George Clooney a Venezia per presentare Michael Clayton

Il divo porta a Venezia la pellicola di Tony Gilroy, in cui interpreta un avvocato che si imbarca in un'impresa coraggiosa.

Ancora cinema civile per George Clooney che, dopo Syriana, torna a interpretare un personaggio controverso coinvolto in una battaglia legale dai contorni ambigui. A fare da sfondo alla pellicola sta l'intrico di interessi delle grandi corporations che cercano vie ai limiti della legalità per calpestare i diritti dei semplici cittadini e ottenere così il massimo profitto. A dirigere il film è Tony Gilroy, sceneggiatore della serie dei Bourne, che per la prima regia ha scelto una storia che teneva da tempo nel cassetto. "Non volevo esordire con un film commerciale, volevo realizzare qualcosa che fosse allo stesso tempo semplice, lineare nella struttura, ma complesso nei significati, che mi permettesse di indagare il lato oscuro del potere. Michael Clayton è un film di denuncia, un po' alla maniera di alcune pellicole degli anni '70 come Cinque pezzi facili, ma anche un tentativo di mostrare il disorientamento etico della società americana che passa attraverso il disorientamento personale del protagonista. Un documentario come The Corporation, che indaga la questione delle corporazioni usando un approccio psicanalitico, ha avuto grande successo, ha fatto parlare molto di sé, ma a me interessa molto di più indagare sul versante umano, sulle persone che vivono all'interno di questi meccanismi. Preferisco partire dalle piccole cose."

La realizzazione di una pellicola come questa, che tocca argomenti scomodi mettendo il dito nelle piaghe del sistema, non sarebbe stata possibile senza la presenza di un attore influente come George Clooney. "Ho accettato di fare il film perché avevo grande fiducia in Tony, ho visto come fin da subito è stato in grado di dirigere il cast con mano sicura, inoltre mi è piaciuto fin da subito lo script, in particolare lo sviluppo psicologico del personaggio che interpreto, un uomo in piena crisi, che ha esaurito tutte le possibilità a sua disposizione e che ora si trova in trappola. Quello che non mi è piaciuto è stato lavorare con un regista più bello di me. Il film non l'ho coprodotto io, ma ho accettato di lavorare gratis: questo non significa metterci dei soldi, ma rimetterci dei soldi!" Clooney appare rilassato e disponibile, anche di fronte alle provocazioni di alcuni critici che rivangano il suo ruolo in [FILM]Batman & Robin[FILM] o il suo essere testimonial della Nespresso, ditta satellite della discussa multinazionale Nestlè. "Lavoro per guadagnarmi da vivere. Non ho risposte da dare a chi mi chiede se il mio essere testimonial e, nello stesso tempo, persona impegnata in attività di sensibilizzazione come nel caso del Darfur siano in conflitto. Ognuno di noi riunisce lati diversi del carattere, fa cose diverse e tutto fa parte di noi allo stesso modo. Anche per questo ho scelto di interpretare un personaggio ambiguo come Michael Clayton. La legge americana stabilisce che tutti, anche i colpevoli, abbiano diritto a una difesa e io ammiro quegli uomini che hanno il coraggio di difendere personaggi controversi come Saddam Hussein".

Fa eco a Clooney la coprotagonista Tilda Swinton: "Michael Clayton cerca di umanizzare personaggi come il mio, di capire come un cattivo possa trovare la forza di guardarsi allo specchio la mattina. Io stessa, come figlia di un militare, mi sono sempre chiesta come la gente riesce a prendere certe decisioni sapendo che comporteranno la perdita di vite umane. L'avvocato che interpreto non è un cattivo bidimensionale, ma una donna che si trova a ricoprire un ruolo di grande responsabilità, per il quale non è tagliata, e cerca di non deludere il suo capo portando a termine il lavoro che gli è stato affidato. Per interpretare questo ruolo mi sono affidata completamente al regista e ho letto il copione che conteneva già in sé tutti gli elementi necessari: il senso di isolamento del personaggio viene reso conla scelta di farlo apparire sullo schermo sempre solo, come se vivesse un personale esilio." Clooney conclude la riflessione sul sistema delle corporations sottolineando che non tutti gli studi legali che accettano clienti discutibili sono cattivi, ma fanno parte di un sistema dove trovare la fonte del male è praticamente impossibile visto che alla base del meccanismo vi sono le decisioni di molte persone. "Anche nel mio lavoro sono influenzato da corporazioni e multinazionali. Quando abbiamo fondato la Section 8 con l'intento di riportare il cinema indipendente nel sistema degli studios abbiamo posto un limite alla durata della società perché sapevamo che a un certo punto ci saremmo trovati di fronte a cose che non volevamo fare. Il finale di Michael Clayton, però, a differenza di Syriana, non è completamene negativo, per il protagonista c'è ancora una possibilità e l'immagine dei cavalli che giungono come deus ex machina a salvarlo rappresenta una qualche speranza nel futuro".