10 anni. Dieci, lunghissimi, anni. Un lasso di tempo dove possono accadere tante cose, dove tutto cambia, e più volte. Restare fermo per tanto tempo è qualcosa a cui non possiamo pensare. È tanto che è durato il calvario giudiziario di Giuseppe Signori, un calciatore che è stato vicecampione del mondo, capocannoniere del nostro campionato, che è stato la stella di Foggia, Lazio e Bologna e ha brillato in tutte le squadre in cui ha giocato. Una brutta vicenda giudiziaria, legata al calcioscommesse, da cui poi è uscito completamente scagionato, gli è costata dieci anni della sua vita. E questo nel film viene sottolineato con forza. Perché immaginate in dieci anni cosa si può fare. Fuorigioco - Una storia di vita e di sport, il docufilm che racconta questa storia, ma anche gli anni di gloria di quello che è stato un calciatore straordinario, è stato presentato a Bologna come Evento Speciale venerdì 17 giugno al Medica al Biografilm Festival. Nato da una idea di Paolo Rossi, Pisu e Emanuela Zaccherini, diretto da Pier Paolo Paganelli, il documentario andrà in onda in prima visione tv il 19 giugno alle ore 21.15 su Sky Documentaries (Canali 122 e 402 di Sky) e sarà disponibile anche On Demand e in streaming su NOW. Abbiamo parlato con Pier Paolo Paganelli del film, di chi era Beppe. E anche di cosa sarebbe successo se in quella finale stregata persa contro il Brasile ai Mondiali del 1994, Beppe fosse stato in campo.
Beppe Signori, l'entusiasmo di un ragazzino
Che idea si è fatto di quella vicenda. Nel racconto si ripete spsso quel periodo, 10 anni..
Se guardo a cosa è successo 10 anni prima, ti accorgi che accadono più cose di quelle che uno può pensare. In Fuorigioco - Una storia di vita e di sport volevo far sentire che sono dieci anni, che non sono uno schiocco di dita. Pensiamo al fatto che tra i 40 e i 50 anni un uomo prende i frutti del loro lavoro. E Giuseppe Signori è stato completamente congelato. Voleva fare l'allenatore, e si è bruciato questo periodo. A 53 anni si fa fatica a iniziare la carriera di allenatore, visto che oggi emergono allenatori di 38, 39 anni. Ti hanno bruciato questa cosa. A me ha colpito molto. Oggi il fatto non sussiste. Ma di quei dieci anni prima, cosa facciamo? È quella domanda a cui non c'è risposta. Facevo presente che sono passati dieci anni, volevo che al pubblico pesasse questa cosa.
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Che persona è oggi Beppe Signori?
A volte incontrare i propri miti è deludente. Per me lui è stato un mito, ero sempre in curva quando giocava nel Bologna. Invece ho trovato un amico, una persona con la quale si scherza, molto umile. Una persona che è un vicecampione del mondo e che non te lo fa mai pesare. E girando tutta Italia, da Milano a Foggia, e tutti quelli che lo hanno conosciuto parlavano bene del calciatore e dell'uomo. Ho cercato di farmi dire qualcosa di negativo, ma nessuno, neanche la sorella, mi ha detto niente. Purtroppo è un bravo ragazzo, non c'è niente da dire. Addirittura Sacchi dice che come calciatore non aveva difetti. Sicuramente ci sono cicatrici che rimangono dopo una storia simile, ma Beppe ha ancora l'entusiasmo di un ragazzino. Vorrebbe tornare a calcare il campo, anche come allenatore delle giovanili. L'importante è che torni a fare quello che ha fatto da piccolino fino a dieci anni fa. È stato in standby. Ha sempre lottato per non andare in prescrizione, per non ottenere il patteggiamento, perché serviva l'assoluzione piena per mantenere il patentino di allenatore. Come sempre ha combattuto e continuerà a combattere, e cercherà di realizzare il suo progetto, quello di allenare. È concentrato su questo, ha girato pagina. Con il libro che ha scritto e con questo documentario sta cercando di dire: ci sono anch'io. Ha ancora quell'entusiasmo che non vedo neanche nei giovani giocatori che ormai prendono il calcio come un lavoro per prendere i soldi e basta.
