Ennio Morricone oggi compie 90 anni, 60 dei quali trascorsi a scrivere musiche per il cinema. Se pensi a una colonna sonora cult, ti viene in mente una delle sue. Le musiche per Sergio Leone, l'invenzione sonora dell'ululato del coyote ne Il buono, il brutto e il cattivo, il coro "Sean Sean": il colore degli anni '60 è anche quello delle sue musiche per i western di Sergio Leone. E poi tutto il resto: le collaborazioni con Pasolini, con Montaldo, Bellocchio, Bolognini, Bertolucci, con i Taviani, con Lizzani. L'approdo al cinema internazionale, con Leone in uno dei migliori film della storia del cinema, C'era una volta in America, con Joffé in Mission, con Gli intoccabili di Brian De Palma. Le innumerevoli collaborazioni con Giuseppe Tornatore - da Nuovo cinema Paradiso fino al recente La corrispondenza. Un'enormità.
In tutto - viene da dire: per ora - sono più di cinquecento composizioni. Milioni di note strappate al silenzio. E sono due Oscar vinti: uno alla carriera, e un altro, alla sesta nomination, finalmente vinto per le musiche di The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Dieci David di Donatello, dieci Nastri d'argento, sei Bafta, gli Oscar britannici. Dal febbraio 2016 ha la sua stella sulla Walk of Fame a Hollywood, è la numero 2574. Da una stella virtuale, a un asteroide vero: è quello che volteggia fra Marte e Giove, un corpo celeste che è stato chiamato Morricone. Fra i milioni di fan in tutto il mondo, anche un insospettabile: The Edge, il chitarrista degli U2.
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Domani sera, Fabio Fazio lo ospita a Che tempo che fa, alle 20.35 su Raiuno, insieme a Giuseppe Tornatore. Noi lo abbiamo raggiunto al telefono di mattina presto: Morricone si sveglia prima dell'alba e alle otto ha già letto tutti i giornali.
90 anni, tanti concerti in agenda e un pranzo con la moglie
Maestro, come festeggerà?
"In modo molto normale, un pranzo fuori con mia moglie. Ho già ricevuto un po' di telefonate che mi hanno commosso, ma non ho tanto tempo per i festeggiamenti: il 23 novembre ho un concerto piuttosto impegnativo a Parigi. Il giorno dopo sarò a Bruxelles, il 26 novembre a Londra. E poi dovrò suonare a Cracovia, Berlino, Budapest, Praga, Stoccolma...".
Come riesce a tenere questo ritmo?
"Non lo so. Spero solo che Dio mi conceda un po' di salute".
A proposito di Dio. La fede ha un ruolo nella sua vita?
"Sì. Con qualche dubbio, ma la fede e la spiritualità sono state importanti nella mia vita. Anche il rapporto della mia musica con la spiritualità è naturale. In alcune occasioni l'incontro è stato più ravvicinato. Come quando mi è stato chiesto di scrivere una Messa per papa Francesco. È una cosa che mi ha fatto molto piacere".
Di questi novanta anni, ne ha passati sessantadue sposato con sua moglie Maria. È questo uno dei segreti della sua serenità?
"Di sicuro è il fattore più importante della mia vita. E se ho un rammarico, è di non avere trascorso con mia moglie parte di quel tempo che ho trascorso con orchestre e registi".
Si pensa ai musicisti come agli artisti più vicini alla "ispirazione", alla intuizione quasi sovrannaturale.
"Non c'è niente di sovrannaturale. L'ispirazione non esiste. La creazione artistica è una questione di disciplina, rigore, ordine. Costruzione. Può esserci una prima idea, un nucleo. Ma il resto del lavoro, il vero lavoro, è quello di costruzione".
Si considera un artigiano, in questo senso?
"Assolutamente sì".
Morricone e Tornatore, un sodalizio speciale
Quali sono, viste oggi, le tappe fondamentali della sua carriera?
"Tutto è stato fondamentale. Sono stati fondamentali i rapporti con i registi. Con Sergio Leone, mio amico e compagno di scuola alle elementari. Ma anche i rapporti con Montaldo, Petri, Bolognini, Bertolucci, con Terrence Malick, con Giuseppe Tornatore".
Quello con Tornatore è un rapporto speciale, mi sembra di capire.
"Tornatore è un amico, una persona con un immenso rispetto per il lavoro degli altri. Ha scritto adesso un libro-intervista che mi sembra molto attento e scrupoloso. Ma sono decine di anni che abbiamo un rapporto ispirato alla fiducia reciproca".
Morricone e gli altri: i grandi compositori e i colleghi
Il musicista che è stato più importante per lei chi è?
"Non ce n'è uno solo. Da Pierluigi da Palestrina a Claudio Monteverdi, che ritengo molto importanti, si arriva a JohannSebastian Bach, forse il compositore che mi ha influenzato di più; ma metterei anche Igor Stravinsly".
Non ci sono, in questa lista, gli autori ai quali si pensa per primi, Mozart o i grandi romantici.
"No. Non sono stato molto influenzato da Mozart, e neppure da Beethoven, Schubert, Mendelssohn. I temi romantici non mi piacciono molto: se ne scrivo uno, c'è sempre un altro tema, nascosto, che lotta contro questo romanticismo".
Fra i suoi colleghi, i compositori di musica da film, chi sente più vicino?
"Nicola Piovani, e anche Dario Marianelli e Franco Piersanti".
Il suo rapporto con Tarantino
Ma come nascono le idee musicali in lei? Porta un registratore con sé?
"Ma no. Organizzo tutto nella testa. Poi scrivo. Un musicista vero non ha bisogno di registratori, né di uno strumento per comporre. Non si va mica a cercare le note sulla tastiera".
C'è, in lei, oggi, nascosto da qualche parte, un fanciullo, un bambino? (La telefonata, in quel momento, è disturbata. Così lui capisce Tarantino)
"No, con Tarantino c'è stato un buon rapporto. All'inizio lui mi aveva cercato per Bastardi senza gloria, ma c'era troppo poco tempo per organizzare una colonna sonora. Siamo riusciti a lavorare per The Hateful Eight, e con reciproca soddisfazione...".
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No, dicevo, c'è in lei oggi qualcosa di bambino?
"No, questo direi di no".
Così imparo a fare domande stupide.