Recensione El impenetrable (2012)

Quello di El impenetrable è un viaggio affascinante, diretto con chiarezza e trasporto, in modo da spiegare la situazione allo spettatore e coinvolgerlo nella bizzarra disavventura legale del protagonista.

Far West contemporaneo

Un festival internazionale come quello di Venezia ospita ospita opere di varia natura, da quelle senza pretese come Shark ad altre dal potente impianto artistico come The Master. Nel mezzo un mondo di commedie, drammi, ma anche documentari, tra i quali figurano anche piccole opere particolari come El impenetrable di Daniele Incalcaterra e Fausta Quattrini, film che raccontano una storia personale, che seguono un frammento di vita vissuta sapendole tratteggiare con cura e il giusto garbo.
Presentato fuori concorso alla kermesse italiana, il documentario racconta proprio le vicissitudini vissute da Incalcaterra in relazione all'eredità ricevuta dal padre: 5000 ettari di foresta vergine in Paraguay, paese in cui il genitore lavorare come ambasciatore.

Attenendosi alla politica locale che obbligava ad attribuire la terra a chi la potesse lavorare direttamente, l'uomo aveva intestato la proprietà ai due figli ed El impenetrable è il resoconto del viaggio di Daniele in Paraguay per occuparsene, con l'intenzione di renderla una riserva, in modo da restituirla al suo popolo originario, quello dei Guarnì.
Un'intenzione nobile che si è scontrata con la complessità della burocrazia locale, ma anche la corruzione e gli imbrogli: tra situazioni irritanti e surreali, Incalcaterra scopre presto che un altro individuo è proprietario del titolo della sua stessa terra, ed ulteriori indagini gli fanno capire che il fenomeno è molto più diffuso di quanto immaginasse, tanto che per una superficio nazionale di 400.000 km2, il totale di terre assegnate arriva a 528mila.
Incalcaterra deve letteralmente riconquistare la sua terra con le armi dei nostri giorni, avvalendosi di legali e burocrati, temendo il fallimento e trovando solo in un secondo momento la soluzione giusta al suo problema.
Quello di El impenetrable (il nome dato dai locali a quel tratto di foresta vergine) è un viaggio affascinante, diretto con chiarezza e trasporto, in modo da spiegare la situazione allo spettatore e coinvolgerlo nella bizzarra disavventura legale del protagonista. Un racconto paradossale costruito con linearità che riesce a trovare anche lo spazio per immagini suggestive della natura che domina il luogo e per momenti di delicata intimità del protagonista.

Movieplayer.it

3.0/5