Dal 24 ottobre anche il pubblico italiano potrà vedere in sala Downton Abbey, l'attesa prosecuzione cinematografica dell'omonima serie britannica ideata da Julian Fellowes. Prima dell'uscita ufficiale, il film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Downton Abbey - ha fatto parte del programma della Festa del Cinema di Roma 2019, con parte del cast e della troupe presenti sul red carpet. Per l'esattezza, sono venuti a Roma il regista Michael Engler, i produttori Gareth Neame e Liz Trubridge, e tre degli interpreti: i due veterani Jim Carter (Mr. Carson) e Michelle Dockery (Lady Mary), e la nuova arrivata Imelda Staunton (Lady Bagshaw). Quest'ultima in realtà aveva già un legame con quel mondo, essendo la moglie di Carter nella vita: "Per anni ho avuto un nesso indiretto con la serie tramite la mia relazione personale con Jim, ed è stato molto bello entrare a farne parte, recitando con delle donne splendide con cui avevo già lavorato in precedenza e condividendo il set con mio marito."
Un futuro al cinema?
Quand'è nata l'idea di Downton Abbey come film? "Intorno alla terza stagione", risponde Gareth Neame. "Sapevamo già allora di non voler continuare all'infinito con la serie, e ci sembrava logico continuare sul grande schermo." Aggiunge Jim Carter: "Il film esiste grazie all'entusiasmo dei fan, che è stato eccezionale in tutto il mondo, ma anche grazie a voi della stampa, perché alla fine di ogni intervista ci chiedevate sempre quando avremmo girato il lungometraggio."
Qual è stata la modifica maggiore, passando dalla TV al cinema? "A livello di scrittura, Julian Fellowes ha dovuto fare in modo che ciascun personaggio avesse lo spazio giusto all'interno della storia", dice Michael Engler. "In televisione, a seconda del singolo episodio, è possibile omettere qualcuno, ma al cinema, con solo due ore a disposizione, no."
È stato difficile per il regista portare sul grande schermo un fenomeno come Downton Abbey? "No, perché avevo già diretto l'episodio finale della serie, quindi conoscevo bene quel mondo. E già di suo lo show aveva un'estetica molto cinematografica." Dato il successo del film, è possibile che la storia continui? Risponde Michelle Dockery: "Se dovesse accadere, credo che sarà tramite un altro film, non torneremo in TV. A me piacerebbe, e non mi disturba essere associata a Lady Mary perché ho comunque modo di lavorare ad altri progetti." Aggiunge Jim Carter: "Non è un problema per me se la gente mi associa soprattutto a Carson, perché ho una certa età, il mio naso è quello e le mie sopracciglia sono quelle."
Inghilterra ieri e oggi
Com'è stato per gli attori ritornare sul set? Risponde Carter: "Molto bello, anche perché in Inghilterra abbiamo una forte tradizione teatrale, si tende a far parte della stessa compagnia per anni, e quella di Downton è un'esperienza simile. Appena mi sono messo l'uniforme da maggiordomo mi sono sentito a casa." Gli anni di esperienza con la serie hanno reso più facile lavorare al film, dove tutto sembra filare liscio come l'olio? Ancora Carter: "Direi di sì, nel senso che noi conosciamo le nostre parti e per giunta siamo molto consapevoli del sistema delle classi nel nostro paese, quindi è facile replicarlo."
Aggiunge Engler: "In realtà ci sono dei piccoli errori, ma siamo in pochissimi a potercene accorgere." Si può dire che il film sia uscito nel momento giusto, per dare un po' di sano conforto cinematografico a un'Inghilterra alle prese con la Brexit? Le due attrici sono piuttosto diplomatiche, dicendo solo che il lungometraggio corrisponde effettivamente a due ore di fuga dalla realtà, mentre Carter è più diretto: "La serie è durata sei anni, la Brexit andrà avanti molto più a lungo."