Following: il primo “gioco di prestigio” di Christopher Nolan

Following, opera d'esordio di Christopher Nolan del 1998, è un neo-noir che già metteva in luce temi e ossessioni ricorrenti della futura filmografia del regista britannico.

Following: il primo “gioco di prestigio” di Christopher Nolan

Osservi il comportamento di qualcuno e subito vieni assalito da migliaia di domande. Io... io cercavo la risposta a quelle domande; volevo rispondere a quelle domande. Io seguivo le persone per trovare la risposta a quelle domande.

Per quanto modernissimo, talvolta addirittura all'avanguardia, per certe scelte di messa in scena e per il modo di esplorare appieno le potenzialità dei mezzi tecnici a disposizione, per molti aspetti il cinema di Christopher Nolan resta saldamente ancorato al passato; ad una 'classicità' che, pur senza adagiarsi sulla citazione o sull'omaggio, si riflette spesso nell'approccio drammaturgico adottato dal regista e sceneggiatore inglese. A partire ad esempio dal noir: uno dei generi distintivi e più strettamente codificati del cinema degli anni Quaranta e Cinquanta, i cui tratti, sebbene rivisitati, riemergono più volte nelle opere di Nolan. È il caso emblematico della sua pellicola di debutto, Following, realizzata nel 1998 con un budget di appena seimila sterline: un film imbevuto delle influenze del noir e da cui già emergevano diversi elementi-chiave della futura produzione del regista.

Il piccolo, grande esordio di Christopher Nolan

Nolan
Un primo piano di Christopher Nolan

Girato in pochi giorni in 16 mm e proiettato a vari festival, per poi approdare nelle sale britanniche soltanto nel novembre 1999, Following costituisce il primo, semi-invisibile capitolo nella carriera di quello che, da lì a breve, si sarebbe imposto come uno dei cineasti più amati del nuovo millennio. Nel 2000 sarebbe stata la volta di Memento, con il suo statuto di cult pressoché immediato e la candidatura all'Oscar per lo script di Nolan; nel 2005, con Batman Begins, avrebbe avuto inizio la trilogia del cavaliere oscuro, nonché la consacrazione di Nolan quale regista specializzato nei cosiddetti "blockbuster d'autore"; e da lì in poi una serie di film di grande o enorme successo, l'ultimo dei quali, il dramma storico Oppenheimer, è stato accolto dalla critica come un capolavoro. Eppure tutto è partito da Following, una sorta di mediometraggio capace di mostrare, in soli settanta minuti, i primi segnali di un immenso talento.

Following
Una scena di Following

Ma rivedere Following a un quarto di secolo di distanza, e alla luce della ricchissima produzione successiva di Christopher Nolan, significa inevitabilmente rintracciare temi e ingredienti alla base della filmografia nolaniana. A partire dalla sua caratteristica primaria, mutuata proprio dal noir classico hollywoodiano: il montaggio come strumento compositivo di una narrazione in cui i piani temporali si intrecciano, si sovrappongono e si confondono, anche seguendo i percorsi della coscienza dei personaggi. A illustrare la trama di Following è infatti la voce del protagonista Bill (Jeremy Theobald), nel corso di quello che scopriremo poi essere un interrogatorio della polizia; pertanto, la disavventura di questo aspirante scrittore in crisi creativa e coinvolto in un oscuro intrigo ci viene presentata mediante una catena di flashback, che tuttavia non seguono un andamento lineare ma tendono a saltare avanti e indietro nel passato del giovane.

