Dove non ho mai abitato: una storia d’amore poco travolgente

Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni sono i bravi protagonisti di un film poco appassionante ma connotato da una grande eleganza formale.

Dove non ho mai abitato: Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni in un momento del film
Dove non ho mai abitato: Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni in un momento del film

Paolo Franchi non è un regista particolarmente amato. Nessuna qualità agli eroi fu accolto freddamente, La spettatrice venne scartato da Venezia e Torino per poi essere presentato al Tribeca di Robert De Niro. Nel 2012 il suo terzo film, E la chiamano estate, vinse a Roma il premio per la miglior regia e la migliore interpretazione femminile di Isabella Ferrari, ma fu contestato e strapazzato dalla critica. In molti lo definirono scandaloso ma a colpire furono soprattutto le reazioni isteriche della stampa e l'aggressività dei commenti. In molti hanno invece elogiato Dove non ho mai abitato, il suo nuovo film che, mantenendo un grande rigore formale, racconta una storia d'amore diversa in maniera certamente più elegante e raffinata. Il film non è esente da difetti e conferma i pregi e i punti deboli di un regista che continua a puntare su passioni latenti e personaggi frigidi.

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Dove non ho mai abitato: Emmanuelle Devos in una scena del film
Dove non ho mai abitato: Emmanuelle Devos in una scena del film

Un amore disperato

Gli attori protagonisti, Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni, interpretano due architetti che rifuggono le proprie emozioni attraverso scelte di vita apparentemente più rassicuranti. Francesca lascia il proprio lavoro e la sua città di origine, Torino, per scappare da Manfredi, un padre ingombrante e dalle sue aspettative. Si rifugia in Francia, a Parigi, tra le braccia di un uomo più grande ma terribilmente introverso. Massimo vive una relazione senza coinvolgimento ed è il pupillo di Manfredi che in lui riconosce il figlio che ha sempre desiderato. Le precarie condizioni di salute di Manfredi saranno il motivo per cui Francesca tornerà a Torino per stare vicino al padre. Il rapporto che si instaurerà con Massimo con cui condivide il carattere pacato, la paura e la passione per un lavoro al quale ha rinunciato, allevieranno un soggiorno sofferto. Continui saranno infatti i rimproveri di Manfredi che mal digerisce il marito della figlia e la sua visibile insoddisfazione.

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AAA Emozioni cercasi

Dove non ho mai abitato: Fabrizio Gifuni in una scena del film
Dove non ho mai abitato: Fabrizio Gifuni in una scena del film

Il forte impianto estetico di Dove non ho mai abitato non è sufficiente a renderne coinvolgente la visione. Il film segue due protagonisti algidi, divorati dalle proprie insicurezze ma privi di empatia. Pur trattandosi dell'incontro di due solitudini, il destino di Massimo e Francesca non suscita mai davvero l'interesse dello spettatore tramortito delle atmosfere asettiche e poco affascinato dalla caratterizzazione di universo alto-borghese che in passato ha avuto il privilegio di essere rappresentato da autori di grandissimo valore quali Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni, per fermarci solo al cinema nostrano. La freddezza di questo racconto è accentuata da dialoghi poveri e poco accattivanti che bloccano il film in una situazione di impasse che non riesce mai davvero a risolvere. Così, si arriva alle battute finali estenuati da un ritmo estremamente lento e uno stile ricercato ma mai davvero seducente.

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2.0/5