Terza volta in concorso al Festival di Venezia per François Ozon, che al Lido aveva già portato nel 2004 CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa e nel 2010 l'applauditissima commedia Potiche - La bella statuina, senza però portare a casa alcun premio. E chissà che quest'anno non possa riscuotere maggior fortuna grazie al suo nuovo lavoro, Frantz, già accolto con notevole entusiasmo dalla critica in patria e molto apprezzato anche qui a Venezia. Ozon, del resto, si è rivelato un cineasta in costante crescita e oggi, alla soglia dei cinquant'anni, occupa il suo posto stabile fra i grandi autori del cinema europeo.
Ma a dispetto del grande successo di film come 8 donne e un mistero, Swimming Pool e Nella casa, per citare solo i titoli più famosi, Ozon non si è accontentato di ricalcare una formula già consolidata, preferendo avventurarsi invece in territori nuovi attraverso opere al confine fra i vari generi o capaci di rileggere i codici espressivi canonici. Come accade anche in Frantz, in cui un testo teatrale del 1930 di Maurice Rostand, già alla base di un film di Ernst Lubitsch, viene riadattato per realizzare un melodramma raffinatissimo, costruito con precisione geometrica ma che lascia trapalare un palpabile senso di emozione.
Dopo l'anteprima per la stampa di Frantz, dal 22 settembre nelle sale italiane distribuito da Academy Two, abbiamo incontrato François Ozon in compagnia dei due magnifici protagonisti della pellicola: Pierre Niney, talento in ascesa del cinema francese, vincitore due anni fa del premio César come miglior attore per il suo sensibile ritratto di Yves Saint-Laurent, e la giovanissima attrice tedesca Paula Beer. Ecco di seguito il resoconto della nostra conversazione a proposito del film.
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Segreti, menzogne e fantasmi
François Ozon, quale obiettivo voleva raggiungere alternando le sequenze in bianco e nero con quelle a colori?
François Ozon: Il bianco e nero è il colore della verità e del realismo, soprattutto per quel periodo storico: per noi la memoria è in bianco e nero, le immagini d'archivio sono in bianco e nero, come se la Prima Guerra Mondiale si fosse svolta in bianco e nero. Ho inserito però questi accenni di colore come un'iniezione di sangue nelle vene, per indicare la vita che riprende dopo un lutto; volevo però che tutto questo avesse un effetto sensoriale e non dogmatico.
Ha dichiarato di essersi accostato al soggetto in quanto attratto dal tema della menzogna: come mai la sua scelta è ricaduta proprio su questa pièce?
François Ozon: Il tema della menzogna e del segreto ricorre spesso nel mio cinema, ma qui mi interessava analizzarlo in un contesto drammatico: capire come noi affrontiamo i momento di sofferenza e quali metodi adattiamo, metodi che spesso passano attraverso la finzione, inducendoci a prendere dei percorsi anomali.
Frantz può essere considerata in qualche modo anche una storia di fantasmi, in quanto come altri suoi film, ad esempio Sotto la sabbia e Una nuova amica, è costruito attorno all'assenza di un personaggio: come ha sviluppato questo elemento?
François Ozon: È vero, la storia è costruita attorno a un personaggio assente, ed è costruita come un thriller sulla confusione dei sentimenti, in cui lo spettatore cerca di capire i sentimenti di Anna per Adrien, di Adrien per Anna, di Adrien per Frantz e così via. La figura di Frantz è assente, ma io ho scelto comunque di rappresentarla fisicamente in alcune scene del film.
Qual è il suo punto di vista sul personaggio di Anna, la quale rappresenta il punto di vista privilegiato sul film?
François Ozon: Frantz è anche la storia di un'emancipazione femminile: all'inizio della storia Anna sembra quasi sognare il Principe Azzurro, che si manifesta sottoforma di questo affascinante ragazzo francese che bussa alla sua porta. Lei viene spinta letteralmente verso Adrien, poi però si reca a Parigi e vedrà la realtà da un altro punto di vista, intraprendendo un percorso di crescita e di formazione. Per me era importante che Anna si rivelasse come una giovane donna emancipata e non restasse ancorata all'idea del Principe Azzurro.
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I modelli di riferimento
Lei ha dichiarato di essersi ispirato in parte a Il nastro bianco di Michael Haneke: in che modo e quali sono state le sue altre fonti di ispirazione?
François Ozon: Haneke è profondamente austriaco e io sono profondamente francese; ciò che mi interessava prendere da Il nastro bianco era però l'accuratezza nella descrizione della Germania e dell'epoca e anche una certa austerità, la freddezza dei comportamenti. Ho consigliato agli attori di vedere anche Splendore nell'erba di Elia Kazan, ed effettivamente il mio cinema è a metà strada fra Splendore nell'erba e Il nastro bianco.
