Élite 6, la recensione: Una serie che potrebbe andare avanti all’infinito…

La recensione di Élite 6: la serie spagnola Netflix, in streaming dal 18 novembre, è il classico guilty pleasure, un prodotto che sappiamo non essere di qualità altissima, ma che si fa guardare con piacere.

Élite 6, la recensione: Una serie che potrebbe andare avanti all’infinito…

Una serie come Élite potenzialmente potrebbe andare avanti all'infinito. Lo hanno detto gli sceneggiatori, e la frase è rimbalzata immediatamente sui social media. Come dobbiamo leggere questa frase? Come una speranza o come una minaccia? I commenti degli utenti sotto a questa frase erano piuttosto eccitati, e parlavano di Élite come di una sorta di droga. Come vi abbiamo sempre detto, e lo ripetiamo nella recensione di Élite 6, la serie spagnola Netflix, in streaming dal 18 novembre, è il classico guilty pleasure, un prodotto che sappiamo non essere di qualità altissima, ma che si fa guardare con piacere. Quel piacere, però, man mano che le stagioni passano si sta sempre più affievolendo. Élite è diventata qualcosa di molto diverso da quello che era all'inizio, il gioco si è fatto piuttosto macchinoso, oltre che scoperto. Élite, poi, è una di quelle serie che fanno un ampio turnover nei personaggi, con uscite di scena e nuovi ingressi a ogni stagione. E questo rende più difficile affezionarsi a loro. Usciti di scena anche Samuel (Itzan Escamilla), il vero protagonista della serie, il Brandon Walsh di Élite, e Omar (Omar Ayuso), non è rimasto più nessuno dei protagonisti originali. E anche Élite non è più la stessa di prima.

Ari, Mencia e Patrick: strani amori

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Elite 6: una scena della nuova stagione della serie

Così capita che i veterani di Élite siano ormai quelli che erano entrati in scena nella stagione 4. I tre fratelli Ari (Carla Diaz), Mencia (Martina Cariddi) e Patrick (Manu Ríos), vivono ormai da soli, dopo che il padre, Benjamin, tirannico CEO di Las Encinas, è stato arrestato. I tre sembrano piuttosto disorientati. Ari è attratta allo stesso tempo da Nico (Ander Puig), un ragazzo che ha fatto la transizione da donna a uomo, e da Bilal, un cameriere che lavora nello nuovo locale di Isadora (Valentina Zenere). Lei è sempre più scissa in due: da un lato continua a portare avanti la sua immagine di dj e influencer, dall'altro, è tormentata dall'ansia, per cui prende droghe e medicine, e soprattutto dal terribile stupro che ha subito nella stagione precedente. Patrick sembra davvero legato a Iván (André Lamoglia), figlio del calciatore Cruz, che a sua volta in qualche modo brama ancora Patrick. Mencia lega con due ragazzi una coppia di influencer, Sara (Carmen Arrufat) e Raul (Alex Pastrana). Sembrerebbe iniziare con loro un ménage a trois. Ma la loro storia prenderà direzioni inaspettate. Entra in scena anche Rocìo (Ana Bokesa), una ragazza di origini africane.

Senza i vecchi personaggi viene a mancare la fidelizzazione

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Elite 6: una scena della sesta stagione

Oltre a Samuel e Omar, con questa nuova stagione abbiamo detto addio anche a Rebeka (Claudia Salas), Phillippe (Pol Granch) e Cayetana (Georgina Amoròs). E questo dopo che se n'erano andati già Carla (Ester Expósito), Lu (Danna Paola) e Nadia (Mina El Hammani), Gumzan (Miguel Bernardeau) e Ander (Arón Piper). Ne resterà soltanto uno? Quella di Élite è davvero una diaspora. La cosa influisce molto sull'appeal della serie. Nella serialità di oggi, di altissima qualità, contano soprattutto i personaggi. In primis per come sono scritti, in secondo luogo per gli attori che li interpretano. Le serie migliori oggi sono charachter driven, perché è proprio il formato seriale che, rispetto al cinema, permette di rimanere più tempo sui personaggi, che fa sì che le storie siano basate sui personaggi, sulla loro crescita, la loro evoluzione. Non è un caso che molte serie oggi siano romanzi di formazione, coming of age. Élite non lo è, molto spesso non c'è una crescita nei personaggi. Abbandonare continuamente i personaggi, e sempre quelli più amati e riusciti, fa calare l'attenzione rispetto alla serie, facendo venire a mancare così quell'aspetto di fidelizzazione che è la fonte del successo di una serie tv. E introdurre nuovi personaggi è sempre rischioso, perché possono essere meno riusciti e interessanti dei precedenti. Ed è proprio questo quello che accade con Élite. I personaggi ormai sono tipi, target, stereotipi, se non macchiette. Sono per lo più abbozzati e mai disegnati a tutto tondo.

