda, tranne Jon Snow, che come sempre non sa niente), il secondo fu una relazione sui suoi piani per il proseguimento della storia, nelle sue tappe fondamentali. A quel tempo Martin aveva pubblicato quattro dei sette romanzi pianificati, ed era ottimista sulla possibilità di non farsi "raggiungere" dallo show, completando il settimo romanzo prima della stagione finale della serie.
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In reltà il quinto libro, A Dance With Dragons, uscì solo nel 2011, l'anno del debutto della serie su HBO, e per il sesto, Winds of Winter, si attende ad oggi ancora l'annuncio ufficiale della pubblicazione. Quando Martin si rese conto che i realizzatori dello show avrebbero viaggiato senza la guida dei libri per le ultime stagioni, consegnò loro anche anche il segretissimo finale. Un finale che lui definisce "dolceamaro" e che sarà rivelato quando, nella prima parte del 2019 (non è ancora chiaro se ad aprile o più avanti, ci sono in gioco anche le tempistiche degli Emmy Awards), HBO trasmetterà gli ultimi sei corposi episodi.
Inizialmente il coinvolgimento di Martin nella lavorazione dello show era molto più attivo, al punto che firmò le teleplay per per le prime quattro stagioni (La guerra alle porte, L'assedio, L'orso e la fanciulla bionda, Il leone e la rosa). Dalla quinta stagione in avanti la rinuncia, con l'ammissione che scrivere un episodio dello show toglieva diverse settimane a quello sui romanzi. Lo scorso anno, in una lunga intervista a Time, Martin ha parlato del suo impegno al fianco di D&D in questi termini: "Lo show è una cosa a sé e a questo punto ha uno sviluppo suo. Io sono coinvolto, ovviamente, sono stato coinvolto fin dall'inizio, ma il mio interesse principale sono i libri. Ricordatevi che io ho iniziato a lavorare a questa storia nel 1991 e ho incontrato Dan e Dave nel 2007. Erano già sedici anni che vivevo insieme a questi personaggi quando si iniziò anche solo a parlare della serie. Ho un'idea abbastanza precisa di come saranno i libri e non ho intenzione di cambiare nulla a causa dello show, o delle reazioni allo show, o di quello che pensano i fan. Continuerò a scrivere la storia come l'ho pensata negli anni '90."
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Sono passati sette anni dalla pubblicazione di A Dance with Dragons e Il trono di spade è la serie TV di maggior successo di tutti i tempi o giù di lì, certamente la più premiata, probabilmente la più importante, e il suo impatto culturale è ciclopico e destinato a durare. Un'eredità certamente importante per GRRM, che però rifiuta di essere identificato soltanto con il suo magnus opus.
Il tempo delle idee
Ho abbastanza idee per scrivere nuovi libri fino al centosessantottesimo compleanno. Ma quanto tempo ho? Mi vengono di continuo nuove idee, quindi forse finirò per non concretizzare mai quelle venute prima. Chi può saperlo? Scrivo quello che ho voglia di scrivere.
L'ingegno di Martin non si ferma, e i fan delle Cronache gli contestano (per lo più bonariamente) la sua incapacità di concentrarsi esclusivamente sull'opera monumentale che più sta loro a cuore. Lo scrittore, che si è sempre speso per i suoi lettori, partecipando a eventi e convention, reclama per sé - e come dargli torto? - la scelta di scrivere quello che vuole, e anche di animare nuovi progetti per la televisione, come l'imminente Nightflyers, sviluppato da SyFy in collaborazione con Netflix; essendo sotto contratto con HBO Martin non metterà mano alle teleplay, almeno ufficialmente, ma servirà da supervisore e produttore esecutivo.
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Viaggio alla scoperta del passato dei Sette Regni
E poi naturalmente ci sono gli spinoff de Il trono di spade ancora in fase di sviluppo, cinque diverse (mini?)serie tutte ambientate in momenti diversi della lunga e articolata storia di Westeros creata da GRRM nei suoi anni di lavoro alla saga letteraria. I nomi degli showrunner sono tutti una garanzia di qualità e creatività forte e diversificata: Bryan Cogman, già produttore della serie-madre e di fatto "padrino" dell'intero progetto televisivo al fianco di Dave Benioff e Dan Weiss; Carly Wray, sceneggiatrice talentuosissima che nella scorsa stagione ha dato un contributo assai apprezzato a un altro degli show di punta di HBO, Westworld; il versatile premio Oscar Brian Helgeland, e ancora il co-creatore per AMC della recente e bellissima The Terror, Max Borenstein la formidabile sceneggiatrice di Stardust, Kick-Ass e Kingsman Jane Goldman. Il suo progetto è quello più avanzato, e il titolo con ogni probabilità sarà The Long Night - che evoca scenari terrificanti, quelli della prima grande guerra contro gli Estranei combattuta migliaia di anni prima dell'incontro tra Bran Stark e Estate e tra suo padre Ned e il suo destino (e se non avete i brividi lungo la schiena al solo pensiero, non ve li meritate i libri delle Cronache). Dalla sua magione di Santa Fe, Martin si spertica in lodi per i neo-showrunner e assicura tutti della sua esigenza di contribuire a ciascuno dei progetti, affinché i prequel "diventino realtà con la sua guida e la sua partecipazione".
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Così, anche se Il trono di spade terminerà il suo corso il prossimo anno, c'è ancora un lungo viaggio emozionante ad attenderci, una ricchezza il cui pensiero ci fa tremare le ginocchia. E poi sì, noi speriamo davvero di leggerli prima o poi, i due romanzi mancanti; senza fare i capricci però. Buon compleanno George, e buon lavoro!
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