In un dialogo fra Anna e Adrien mi è venuta in mente una scena di Hiroshima mon amour, in cui si afferma la necessità di non dimenticare: scrivendo il suo film ha pensato a questo tema, ovvero la paura dei personaggi di perdere la memoria e i sentimenti del passato?
François Ozon: Da questo punto di vista in effetti si viene a creare una discrepanza fra il percorso di Anna e quello di Adrien, per i quali l'elaborazione del lutto assume direzioni diverse: Anna si rende conto che Adrien è ancora devastato dalla propria sofferenza, e quindi i loro percorsi assumeranno velocità diverse. Non ho pensato in particolare a Hiroshima mon amour, però anche quel film parla della gestione dei sentimenti in un clima di conflitto, come per i miei due personaggi.
Uno sguardo al presente
Pur essendo ambientato nel primo dopoguerra, Frantz parla del significato di sentirsi stranieri in terra straniera e della solidarietà fra individui di nazionalità diverse: ha voluto inserire dei riferimenti al presente?
François Ozon: Quando ho proposto questo progetto, i produttori erano scettici all'idea di realizzare un altro film sulla Prima Guerra Mondiale; io però ho spiegato loro che Frantz parla dell'oggi. Ci sono molti parallelismi fra la realtà storica del film e quella che stiamo vivendo ora in Europa, con l'insorgere dei nazionalismi, con alcuni politici che invocano il ripristino delle frontiere e con accesi dibattiti sull'identità nazionale, soprattutto da noi in Francia; la sensazione purtroppo è davvero quella che stiamo compiendo un passo indietro. Secondo me il film apre una prospettiva di riflessione mettendo a confronto il passato e il presente, in quanto il passato tende a ripetersi. Frantz non è propriamente un film politico, ma spero comunque che induca lo spettatore a riflettere sui corsi e ricorsi della storia.
La parola ai protagonisti
Come siete stati introdotti da François Ozon ai personaggi che avreste interpretato sullo schermo?
Paula Beer: Al momento del primo casting non mi era ancora stato consegnato il copione: è stato François a parlarmi del personaggio di Anna, del suo conflitto e della sua perdita. Poi abbiamo fatto un secondo casting anche con Pierre e in quell'occasione abbiamo approfondito il messaggio della storia e il senso dei personaggi; inoltre mi ha chiesto la mia visione di Anna e degli altri personaggi. Quindi si è trattato di un lavoro creativo che mi ha coinvolta nella costruzione della figura di Anna: ho sentito che François ha riposto molta fiducia in me e quindi durante le riprese mi sono sentita estremamente libera.
Pierre Niney: François mi ha parlato di Adrien come di un personaggio fragile e tormentato; mentre me ne parlava mi sono venute in mente le figure dipinte in alcuni quadri di Egon Schiele, le cui opere sembrano quasi esprimere le 'ferite' di quel periodo. Inoltre ho apprezzato la prospettiva di intraprendere due nuove sfide: recitare in tedesco e imparare a suonare il violino. Infine, mi intrigava l'idea di Adrien come del narratore della storia.
Come vi siete approcciati ai temi del conflitto e del senso di colpa, al cuore del racconto?
Pierre Niney: Il senso di colpa all'inizio del film caratterizza soprattutto Adrien, il quale tenta di esorcizzare tale sentimento tentando di trasferirlo addosso ad Anna. Fra l'altro, il senso di colpa gli rende impossibile poter essere felice, in quanto crede di non meritare la felicità; tale presupposto crea anche la discrepanza fra ciò che accade nel racconto e quello che provano invece i personaggi. Fra Anna e Adrien si sviluppa una carica erotica, man mano che i due si scoprono a vicenda, e già mentre leggevo il copione avvertivo il tema della bugia: il pubblico tende a dare fiducia alle immagini, ma il regista porta gli spettatori a scoprire la differente realtà celata dietro le immagini, e il modo in cui esse manipolano la nostra percezione.
Paula Beer: È vero, il senso di colpa è il tema centrale del film. Anna ha perso l'uomo che amava; ora vuole essere di nuovo libera e tornare a provare emozioni, ma dall'altro lato è ancora legata al ricordo di Frantz, quindi ha difficoltà a gestire i propri sentimenti nel momento in cui qualcun altro riesce a toccarle il cuore. Penso che questo tema si ricolleghi al problema delle bugie e dell'onestà, e il film offre diversi possibili percorsi rispetto a cosa potrebbe fare Anna in base a ciò che conosce davvero.