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Puzzle narrativi a tinte noir

Following
Following: un'immagine di Jeremy Theobald

La fascinazione per il tempo come struttura per l'appunto non lineare, bensì in grado di assumere una forma labirintica, corrisponde a un tòpos del noir elevato all'ennesima potenza: le analessi e la voce narrante evocano quel senso di tragica ineluttabilità tipico del genere (due casi su tutti, i capolavori 'neri' di Billy Wilder, La fiamma del peccato e Viale del tramonto). Ma già a ventisette anni, l'esordiente Nolan non si limita ad impiegare la tecnica del flashback, bensì costruisce un puzzle narrativo fatto di tasselli che non sempre combaciano con quelli adiacenti; pertanto sta allo spettatore, chiamato a partecipare attivamente alla visione, il compito di individuare i nessi fra i vari segmenti, riordinandoli al fine di delineare il quadro complessivo degli eventi. È un espediente ripreso magistralmente da Nolan due anni più tardi in Memento, con una storia 'a ritroso' imperniata sull'amnesia/ignoranza del protagonista (a differenza di Following, con il suo narratore semi-onnisciente).

Jeremy Theobald Following
Following: un'immagine di Jeremy Theobald

Se tanto Following quanto Memento rientrano appieno nella categoria del neo-noir, la destrutturazione temporale dell'intreccio sarà applicata in seguito da Nolan anche a film di altri generi: The Prestige, che in fondo può essere considerato un noir sui generis e dai contorni fantastici, il kolossal bellico Dunkirk e due opere di fantascienza quali Interstellar e Tenet, in cui è proprio il concetto di tempo a fungere da nucleo del racconto. Ancora ai codici del noir sono riconducibili invece l'ossessione voyeuristica di Bill, che trascorre le proprie giornate seguendo degli sconosciuti per tentare di rispondere alle domande sulle loro vite, e l'utilizzo dell'inganno al fine di soggiogare un partner divenuto un avversario: è quanto accade al rapporto fra Bill e il misterioso Cobb (Alex Haw), ladro d'appartamenti che farà di lui il proprio complice, facendo leva sulla sudditanza psicologica avvertita da Bill, fino alla rivelazione dell'epilogo.

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Da Following a The Prestige: la poetica dell'inganno

Following Film
Following: Jeremy Theobald e Alex Haw

Following non resterà l'unico film di Nolan fondato sul dualismo fra personaggi speculari (i 'maghi' di The Prestige) o complementari (detective e killer in Insomnia, Batman e Joker ne Il cavaliere oscuro), impegnati in un confronto logorante e dagli esiti distruttivi; né l'unico suo film in cui l'inganno assume un ruolo preponderante all'interno della vicenda, stimolando di riflesso l'intuito del pubblico. Memento e The Prestige, in particolare, potrebbero essere accostati a Following in un'ideale trilogia: in tutti e tre i casi, ci troviamo di fronte a storie con sfumature noir e thriller elaborate alla stregua di un "gioco di prestigio", volto cioè a mettere in crisi le certezze dello spettatore dopo averlo portato a identificarsi con la prospettiva del protagonista. Se in Following il meccanismo è più scoperto, anche per la maggiore semplicità dell'opera, twist e ribaltamenti narrativi si faranno ben più raffinati ed 'estremi' nei titoli successivi.

The Prestige
The Prestige: Christian Bale e Hugh Jackman

Ma da tale ottica, Following già offre, a suo modo, una prima riflessione sul linguaggio cinematografico e su come esso possa essere usato per ridefinire costantemente la relazione fra l'opera e il suo pubblico: dai nostri diversi gradi di consapevolezza, spesso disattesi oppure oggetto di capovolgimenti più o meno improvvisi, alla distorsione delle coordinate temporali della trama, con piani narrativi distinti dal punto di vista del tempo o, nel caso di Inception, perfino nelle intersezioni fra realtà, sogno e inconscio. E nel cinema di Nolan, comprendere tali dinamiche - e imparare a dominarle - funge da linea di demarcazione, per i personaggi, tra la sopravvivenza e la sconfitta; per noialtri, invece, è una sfida continua a 'entrare' nei suoi film, lasciandocene irretire proprio nella misura in cui riescono a sorprenderci e metterci alla prova.