Il caso Emilia Pérez e la cancel culture nel 2025

L'affaire che ha coinvolto Karla Sofia Gascon è utile per analizzare le derive della cancel culture e discutere delle sue contraddizioni, oggi sempre più estreme e controproducenti rispetto all'ideologia originale.

Karla Sofia Gascon a Canne.

Ormai, quasi quotidianamente, ci ritroviamo a discutere di parentesi derivate della cosiddetta cancel culture. Un termine coniato con l'accezione moderna nel 2017, quando comparve nel Black Twitter (una comunità afroamericana nel social ora X), come emanazione diretta del movimento Me Too, ma collegato a filo doppio all'ideologia woke. Un fenomeno nato negli States e che negli States del 2025 si sta scontrando con un momento di grande crisi a causa di una percezione sempre più generalizzata di un estremismo per tanti inaccettabile che lo riguarda, frutto di un intransigente puritanesimo.

Emilia Perez Karla Sofia Gascon
Karla Sofia Gascon, star di Emilia Pérez.

Uno dei maggior bacini dove si possono analizzare le mutazioni della cancel culture è quello dell'ambiente hollywoodiano. Un sistema che fa del buonpensiero il suo mantra, avendo come prima preoccupazione quello di apparire a qualsiasi costo come un faro morale. L'ultimo caso che sta facendo discutere trova infatti casa di nuovo nell'industry del cinema di Tinseltown, all'interno di quel vortice chiamato campagna per gli Oscar, tra le cui vittime illustri ora bisognerà aggiungere Karla Sofia Gascon, star fino a poco fa super quotata dell'ancora in parte super quotato Emilia Pérez.

Si tratta però di un caso diverso rispetto a quelli precedenti, perché riguarda una pellicola non comune, un'attrice che fa parte di una comunità ormai pubblicamente sotto assedio dopo l'inizio del Trump 2.0 e causata forse da uno studios rivale solamente per rinforzare la candidatura di una sua creatura, che basa le sue chances per la vittoria, paradossalmente, proprio sul suo essere un film di denuncia contro le repressioni della libertà. Un calderone incredibilmente contradditorio che rischia di far scricchiolare la credibilità di un fenomeno e di un movimento come mai prima d'ora.

Cancel Culture: un po' di Storia

Emilia Perez Golden Globe
Il cast artistico di Emilia Pérez.

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di fare un po' di Storia (disclaimer: si farà irrimediabilmente con dei limiti, vi rimandiamo quindi ad approfondimenti ulteriori, anche perché serve sentire più voci per ricostruire in modo almeno sufficiente un argomento tanto complesso). La cancel culture è un fenomeno che si andato affermandosi come una trasformazione della woke culture, attiva negli Stati Uniti fin dagli anni '60 e avente lo scopo di combattere per l'uguaglianza dei diritti, a prescindere da qualsivoglia differenza. Il "wokismo" deriva infatti da "Stay Woke", ovvero "stare allerta, stare svegli". Essa inizialmente non prevedeva un'idea di cancellazione, quanto un'idea di responsabilità (la cosiddetta accountability culture) nell'uso e la scelta delle terminologie.

La cancel culture è quindi più recente e si collega ad un'idea di deformazione del politically correct tale da arrivare addirittura ad operare per molti come una vera e propria forma di censura. In sé, essa costituisce un fenomeno rivoluzionario, dato che, al contrario della manipolazione della comunicazione o di una forma di damnatio memoriae, non è imposta dall'alto, ma dal basso. Come se fosse una sorta di autodeterminazione in cui sono le persone ad indicare un modo corretto di comunicare, oltre a decidere le "sanzioni" in caso di errori.

Cancel culture nel sistema capitalista

All'interno di un sistema capitalista scosso dall'avvento dell'era digitale (nascita di internet, terza e quarta rivoluzione industriale) fenomeni importanti come il wokismo e la cancel culture sono stati assorbiti da un mondo globalizzato, altamente controllato ed economicizzato in cui il branding è divenuto un asset fondamentale, con le conseguenti trasformazioni del caso. Tra tutte, quella che ha ne ha fatto uno strumento di marketing dal peso specifico gigantesco, oltre che un codex linguistico da sfruttare per l'orientamento del linguaggio e quindi anche delle informazioni.

Emilia Perez Film
Una scena di Emilia Pérez.

Tra le derive più negative a cui l'assorbimento nel mondo moderno ha portato ce n'è una fondamentale che ha visto il fenomeno passare da un movimento in lotta per una sempre maggiore inclusione, basata su un investimento per un ampio confronto, ad un'ideologia radicale, che ha finito con il permettere una legittimizzazione dell'aggressività. Si tratta di temi molto scomodi da analizzare e di fenomeni incredibilmente complessi (di nuovo, vi rimandiamo al disclaimer di cui sopra), ma è fondamentale cercare di orientarsi all'interno di essi, visto il momento di grande confusione che si sta attraversando. E questo ci porta a Karla Sofia Gascon ed Emilia Perez.

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Cosa ci dice il caso Emilia Pérez

Emilia Perez Gascon
Karla Sofia Gascon in una sequenza di Emilia Pérez.

Tra i casi più eclatanti che hanno riguardato Hollywood e la cancel culture ci sono quelli di Kevin Spacey e di Woody Allen, ormai passati alla Storia con tutte le conseguenze e le discussioni che ne sono scaturite e di cui ancora vediamo gli effetti. Casi importanti, ma profondamente diversi dalla vicenda riguardante Karla Sofia Gascon ed Emilia Pérez, che ci dice senza dubbio qualcosa di nuovo.

L'attrice trans protagonista del film Netflix è stata allontanata e condannata da collaborati, colleghi vicini (molto vicini) e lontani e poi da un intero sistema per dei tweet islamofobi e razzisti (alcuni nei riguardi della politica di inclusione proprio degli Oscar, tra l'altro). Una rivelazione emersa con un tempismo sospetto per alcuni e per alcuni riconducibile alla Sony, produttrice del competitor Io sono ancora qui, pellicola che, ironia della sorte, punta tutto sul suo spirito anti-dittatoriale.

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Karla Sofia Gascon e Zoe Saldana in Emilia Pérez.

Ora, di nuovo, questo non è un articolo che vuole giudicare nel merito, quanto riflettere sull'evoluzione di un fenomeno. Emilia Pérez è una pellicola che ha tra le sue scelte produttive / artistiche diverse contraddizioni e forzature, che non permettono, gioco forza, di poter essere giudicata in un sistema bianco o nero. La liquidità è, d'altro canto, il leitmotiv del film e la sua efficacia sta proprio nell'essere esempio di una società globale in cui la contraddizione è la regola. La questione allora diventa se il caso riguardante Karla Sofia Gascon può rappresentare (non per il merito, ma per le modalità) un primo esempio della cancel culture usata come mero mezzo per demonizzare, riducendosi così ad uno strumento egoriferito e fuori dal contesto. Un meccanismo svuotato e in piena contraddizione con le idee primigenie da cui è scaturita, che invece miravano alla regolamentazione più attenta e giusta di una dimensione sociale.