Beppe Signori faceva gol da tutte le parti
Beppe Signori non aveva un fisico, ma aveva velocita e un gran tiro: era un giocatore unico.
Faceva gol da tutte le parti: gli davi due metri e lui, se aveva tempo di coordinarsi, almeno prendeva la porta. Ho messo una sessantina di gol nel film sui 188 che ha fatto in serie A, e sono tutti di grande caratura. Ogni tanto ne vediamo qualcuno così. Invece lui aveva un panorama pazzesco: aveva il gol di rapina, quello su punizione, i rigori, e nel documentario viene anche spiegato come si era specializzato in questa tecnica, le punizioni i rigori. Era uno di quei giocatori a cui non dovevi lasciare due metri, altrimenti ti puniva. Mi sono levato la soddisfazione di palleggiare con lui. C'è stato un momento in cui ha detto: adesso ti tiro un rigore alla velocita in cui si tira in serie A... Io quella palla l'ho vista quando è entrata dentro la rete, non l'ho neanche vista passare. Questo per dire la coordinazione che ancora ha. Lo dicono tutti gli allenatori, per primo Zoff, aveva questo tiro impressionante, era la sua caratteristica. La fisicità a quel punto non conta, perché se ti lasciano due metri, la metti in porta. E poi giocatori come Maradona e Messi sono più bassi di lui...
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Nel film si racconta anche il Foggia, e Zemanlandia, come il riscatto della provincia...
Girare a Foggia con Beppe è come girare a Napoli con Maradona, non puoi. Per la storia del Foggia è rimasto un'icona. Già a Bologna, dove abita, ha fatto il suo, ma è una piazza che qualche risultato lo ha avuto. A Foggia è stato proprio il momento in cui la squadra è stata conosciuta a livello calcistico, e lui è rimasto uno degli eroi di quella squadra. Franco Ordine ha descritto perfettamente quel Foggia, era una favola.
Se Signori avesse giocato quella finale stregata...
Nel film ha avuto la fortuna di parlare Signori stesso, e molti altri. Come ha scelto chi intervistare e chi l'ha sorpresa di più?
Mi serviano persone che avessero voglia di parlare. Con Beppe abbiamo fatto una lista, anche se alcuni non sono riuscito a raggiungerli. Mi sarebbe piaciuto intervistare Baggio per una cosa mia. Posso dirti di un Casiraghi che un'altra persona altrettanto umile, e poi dell'amicizia on Baiano, Rambaudi. E poi gli allenatori: a Zoff sono venute le lacrime agli occhi. Sacchi ha detto che non aveva difetti. Mi hanno sorpreso tutti, ma soprattutto perché c'era un voler bene alla persona.
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Ho sempre pensato che in quella finale dei Mondiali del 1994, in cui Baggio stava male, se Signori, che non giocò neanche un minuto, fosse stato in campo, forse la Storia sarebbe cambiata...
Intanto c'era un altro giocatore, che era stato espulso due partite prima, era disponibile e aveva il sangue agli occhi, che era Zola. Su Beppe sono d'accordo con lui: una finale va giocata anche se ti mattono a fare il terzino, ed è stato un po' lui che non ha voluto giocarla. Ha chiesto espressamente di essere utilizzato nello stesso ruolo di Roberto Baggio. Sacchi ha detto che non potevano giocare insieme perché erano troppo simili come movimenti e caratteristiche, e lui, che veniva dal fatto che era stato il capocannoniere della serie A, si rifiutava di giocare da un'altra parte, a centrocampo. Oggi dice che, tornando indietro, giocherebbe anche al posto di Pagliuca. Si è fatto un po' un autogol. Anche secondo me sarebbe stato meglio se avesse giocato Signori. Baggio avrebbe potuto giocare nel secondo tempo. O avrebbe potuto sostituire Baggio nei supplementari...