Élite 5, la recensione: Il teen drama con delitto è sempre più una soap opera

Dal noir si scivola verso la soap opera

I personaggi sembrano insomma essere figurine, scacchi che vengono mossi sulla scacchiera della trama dai creatori più per creare mosse ad effetto che per vivere di vita propria E a questo aspetto è legata anche la struttura narrativa di Élite. Se all'inizio ci era piaciuta per quella sua natura di teen drama con delitto, alla Riverdale, uno schema poi seguito sempre più da altri prodotti, ora la formula è cambiata parecchio. C'è un mistero che ci terrà in tensione per tutta la stagione, quello di uno dei ragazzi che viene investito da una macchina. Ma, a differenza delle prime stagioni, ai narratori sembra davvero importare poco del delitto. Sembrano invece più interessati alle relazioni, sentimentali ma soprattutto sessuali tra i protagonisti, e in questo modo Élite, a ogni stagione, dal noir che era scivola sempre più verso la soap opera.

Così, de botto, senza senso...

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Élite: una nuova foto delle Storie brevi

E la soap opera scivola ormai sempre più verso un porno soft, allo stesso tempo pruriginoso e molto casto. Un ossimoro. Ma questa è Élite. Ma questo in sé non sarebbe un male - le scene piccanti sono un marchio di fabbrica della serie sin dalla prima stagione - se almeno le scene fossero sostenute da una buona scrittura, da un'efficace psicologia dei personaggi. Fino alla stagione 3 il gioco tutto sommato funzionava. Nelle ultime stagioni di Élite i personaggi fanno sempre scelte improvvise, incongrue, immotivate. Così, de botto, senza senso, direbbero i nostri cari sceneggiatori di Boris.

Si parla di transfobia, stupri, violenza domestica, ma in maniera grossolana

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Elite 6: un momento della nuova stagione della serie

Così, ad esempio, un personaggio come Ari, ragazza istruita, intelligente, qui diventa una ragazza poco aperta mentalmente: in qualche modo è attratta da Nico e allo stesso tempo da Bilal, perché "diversi", ma nei suoi dubbi e nei suoi discorsi si dimostra transfobica e razzista, oltre che impacciata. È una cosa che non le appartiene. Come tante scelte di Samuel, nella stagione precedente, non gli appartenevano. Ma Ari non è cattiva. È che la disegnano così. Élite prova anche a mettere in scena una serie di tematiche sociali. Della transfobia abbiamo detto: Andre Puig è il primo attore trans della storia della serie, ma questo non basta ad affrontare il tema con la giusta sensibilità. Ma si parla anche di omofobia, di stupro, e anche - questo il tema più interessante - di maschilismo tossico e di violenza domestica, quella più subdola e nascosta. Ma tutto è sempre fatto in maniera grossolana, sensazionalistica. Come abbiamo detto, la narrazione non sembra più interessarsi al delitto, ma piuttosto a capire cosa c'è nelle mutande di Nico, dato che non se le toglie mai...

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Smalltown Boy, un momento di cultura pop

C'è un'altra cosa che abbiamo trovato interessante, qualcosa che ci siamo sempre chiesti. È quello che accadrebbe se un famoso calciatore facesse coming out. In un mondo come quello del calcio, lo sappiamo, non sarebbe facile. E Élite ce lo racconta in maniera piuttosto efficace. Mettendo in chiusura dell'episodio, la famosa Smalltown Boy dei Bronski Beat, inno gay piuttosto noto negli anni Ottanta. Una scelta forse scontata, ma riuscita. La canzone è molto bella, ed è un altro riferimento alla cultura pop di una serie come Élite che sembra vivere in un mondo tutto suo. Non è Pedro Almodovar, che era stato il momento culturale della scorsa stagione, ma è comunque qualcosa.

Conclusioni

Come vi abbiamo spiegato nella recensione di Élite 6, la serie è diventata qualcosa di molto diverso da quello che era all'inizio, il gioco si è fatto piuttosto macchinoso, oltre che scoperto. Élite è una di quelle serie che fanno un ampio turnover nei personaggi, con uscite di scena e nuovi ingressi a ogni stagione. E questo rende più difficile affezionarsi a loro.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • La serie è un guilty pleasure a cui ormai siamo abituati.
  • L'approccio alla narrazione è dinamico e in grado di invogliare al binge watching.
  • Si prova a introdurre tematiche sociali nel racconto...

Cosa non va

  • ... ma queste vengono trattate con la solita superficialità.
  • Da noir il racconto ormai si è spostato verso la soap opera.
  • Le caratterizzazioni dei personaggi si mantengono all'insegna degli stereotipi.