"It's murder on the dancefloor", diceva una canzone. Iniziamo la recensione degli episodi 3x01 e 3x02 di Elite 3, serie finalmente disponibile su Netflix, proprio con le primissime scene. Una mirrorball che gira, colori sgargianti, gente che balla. Siamo a una festa di fine anno come ne abbiamo viste tante nei film americani. Solo che, a un certo punto, vediamo dei vetri rompersi, e qualcuno che precipita nel vuoto. La festa con delitto è servita. Chi ha visto la prima stagione di Elite sa che lo schema è questo: in scena c'è un morto, e la narrazione torna indietro per capire come tutto è iniziato. Solo alla fine della prima puntata scopriremo chi è la vittima. E ci vorranno tutte le puntate per capire cosa è successo. Elite torna su Netflix con la sua terza stagione, con i pregi e i difetti di sempre, ma con un tono più cupo e serioso rispetto alle stagioni precedenti. Una serie da vedere, se avete visto le prime stagioni, ma con un po' meno di pepe addosso.
La trama: Invito al ballo con delitto
Dopo la scena del delitto, torniamo indietro di cinque mesi. A Las Encinas, l'esclusiva scuola spagnola, frequentata solo dai figli dei ricchi (un po' come il Liceo Collodi di Baby, la serie Made In Italy che si avvicina molto a Élite), la comunità è sconvolta dal rilascio di Polo (Álvaro Rico), che era stato accusato dell'omicidio di Marina, che aveva dato il là alla storia di Elite. La più toccata dalla cosa è Carla (Ester Expósito), la ex ragazza di Polo che lo aveva accusato. Ma anche Samuel (Itzan Escamilla), che si era invaghito di Marina, e Guzman (Miguel Bernardeau), il fratello di lei, sono irrequieti e ansiosi di vendetta. La notizia di una borsa di studio per la Columbia University di New York mette l'una contro l'altra Lu (Danna Paola) e Nadia (Mina El Hammani), che nel frattempo ha conosciuto un nuovo ragazzo, Malik, che intriga anche Carla. Omar (Omar Ayuso) e Ander (Arón Piper) ormai vivono insieme, ma Ander scopre di essere malato. Ad aiutarlo è Rebeca (Claudia Salas), che si dimostra una buona amica. È che è sempre innamorata di Samuel...
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Un cambio di tono
La prima cosa che balza agli occhi, nelle prime due puntate di Elite 3, che abbiamo visto in anteprima, è un leggero ma evidente cambio di tono rispetto agli inizi delle prime due stagioni, soprattutto la prima. Tutto, in Elite 3 diventa più cupo, doloroso, tenebroso. Fin dalla prima stagione, Elite aveva chiarito bene il suo posizionamento nel mondo delle serie tv, una via spagnola al teen drama americano, una costruzione alla Riverdale, sentimenti e noir, amori e delitti. Con un pizzico di pepe in più, anzi molto pepe in più, con una serie di personaggi disinibiti e sopra le righe. Se nella seconda stagione il mistero era una sparizione e non un delitto, e la chiave era ancora la morte di Marina, in questa terza c'è un altro omicidio. E nelle prime due puntate c'è un senso di morte, di colpa, di oppressione che incombe sui protagonisti. Sarà che i nodi stanno per venire al pettine, e la verità sulla morte di Marina, e sul nuovo omicidio, sta per venire a galla. Sarà che forse, essendo vista in molti paesi anche al di fuori della Spagna, che hanno a che fare con una morale diversa, la serie abbia corretto il tiro.
E invece vediamo soltanto Netflix...
Se la stagione 3 fosse l'ultima di Elite (al momento non abbiamo notizie, ma per una serie di questo tipo tre stagioni potrebbero essere l'arco narrativo giusto) la variazione di tono potrebbe essere una scelta precisa, come a voler rappresentare l'evoluzione di una relazione: lo stato nascente, il consolidamento, la fine e la morte del desiderio, l'impotenza. Nel primo, tentato, amplesso tra due personaggi, dopo venti minuti dall'inizio, il protagonista fa cilecca. Sembra quasi un segnale. Non si tratta solo della morte che apre il film, di quella di Marina che aleggia su tutta la storia, delle indagini che si stringono sugli assassini. Ma è anche l'abitudine che spegne la passione tra Omar e Ander. "Dovremmo essere in un festival costante di ormoni. E invece vediamo soltanto Netflix" sentiamo dire a Omar: una frase che colpisce per il suo senso quanto per la citazione metanarrativa. E poi c'è la malattia di Ander che getta un'altra ombra sulla storia.
