Dolph Lundgren, intervista: “I film d'azione? Sono un po' stanco. Vorrei rendere i personaggi più umani”

Il passato che non si può cambiare e le arti marziali scelte per difendersi dal padre violento, la boxe come la vita e la voglia di passare dietro la macchina da presa: l'attore si racconta dal Filming Italy Sardegna Festival.

Dolph Lundgren al Filming Italy Sardegna Festival

Ci sono attori che costruiscono la propria carriera ruolo dopo ruolo, magari restando nell'ombra per anni prima di riuscire ad emergere dalla massa. E poi ci sono attori che alla prima o seconda esperienza sul grande schermo raggiungono una successo planetario grazie ad un ruolo che diventa istantaneamente leggendario. A questo secondo gruppo appartiene Dolph Lundgren, l'indimenticabile Ivan Drago di Rocky IV che con una sola frase - "Io ti spiezzo in due" - è diventato un'icona pop. Un ruolo indubbiamente fortunato, ma che lo ha relegato per sempre agli occhi del pubblico ad un solo personaggio.

Il successo e il passato che non si può cambiare

Rocky IV - Sylvester Stallone e Dolph Lundgren sul ring
Sylvester Stallone e Dolph Lundgren in Rocky IV

"La maggior parte delle cose nella vita ha un lato positivo e forse uno negativo. Ovviamente, quel particolare ruolo che ho interpretato in Rocky IV è stato grandioso per me, per la mia carriera. A volte penso che sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe successo se avessi interpretato un piccolo ruolo, imparato un po' di più sulla recitazione per poi dare vita ad un personaggio leggermente più grande e magari, dopo cinque anni, avessi ottenuto un film di grande successo" racconta l'attore quando lo incontriamo al Filming Italy Sardegna Festival.

"Ma il mio primo film è stato di grande successo e sono diventato famoso molto rapidamente. Non sapevo davvero cosa significasse la fama. Ma non puoi tornare indietro e cambiare la storia. Sono molto grato che Sylvester Stallone mi abbia scelto, che io abbia fatto un buon lavoro per quella parte e al pubblico sia piaciuta la performance".

Il cinema sportivo

Creed 2 22
Una scena di Creed II

Rocky IV è entrato di diritto nella storia del cinema grazie alle vicende del pugile italoamericano con il volto di Stallone ed è anche una delle saghe sportive più amate dal pubblico. Così parte dell'immaginario collettivo da essere stata capace di dare vita a Creed - Nato per combattere, un'altra saga cinematografica con protagonista l'Adonis Johnson di Michael B. Jordan, il figlio illegittimo di Apollo. Ma perché questo connubio è così fortunato sul grande schermo? "Lo sport è come la vita. La boxe è come la vita. Stai combattendo, a volte vieni buttato a terra e devi rialzarti. E hai qualcuno nell'angolo che si prende cura di te nel frattempo. Tutti possono identificarsi in questo", sottolinea Lundgren.

"I film sportivi sono sempre molto drammatici. Il cinema stesso lo è. Ma se fai un buon film sportivo ottieni entrambi: la drammaticità del cinema e delle inquadrature insieme alle emozioni umane più basilari".

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Un'ispirazione e un sogno per il futuro

Dolph Lundgren è Gunnar Jensen in una scena de I mercenari 2
Un'immagine de I mercenari 2

Dolph Lundgren è per tutti un emblema di forza, ma l'attore ha recentemente dichiarato che a spingerlo verso le arti marziali è stato un evento traumatico. Suo padre quando l'attore aveva dai quattro ai tredici anni ha abusato fisicamente di lui e della madre. Come reazione ha deciso di diventare un lottatore. Crede che parlare apertamente di una questione così delicata ed intima, specie in un momento storico in cui la violenza domestica è una piaga sociale, possa essere d'ispirazione per giovani spettatori che si trovano in situazioni simili? "Lo spero", ammette Lundgren.

"Sono diventato un combattente di karate perché volevo difendermi da lui. Ma quando sono diventato attore, la cosa più importante era esprimermi emotivamente. Alla fine per me è stato un viaggio di guarigione ricucire quelle ferite. Perché combattendo, non le guarisci davvero. Era solo un istinto che dovevo contrattaccare. Ma penso che se devo ispirare le persone, sarebbe nel provare a guarire se stesse. Devi prima guarire te stesso, poi potrai aiutare gli altri".

Aquaman 30
L'attore in una scena di Aquaman

Da quel 1985 ad oggi la carriera di Dolph Lundgren si è arricchita di thriller e film d'azione che lo hanno incastonato in una tipologia ben definita di personaggio. Ma c'è un sogno nel futuro professionale dell'interprete de "I mercenari"?"Penso sia di continuare a lavorare per molto tempo e ricoprire diversi tipi di ruoli, lavorare con registi diversi e sviluppare alcune cose da solo, dirigere", confida l'attore.

"Ovviamente, come attore, cerchi di diventare più naturale e più vicino a te stesso. Mi piace recitare. Negli anni ho interpretato molti film d'azione, ragazzi duri. Ne sono un po' stanco. Posso farlo, ma mi piace provare a rendere i personaggi un po' più umani se ne ho la possibilità".