Fuochi d’artificio, "È sempre tempo di Resistenza": regista e interpreti commentano il finale

La miniserie in tre puntate in occasione del 80° anniversario della Liberazione d'Italia giunge al termine. La nostra intervista a regista e cast.

Susanna Nicchiarelli sul set di Fuochi d'artificio.

Dopo vari ritratti biografici (Nico, Miss Marx, Chiara), Susanna Nicchiarelli si cimenta con la prima serie tv da lei scritta (insieme a Marianna Cappi) e diretta per le celebrazioni degli 80 anni dalla Resistenza d'Italia sulla Rai: Fuochi d'artificio. Ancora una volta una storia vera romanzata, quindi, che in questo caso trae spunto dal libro omonimo di Andrea Bouchard e mette al centro i bambini, gli unici che non venivano perquisiti e che potevano passare inosservati dentro cunicoli e gallerie tra le Alpi piemontesi del 1944, partigiani contro nazisti.
Proprio da quei luoghi siamo partiti per commentare gli ultimi due episodi, in onda simbolicamente il 25 aprile, con la regista e gli interpreti adulti.

Fuochi d'artificio: arrivare al finale

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Regista e protagonista sul set

Susanna Nicchiarelli ha gestito la miniserie in tre serate come se fosse un film lungo quattro ore e mezza: "Ovviamente rimane il fatto che ad ogni fine puntata si cerca di lasciare la trama un po' in sospeso. Sicuramente ha aiutato avere il controllo totale - averla scritta e girata interamente - e la visione d'insieme. Le riprese sono state lunghe ma è stato anche divertente lavorare su queste tempistiche perché la crescita dei protagonisti è immensa. Gli eventi narrati sono moltissimi". Un romanzo di formazione ad episodi vero e proprio ai tempi della guerra che condiziona la nostra libertà oggi.

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Le location come memoria storica nella serie Rai

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Anna Losano in una scena

Girare in location che hanno memoria storica fa la differenza. Non sono solo personaggio protagonista ma possiedono un valore aggiunto, determinante per la risoluzione del conflitto dato che i partigiani conoscevano bene quelle terre anche se impervie. Ci racconta Francesco Centorame che interpreta uno di loro, Vittorio: "Ad avermi sorpreso e coinvolto è stato il materiale che ho recuperato prima, durante e dopo le riprese, quando si finiva di lavorare, leggendo di storie nei posti in cui sono accadute tante cose. È stato un impatto molto forte".

Continua: "Mi ha dato una marcia in più, anche per entrare meglio nel personaggio e nel racconto. Si trovano tantissimi documenti di chi l'ha vissuta in prima persona, però è la prima volta che viene raccontata dal punto di vista dei più giovani. Può diventare una chiave per avvicinare le nuove generazioni anche a questo tipo di Storia con la s maiuscola. "Anche ad una coscienza politica".

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Fuochi d'artificio. Anna Losano e Lorenzo Enrico in una scena della serie.

La regista ci dice a riguardo: "Riuscire ad arrivare in quei luoghi impervi per una troupe televisiva con tutta l'attrezzatura fa provare ciò che devono aver provato i partigiani all'epoca così come i tedeschi coi carri armati. Vivere la montagna in modo diverso dal solito, perché dovevamo girare in luoghi senza impianti sciistici essendo un serie d'epoca. Uno strano viaggio tra le Alpi che tuttora persistono. Anna Losano, che interpreta Marta, è di Pinerolo, viene da lì, è un'appassionata di musica e scampagnate, aveva svariati tratti che coincidevano con la protagonista del romanzo, non potevamo non scegliere lei".

Ci racconta Carla Signoris interprete della nonna di Marta e che ricorda i racconti dei propri familiari che hanno vissuto quel periodo: "Lassù c'erano mortai e partigiani, in città i fascisti. È successo tutto proprio lì tra quelle valli e cime. Quando la mattina si andava al trucco, guardando 50 ragazzi vestiti da SS, veniva istintivamente da deglutire. Piemonte, Liguria (dove vive l'attice, ndr), Emilia: tutti questi luoghi vivevano quella situazione".

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Il commento al finale: la guerra è finita!

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Una sequenza in tensione

C'è un happy ending storico alla fine di Fuochi d'artificio in cui il paese festeggia proprio con i fuochi del titolo e Marta trova il coraggio di confessare i propri sentimenti a Marco. La miniserie inizia e finisce con una sequenza in cui ad emergere sono i più giovani. Ci dice Nicchiarelli su questa scelta: "I ragazzi hanno un modo di vedere le cose molto più lucido, capiscono in maniera più immediata cosa è giusto e cosa è sbagliato. È interessante perché Marta lotta per la pace, perché questa è stata la Resistenza. Molti partigiani dicono che si lottava perché la guerra finisse".

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Oh partigiano...

Continua poi: "Festeggiamo gli 80 anni dalla Pace, non dalla Guerra. Nel penultimo episodio Marta dice al fratello più grande di 25 anni che è tra i combattenti 'Quando la guerra sarà finita non ci saranno più le armi'. Lui la butta sul ridere 'Solo fucili e canne da pesca', ma lei gli dice di essere seria e si offende per questo scherzo". Sta tutta qui la lettura del messaggio della serie tv.