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Senza quel pizzico di pepe...
Detto così avrebbe un senso, ma tutto questo toglie a Elite quel pizzico di pepe che, nel bene e nel male, la caratterizzava, e ne faceva un guilty pleasure per molti. Elite non sarà stata una serie dalla qualità altissima, ma aveva il pregio di essere vitale, sensuale, di trasmettere desiderio e trasgressione, pur tra luoghi comuni e stereotipi. In questi primi episodi della stagione 3 Elite perde un po' della sua spinta vitale e, in qualche modo, si normalizza un po'.
Personaggi carismatici e personaggi secondari
Questo si unisce al fatto che, alla stagione 3, il gioco delitto-flashback-soluzione, che reggeva bene nell'arco di una stagione, se portato troppo avanti sembra tirare un po' la corda. I rapporti tra i personaggi - che nella stagione precedente avevano ancora molto da dire - sembrano essere arrivati a uno stallo, e alcune dinamiche tra loro vengono un po' abbandonate. Sembra quindi essere privilegiato l'intreccio giallo (doppio) ai rapporti tra i personaggi. Usciti di scena Cristian (Miguel Herrán) e Nano (Jaime Lorente), i due volti più carismatici e noti (gli attori arrivavano da La casa di carta), i personaggi maschili rimasti sono meno forti, se si esclude il rabbioso e tormentato Guzman di Miguel Bernardeau, che potrebbe essere uscito da un romanzo di Brett Easton Ellis. Così, uscita di scena la carismatica Marina di María Pedraza, i personaggi femminili più interessanti sono la Nadia di Mina El Hammani e la Carla di Ester Expòsito, sempre più al centro dell'intreccio. I personaggi introdotti dalla seconda stagione, Rebeca (Claudia Salas), Valerio (Jorge López) e Cayetana (Georgina Amorós), esistono solo in funzione di scompaginare le carte sul tavolo da gioco, più che come personaggi a tutto tondo, con il risultato che a interessare sono solo le vicende dei personaggi principali.
Il fattore Euphoria
C'è ancora un fattore da tenere in considerazione ogni volta che ci avviciniamo a un teen drama. Fino al settembre scorso, data in cui è andata in onda la scorsa stagione di Elite, la serie spagnola giocava in un campionato in cui c'erano Riverdale, Thirteen, anche la nostra Baby. Poi in quel campionato ha fatto irruzione Euphoria, serie con altre ambizioni e un altro stile, certo, ma che in parte tratta le stesse tematiche. Cruda e crudele, dolorosa e allo stesso tempo sognante, romantica, visivamente accecante, Euphoria ha ridefinito i canoni del teen drama, ne ha spostato più in là i confini. E allora Elite, oggi, rimane una serie piacevole da vedere, anche piuttosto avvincente, in fondo, da binge watching, se vi va. Ma ci sembra molto meno dirompente.
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Conclusioni
Arrivati alla conclusione della recensione di Elite 3, episodi 3x01 e 3x02, vi confermiamo che la serie Netflix rimane piacevole da vedere, anche piuttosto avvincente. Ma ci sembra molto meno dirompente rispetto agli inizi.
Perché ci piace
- La via spagnola al teen drama, la costruzione alla Rivedale, amori e delitti, con un pizzico di pepe in più.
- La narrazione è avvincente e invoglia al binge watching.
- Le dinamiche tra i personaggi, anche se un po’ in stallo, promettono ancora sviluppi interessanti e intriganti.
Cosa non va
- Il cambio di tono toglie alla serie quel pizzico di pepe che la caratterizzava.
- Il gioco delitto-flashback-soluzione, reiterato ancora, sembra mostrare un po’ la corda.
- Usciti di scena i volti più carismatici e noti, i personaggi rimasti sono meno forti.