Staccionate candide, donne dalle gonne vaporose, i capelli sempre perfetti e il sorriso smagliante: a Suburbicon, cittadina residenziale pubblicizzata come luogo idilliaco, tutti salutano il proprio vicino con giovialità, almeno fino a quando dall'altro lato della strada non si trasferisce una famiglia di colore. Il perbenismo di facciata a quel punto crolla: peccato che, mentre tutti sono impegnati a guardare indignati i nuovi vicini, dietro le mura domestiche della famiglia Lodge vada in scena uno spettacolo agghiacciante.
Al suo sesto film da regista l'attore premio Oscar George Clooney sceglie di uscire dal quadro e di rimanere soltanto dietro la macchina da presa: il divo di Hollywood questa volta si affida a una vecchia sceneggiatura dei fratelli Coen che, nonostante risalga agli anni '80, è ancora estremamente attuale. Intolleranza, violenza, il lato oscuro del sogno americano sono al centro di Suburbicon, film ambientato nel 1959 che spinge sul pedale del grottesco, regalando a Matt Damon, interprete di Gardner Lodge, il primo ruolo davvero ambiguo e terrificante della sua carriera. Accanto a lui una splendida Julianne Moore, sdoppiata nel doppio ruolo delle sorelle gemelle Rose e Margaret.
Clooney e il suo cast di stelle sono sbarcati al Lido, per presentare Suburbicon in concorso alla 74esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
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Un copione attuale, nonostante sia ambientato negli anni '50
Nonostante il copione risalga a trent'anni fa, la storia di Suburbicon è estremamente attuale, tanto da far pensare a una feroce satira della presidenza di Donald Trump: "La genesi del copione risale agli anni '80, ma abbiamo preso spunto anche dai discorsi sentiti durante la campagna elettorale del 2016: se guardiamo la nostra storia possiamo notare che stiamo ricadendo in vecchie trappole del passato. Ogni volta che si parla di voler fare di nuovo grande l'America, come negli anni '50 con Eisenhower, in cui il modello principale di cittadino americano era un uomo bianco, vediamo che questi temi non sono mai fuori moda, sono sempre attuali".
Il ruolo dell'uomo medio americano è affidato a Damon, qui a una delle sue prove più complesse: "Matt Damon nel ruolo di Lodge dà vita a una follia lucida: è una delle parti più divertenti del film, è sia l'antagonista che il comic relief, non l'ho mai visto in un ruolo così terribile. Sono cresciuto negli anni '60-'70, durante la lotta per i diritti civili: dopo il nostro peccato originale, quello della schiavitù, siamo dovuti crescere. Nel film la famiglia di colore viene incolpata di tutti i problemi perché l'uomo bianco ha paura di perdere i propri privilegi, mentre non si accorge che la vera follia è in chi sembra apparentemente normale. Questa famiglia pazza e folle ci fa capire che spesso guardiamo nella direzione sbagliata".
Matt Damon si è mostrato entusiasta di questo ruolo insolito: "Nel film si capisce che un uomo bianco può andare tranquillamente in giro con una bici sporca di sangue, tanto non daranno mai la colpa a lui ma ai neri. George mi ha detto che questo è un ruolo nuovo per la mia carriera e lo ringrazio, perché mi ha fatto fare un salto in avanti. Quando decido se affrontare un ruolo o no, molto dipende da chi è il regista: in questo caso ho avuto uno dei migliori. Ogni volta che accetto un film prima del personaggio guardo sempre il regista. George mi ha detto che ha pensato a me perché non voleva qualcuno con l'aspetto da divo del cinema, ma di un uomo medio, normale".
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Mettere alla berlina sessismo e razzismo: tutto per un futuro da presidente?
Julianne Moore nel film è fondamentale: i suoi due personaggi, oltre a rivelarsi determinanti per la trama, dimostrano come nella società degli anni '50 il sessismo fosse considerato normale. Secondo l'attrice: "Sono stata molto felice che Goerge abbia pensato a me per il ruolo di due sorelle: forse stava cercando di risparmiare! Le gemelle sono agli opposti: una, Rose, è sposata e ha una bella casa, l'altra no. In quanto donna Margaret capisce cosa vuol dire essere emarginata: è disperata e spaventata, per questo all'inizio del film esorta il nipote a fare amicizia con il ragazzo di colore. Credo che George abbia fatto un lavoro splendido".
Nonostante i personaggi compiano delle azioni terribili, c'è un filo di speranza nel film, almeno secondo Clooney: "Credo fermamente nella gioventù, nelle istituzioni e nella loro capacità di ribaltare la situazione attuale". Suburbicon è un altro tassello dell'attore e regista per puntare a diventare Presidente degli Stati Uniti? Alla domanda ha risposto Damon: "Credo che chiunque di voi presente in sala sarebbe un presidente migliore di lui!".