Un affondo all'ottimismo democratico e alle facce pulite della politica americana. George Clooney mira al cuore dell'establishment progressista a stelle e strisce costruendo un amaro pamphlet politico in cui luci e ombre di una campagna elettorale vengono filtrate attraverso lo sguardo di un giovane e brillante responsabile della comunicazione votato alla causa di un senatore idealista, probabile futuro candidato democratico alle presidenziali. Forte di un cast che raccoglie alcuni degli interpreti più incisivi del panorama cinematografico attuale, da Philip Seymour Hoffman a Paul Giamatti, da Marisa Tomei alla splendida Evan Rachel Wood, Clooney si ritaglia il ruolo un ruolo centrale, ma ridotto nella presenza lasciando la scena all'incredibile Ryan Gosling, pilastro del film nonché autore di una perfomance talmente intensa da ipotecare fin da adesso la Coppa Volpi, per non parlare dei prossimi Oscar. Gosling, in crescita costante lavoro dopo lavoro, è il grande assente di questa inaugurazione veneziana perché impegnato sul set di The Place Beyond the Pines, mentre Clooney, a suo agio sia in veste di interprete che regista e produttore, ci parla della sua quarta regia, del lavoro di adattamento fatto per portare sul grande schermo la pièce di Beau Willimon Farragut North e dell'esperienza sul set insieme a un cast così straordinario e al socio di sempre Grant Heslov.
George, quanto sono personali i tuoi film e i ruoli che interpresti?George Clooney: I miei film sono molto personali. Per girare Ocean's Eleven ho passato un anno a Las Vegas a bere e giocare d'azzardo. No, sto scherzando. In realtà se passi quattro anni a realizzare un film è sicuramente una questione personale. Per me Le idi di marzo non è un film politico. Potrebbe cambiare l'ambientazione, potrebbe svolgersi a Wall Street , per esempio, ma il tema centrale resterebbe la moralità.
La seduzione è l'arma in mano ai personaggi del film. Paul, il tuo personaggio tenta di convincere Ryan Gosling a passare dalla parte dell'avversario usando armi come la lusinga e la menzogna.
Paul Giamatti: In effetti il mio personaggio ha molto a che fare con la seduzione. Usa solo le parole, ma tutto il gioco politico americano è basato sulla seduzione.
Evan Rachel Wood: Non è solo una questione politica, ma è una questione umana. Tutti prima o poi cerchiamo di esercitare il nostro potere sugli altri e la lusinga spesso si rivela una tecnica vincente.
Philip Seymour Hoffman: Il mondo politico è molto particolare perché vi sono pochi ricchi che detengono il potere nelle loro mani. La seduzione è una delle armi in mano ai loro seguaci per entrare nelle loro grazie e godere del loro potere.George, tu sei sempre stato interessato alle questioni politiche e sociali. Hai mai pensato di entrare seriamente in politica e magari candidarti alla presidenza degli Stati Uniti?
George Clooney: Io faccio un bel lavoro. Perché andare a mettermi in una posizione così complicata?
Puoi spiegarci il significato del titolo del film
George Clooney: Mentre preparavamo il film ci siamo resi conto che alcuni degli argomenti erano shakespeariani. Il titolo è una citazione della tragedia del Giulio Cesare. Lascio al pubblico decidere chi è Bruto e chi Cassio.
Come hai scelto il cast?
George Clooney: Avevo delle loro foto in pose compromettenti e li ho obbligati ad acettare il lavoro. In realtà siamo stati fortunatissimi. Avevamo una sceneggiatura molto interessante e avere un cast di questo tipo ha reso il mio lavoro molto facile. Non so come abbiamo fatto a convincerli, per questo dovete chiedere a loro. Il primo ad accettare il lavoro è stato Ryan, poi ho chiesto agli altri. Tutti erano la prima scelta. Abbiamo lavorato molto con gli investitori stranieri cercando di vendere questo film e abbiamo messo insieme un finanziamento abbastanza ridotto. Questo è un film universale, rivolto a un pubblico internazionale perciò ci interessa che siano in molti a vederlo, non solo gli americani.
