Sguardi pungenti, sorrisi beffardi, voci suadenti, e poi quell'apparente calma pronta a scatenarsi in bufera, quelle risate gelide e rabbiose, le menzogne, la sete di potere e ricchezze, i piani malefici messi in pratica da sgherri tremanti di paura. Quante volte guardando un classico Disney da bambini non ci siamo ritrovati affascinati ed insieme impauriti da questi villain? Dai cattivi dei cartoon Disney attorno ai quali bene o male ruotava un iter narrativo altrimenti monco, spezzato, senza senso? Fernando Savater a suo tempo scrisse che una storia senza cattivo, è come un hamburger senza patatine fritte. Ed è vero.
Il cattivo permette da sempre al protagonista di ergersi a simbolo di quelle virtù che magari neppure pensava di avere, ma soprattutto permette a noi di esorcizzare le nostre paure, i nostri incubi, quel lato oscuro della nostra natura che la storia, la letteratura, il cinema ci hanno sempre ricordato essere silente ma sempre presente, in agguato.
Forse per questo i personaggi che più ricordiamo sono loro.
Perché volenti o nolenti ci rassomigliano, e persino nel piccolo della nostra camera, tornati dal cinema, erano Scar, Ursula, Grimilde o Capitan Uncino a cui ripensavamo. Non ai principi azzurri. Perché assieme alla tenebra, con loro viaggiava anche la forma più estrema di libertà. Ecco quindi quelli che secondo noi sono i 21 migliori cattivi Disney di sempre.
1. Rattigan - Basil l'investigatopo
Il ventiseiesimo Classico Disney è considerato un piccolo cult, appartenente a un periodo difficile per la Casa del Topo. Basil l'investigatopo si ispira alle vicende di Sherlock Holmes per mettere in scena un giallo in cui il protagonista del titolo dovrà risolvere un caso di scomparsa del padre della piccola Olivia, il giocattolaio Hiram Flaversham.
Ma è la nemesi di Basil che si dimostra uno dei migliori cattivi Disney di sempre. Il professor Rattigan (ispirato a Moriarty, avversario di Holmes) è scaltro, furbo, intelligente e darà filo da torcere a Basil. Viene costantemente rappresentato come un topo di prima classe, vestito elegantemente, di forte carisma e megalomane nelle sue azioni.
Adora essere riconosciuto e celebrato dai suoi sottoposti (un celebre pezzo musicale del film "Oh Rattigan" è dedicato alla sua egomania) e non disdegna il buon vino.
Ma la sua vera natura verrà infine svelata: Rattigan, pur volendo dimostrare in ogni modo di essere un topo, è in realtà un ratto feroce, brutale e che non disdegna lo scontro fisico. In una delle celebri sequenze finali, ambientata all'interno del Big Ben, il cordiale e raffinato professore sveste i panni eleganti per mostrare il proprio corpo selvaggio. Acceccato dalla furia e dalla rabbia, Rattigan troverà la morte precipitando dalla celebre torre dell'orologio londinese.
2. Medusa - Le Avventure di Bianca e Bernie
In Le Avventure di Bianca e Bernie, ancora oggi tutti ci commuoviamo per la triste storia dell'orfanella Penny, angariata e sfruttata dalla perfida Madame Medusa nelle Everglades della Louisiana, per recuperare un diamante inestimabile, reliquia dell'epoca dei conquistadores spagnoli. Sensibile, dolce, eppure coraggiosa ed indomita, doveva sopportare ogni genere di angheria da parte di una creatura tanto crudele quanto... mediocre. Medusa merita di stare in questa lista non solo perché è vile, malvagia, perché cerca di conquistare la fiducia di una bambina con il solo scopo di guadagnarci sopra, ma anche perché (al contrario di moltissimi altri cattivi in questa lista) non può neppure rivendicare chissà quali abilità, doti o che altro. Medusa fu creata dal disegnatore Milk Khal dopo mesi e mesi di duro lavoro, secondo alcuni ispirandosi all'iraconda ex-moglie che detestava intensamente, ma in realtà adattandosi perfettamente ai lineamenti dell'attrice Geraldine Page, una delle più grandi interpreti della storia americana, candidata a ben otto premi Oscar in carriera. Medusa comanda con piglio autoritario il suo piccolo regno, in un battello in disfacimento nel mezzo della palude, dove ha due perfidi alligatori (Bruto e Nerone) a fargli da fedeli guardiani, mentre lo stupido e goffo Snoops gli fa da vice. A conti fatti oltre al nome, Medusa deve molto del carattere e del suo essere tutt'uno con un concetto di natura come feroce e inospitale, al mitico mostro della mitologia greca. Con la creatura del mito ha in comune il carattere iracondo, imprevedibile, la connessione con il mondo dei rettili più letali, il suo rappresentare una femminilità letale, seducente (almeno nelle sue intenzioni) e di potere assoluto. Ma più in generale, Medusa è un cattivo davvero importante perché rappresenta la prepotenza, la crudeltà che da secoli gli adulti hanno rivolto verso i bambini, schiavizzandoli per gli scopi più turpi e terribili, dalle miniere alla prostituzione, dalle fabbriche di scarpe alla criminalità. Ella è negazione della maternità, cupidigia, ma anche arroganza, quell'arroganza che infine ne decreterà la caduta e ce ne mostrerà la vera natura di essere mediocre e che si sopravvaluta.
