Recensione La regola del sospetto (2003)

La regola del sospetto è una buona spy story, ambientata nel mondo della CIA e incentrata, fortunatamente, più sull'esistenza della verità in una realtà di inganno e di sospetto, che su avveniristici gadgets tecnologici.

Esiste la verità?

James Clayton (un ottimo Colin Farrell) è un giovane brillante, atletico e con un sicuro futuro di fronte a sè. Ma è anche ossessionato dal ricordo del padre e della sua misteriosa morte. E quando i mezzi per scoprire la verità gli vengono offerti su un piatto d'argento, non riesce a dire di no e si ritrova così catapultato nel mondo dello spionaggio e all'interno del segreto più grande degli Stati Uniti, la CIA.
La regola del sospetto è una spy story a tutti gli effetti, con annessi e connessi del genere; dagli allenamenti fisici distruttivi, ai test della verità, alle cimici ultratecnologiche.
Ma fortunatamente non è solo questo, o meglio questo è solo il contorno. Perchè il punto focale di questo film è un altro; la verità, la ricerca della verità, la sicurezza di quello che sappiamo.....e tutto viene messo continuamente in discussione. Perchè James scopre ben presto che tutto è solo un test, che ogni cosa può essere distorta per raggiungere un fine nascosto, che il confine fra bene e male è labile e che le persone non si conoscono mai del tutto.

Lui stesso non sa più a cosa attaccarsi e comincia a prendere pochi indizi come verità assolute: bastano pochi accenni sibillini concordanti con i propri dubbi a stabilire una certezza. Ma per ognuna di queste nasce anche un nuovo sospetto; James sa che manipolare la realtà per la CIA e per il mondo che gli ruota intorno è un gioco da ragazzi. Così, anche se lui è fondamentalmente un buono, desideroso di vedere il mondo come un insieme di persone oneste e sincere, impara presto che non può fidarsi di nessuno, nè della misteriosa compagna di corso di cui si innamora (Bridget Moynaham), nè dello sfuggente reclutatore, un viscido e luciferino Al Pacino.
E forse si ritroverà anche a dubitare di sè stesso, perchè lui "è nato per fare questo lavoro", è lui stesso destinato ad essere un manovratore di persone e accadimenti, chiamato ad esserlo anche contro la sua coscienza.

La trama forse non è delle più originali e in qualche punto poco comprensibile, come a voler confondere lo stesso spettatore su cosa stia "realmente" succedendo, ma comunque è servita da una buona regia, che preferisce affidarsi agli ottimi attori piuttosto che concentrarsi sugli effetti speciali e sugli stereotipi futuristici che il thriller spionistico spesso presenta. La regola del sospetto infatti è un film che combina in modo bilanciato azione e psicologia dei personaggi, il tutto accompagnato da un efficace colonna sonora.
Forse non sarà il capolavoro del secolo, ma ci sono comunque modi più noiosi per passare due ore.