For No Good Reason: Charlie Paul porta paura e delirio a Bologna

Il documentarista inglese presenta al Biografilm Festival il film dedicato a Ralph Steadman, famoso vignettista britannico dal cui lavoro Terry Gilliam ha tratto ispirazione per il suo Paura e Delirio a Las Vegas.

"Ho imparato a disegnare perché volevo provare a cambiare il mondo". Con queste semplici parole l'artista Ralph Steadman ha riassunto il senso di un tocco personale considerato, ancor oggi, tra i più innovativi e rivoluzionari del panorama britannico ed non solo. Così, attraverso il documentario For No Good Reason, già presentato al London Film Festival, il regista Charlie Paul ricostruisce un percorso lungo più di trent'anni per riportare sullo schermo lo spirito anarchico e completamente libero che ha caratterizzato gli anni più intensi vissuti da Steadman come artista e come uomo. Conosciuto soprattutto per le caricature a sfondo politico apparse su magazine come Rolling Stone, The New York Times e Daily Telegraph, il vignettista inglese ha condiviso gran parte della sua carriera con il giornalista americano Hunter S. Thompson. In modo particolare la loro collaborazione ha portato alla realizzazione e al successo del romanzo Paura e disgusto a Las Vegas, da cui nel 1998 il regista Terry Gilliam ha realizzato il film Paura e Delirio a Las Vegas con Johnny Depp e Benicio Del Toro.

For No Good Reason ricostruisce con particolare attenzione il processo creativo di un artista. Quanto tempo ha richiesto un progetto così meticoloso?
Charlie Paul: La realizzazione del documentario ha richiesto un lungo lavoro durato ben quindici anni. Durante questo periodo ho progettato l'intera struttura con Steadman, introducendomi ogni singolo giorno nel suo studio e posizionando una telecamera sopra il tavolo da lavoro. In questo modo volevo catturare il processo creativo in ogni singola fase, dalla macchia di colore che sembra gettare casualmente sul foglio fino alla scoperta delle forme e dei significati che nasconde. Insomma, è stata un'esperienza incredibile.

A fare simbolicamente da guida nel mondo di Steadman è l'attore Johnny Depp. Come è stato coinvolto nel progetto? Charlie Paul: In modo del tutto naturale. In primo luogo perché è un grande fan del lavoro di Steadman, conosciuto personalmente grazie a Terry Gilliam. Inoltre non dimentichiamo anche il legame con il film Paura e Delirio a Las Vegas, tratto dal romanzo di Thompson che Steadman ha illustrato. Non possiamo negare, inoltre, che avere il volto di Johnny, così riconoscibile dal pubblico, aiuta a dirigere l'attenzione anche sul tema centrale del documentario, ossia il lavoro e lo spirito creativo di un'artista.

Nel documentario viene dedicato largo spazio al rapporto personale e lavorativo di Thompson/Steadman. Che tipo di relazione esisteva tra i due? Charlie Paul: Erano dei rivali, senza ombra di dubbio. In modo particolare Hunter guardava Ralph con una sorta di sospetto. Nel profondo era consapevole che gran parte del successo ottenuto dal suo romanzo si doveva ai disegni innovativi e rivoluzionari del compagno di lavoro. Allo stesso tempo, però, nonostante le loro differenze caratteriali, i due erano molto legati. Dei fratelli che, nonostante la natura tranquilla e non competitiva di Ralph, si sono sfidati tutta la vita. Quando Hunter ha deciso di togliersi la vita, per Ralph è stato un grande colpo. Ad esempio, abbiamo una lunga sezione in cui parla di questo con grande tristezza. Da parte mia, però, sono stato molto attento a non indulgere troppo in queste atmosfere.

Seguire costantemente lo spunto creativo di un artista non è cosa facile. Come avete organizzato le riprese? Charlie Paul: Effettivamente non è stato semplice. Abbiamo avuto dei momenti interessanti ed altri che abbiamo dovuto buttare completamente. In questo senso il film si è mosso più o meno con lo stesso andamento tenuto dal lavoro di Steadman. Funziona tutto più o meno così; ogni giorno lui va nel suo studio e si mette davanti ad un foglio. A quel punto getta una chiazza di colore aspettando che qualche cosa si manifesti, oppure no. La vera avventura è che non sai mai dove andrà a finire questo processo. E questa è stata una delle caratteristiche che ho amato di più. La mia intenzione era proprio di mostrare al pubblico quanto Imprevedibile fosse la vita di un artista.

Nel suo documentario un elemento importante è la musica che accompagna la produzione di Steadman nel corso degli anni. Come avete lavorato su questo elemento? Charlie Paul: La tentazione era di usare la musica originale di ogni decennio raccontato. Alla fine, però, ho deciso di reinventare il tutto mettendo, ad esempio, della tecno nella parte dedicata a Leonardo. Nella sua continua ricerca espressiva Steadman cerca di mediare qualsiasi forma d'arte ed io ho cercato di fare la stessa cosa con il materiale musicale. Spero che anche in questo modo il film esprima la sua follia creativa.

Nella realizzazione del documentario si è sentito sempre libero di esprimere la sua visione?
Charlie Paul: Assolutamente. Steadman non è minimamente interessato alla sua personalità, ne all'importanza che potrebbe avere un documentario su di lui. In realtà si è molto divertito durante tutto il processo creativo, disegnando per noi e raccontando parte delle sue avventure. L'elemento più incredibile di quest'uomo è ancora l'entusiasmo che ha nei confronti della sua arte e l'esigenza di esprimerla ogni singolo giorno, senza alcuna interruzione e con il cuore. Da questo si comprende come ció che fa sia profondamente parte di se.

Quale futuro avrà For No Good Reason? Charlie Paul: In realtà non lo sappiamo ancora. In autunno il film verrà visto anche a Los Angeles e a quel punto staremo ad aspettare. Si sa che quando gli americani prendono in mano un progetto può succedere sempre di tutto.