George Clooney: Da tempo volevo fare un film sulla moralità. Io voglio fare film che suscitino dibattito, che facciano domande. Sono cresciuto col cinema degli anni '70, film problematici che parlavano direttamente alle coscienze e ora stiamo vivendo un nuovo momento di crisi perciò ho capito che era il momento giusto per il nostro film. Quando ho letto questa pièce teatrale incredibile ho intuito che sarebbe stata l'ambientazione giusta per il mio film. La situazione politica americana attuale fa sì che il cinismo domini e renda sempre più difficile governare. Per ora l'idealismo ha avuto la peggio, ma io sono un ottimista e credo che prima o poi la situazione cambierà.
Come è stata questa tua esperienza da regista?
George Clooney: E' stato bello. Giravo una scena in cui mi dirigevo e poi dicevo: "Bravo George, proprio bene. Sei stato bravo". Mi piace moltissimo fare il regista.
Evan Rachel Wood: Ho modellato il mio personaggio in opposizione a quello di George. Amo molto il mio ruolo. Quella che sembra una bionda stupida in realtà è un personaggio molto cosciente, di cui comprendo molti comportamenti.
Marisa Tomei: Io ho amato molto l'impermeabile che mi hanno dato come costume dato perché mi sentivo al sicuro. Il mio è un personaggio dal piglio maschile e per interpretarlo ho cercato di tirare fuori il mio lato più duro.
Consiglieresti la visione del tuo film a Strauss-Kahn?
George Clooney: Non credo di dover ammonire nessuno, in nessuna situazione. Non credo di esserne in grado, però certamente il mio film mostra il lato oscuro della politica. Però non è rivolto a qualcuno di preciso.
Quale è la differenza tra recitare e fare politica?
Philip Seymour Hoffman: C'è una bella differenza tra la responsabilità che ha un attore e quella che ha un politico, così come Hollywood è differente da Washington. A volte, purtroppo, chi ci governa se lo dimentica, ma preferirei non aggiungere altro al riguardo.
Paul Giamatti: In questo momento Washington è così crudele che a confronto Hollywood sembra il paese dei balocchi. Ci dovrebbe essere una differenza netta, ma il confine nel comportamento istrionico dei politici, purtroppo, è divenuto così sottile.
George, puoi parlarci della tua lunga collaborazione con Grant Heslov? Come vi dividete i compiti quando producete un film?
George Clooney: Ci conosciamo dal 1982. Ho fatto delle foto per Grant e continuiamo a usarle anche ora. Grant, come lavoriamo insieme?
Grant Heslov: Ci alziamo verso le dieci del mattino, andiamo in piscina, qualcuno ci sbuccia l'uva e quando ci viene un'idea buona ci sediamo a tavolino come tutte le persone normali e la sviluppiamo.
Philip, cosa si prova a interpretare un personaggio perdente? Uno che viene sconfitto a causa della sua onestà?Philip Seymour Hoffman: Io credo che il mio personaggio sia un amante della verità, uno che segue le regole. Quando il personaggio di Ryan infrange le regole tacendo l'incontro con Giamatti, per il mio personaggio è una grave violazione e lo licenzia. E' questo che ho amato del mio personaggio, la sua integrità. Alla fine lui vince, non è una vittima. Ottiene una sorta di redenzione che gli permette di cambiare vita. Mentre giravo il film non me ne ero reso conto, ma ci ho pensato dopo. La via d'uscita che trova non è poi così male.
Le idi di marzo è un film che parla di compromessi. Tu che rapporto hai con i compromessi, hai dovuto accettarne molti nel tuo mestiere?
George Clooney: Tutto è un compromesso, ma lavorando nel cinema le mie scelte non determinano la vita o la morte di nessuno. Se faccio un errore posso limitare i danni. Io voglio raccontare storie, non vorrei mai far del male alle persone.