3. Hans - Frozen - Il regno di ghiaccio
Frozen - Il regno di ghiaccio ha avuto un successo incredibile. La storia di Elsa ed Anna, di Olaf e Kristoff ha stregato milioni di bambini in tutto il mondo, e regalato due protagoniste femminili complesse e sfaccettate, inserite in un iter narrativo complesso ed in cui la dimensione psicologica dominava in modo inedito. E tra gli elementi più sorprendenti e riusciti di Frozen, è impossibile non considerare lui, il villain: Hans Westergaard. Di base è un cattivo geniale nella concezione e nella caratterizzazione, perché per buona parte del film sembra esattamente il contrario, sia dal punto di vista fisico (non ha nulla che lasci presagire il suo essere malvagio, è di bell'aspetto, elegante e affascinante) e anche dal punto di vista comportamentale (sembra sinceramente preoccupato per Elsa ed Anna). Ad un certo punto pare quasi che ci si stia prefigurando una sorta di triangolo amoroso in cui Anna sarà chiamata a scegliere tra l'elegante nobile delle Isole del Sud, ed il più goffo ma solare (nonché più povero) Kristoff. Solo nel finale, da solo con Anna, rivela la sua natura bieca, malvagia e spietata, così come il suo piano: uccidere lei, Elsa e reclamare il trono di Arendelle, dal momento che il popolo lo acclamerà come un eroe per aver spezzato l'inverno perenne che stritola il regno. Personaggio di una malvagità molto più realistica rispetto a tanti altri, Hans è davvero interessante per come sovverte la tipica "trasformazione" disneyana, che aveva sempre tramutato dall'alba dei tempi, bestie, rospi e poveracci in bellissimi principi dagli abiti raffinati e dal destriero veloce. Qui invece è il contrario: Kristoff (lavoratore onesto ma poco benestante ed elegante) è il vero Principe, lui invece è solo un mostro, un uomo falso, viscido, mentitore, sicuramente un abilissimo dissimulatore e astuto pianificatore. Dal punto di vista narrativo, si collega a tanti altri cattivi Disney che sono nella nostra lista, primo tra tutti Gaston di La Bella e La Bestia, rispetto al quale però è sicuramente molto più seducente ed adattabile, in sostanza è molto più pericoloso. Ma anche Frollo, Ratigan, Scar e Jafar hanno molto in comune con lui. Hans è il tradimento. Quello reale, subdolo, quello che tutti abbiamo conosciuto in vita nostra, quello di chi si fingeva un buon amico/a, un sincero innamorato (o innamorata), un collega affidabile ed invece pensava semplicemente a come usarci per il proprio fine. Allo stesso tempo, simboleggia l'aspetto più tossico, manipolatorio e spietato di quel mondo maschile che usa la controparte femminile, azzerandone l'esistenza.
4. Shan Yu - Mulan
Mulan è ancora oggi indicato come il classico Disney che più di tutti ci ha dato un personaggio femminile di grande originalità, modernità ed assieme simpatia. La sua leggenda (ancorata ad un periodo storico drammatico per diversi Regni della Cina antica) fu portata sul grande schermo con grande efficacia, sia per la grande dose di comicità, sia per una parte musicale di gran caratura, sia (anzi soprattutto) per i temi che affrontava. Mulan era una ragazza che si fingeva uomo e si copriva di valore contro gli invasori Unni, per salvare il padre ma col tempo anche per difendere la sua gente, la sua patria e soprattutto i suoi amici, mostrando coraggio, grande abilità nel combattimento, ardimento ed astuzia. Tutte qualità che le permisero di battere un cattivo tra i più realistici ed assieme affascinanti: Shan Yu. Comandante dell'orda Unna, Shan Yu (in realtà Chanyu) non è altro il titolo con cui veniva indicato presso le tribù nomadi dell'Asia Media e Centrale il capo, termine che poi sarebbe stato soppiantato da Khagan nel V secolo d.C., arrivando da noi come Khan. Decine e decine di guerrieri possenti, astuti e terribili hanno avuto quel titolo, e tutti loro avevano una cosa in comune: erano nemici invasori dei regni cinesi, compreso quello della dinastia Han, che regnò su quello che fu il terzo più grande Impero della storia antica. Shan Yu fin dall'inizio non può non affascinare. Alto, possente, oscuro, dallo sguardo penetrante e dal sorriso beffardo, egli però è anche incredibilmente agile, pare un gigantesco uccello da preda, e non è un caso che sia tutt'uno con un falco che gli fa sia da vedetta che da fedele compagno. Carismatico, ha un enorme ascendente sui suoi uomini, ed è anche (a dispetto di tanti altri cattivi del mondo Disney) un grande guerriero, un uomo coraggioso ma la cui crudeltà e perfidia, il cui sadismo, sono preponderanti rispetto a tutto il resto. In lui è possibile ricondurre tutta quella sterminata schiera di capi guerrieri, conquistatori e cacciatori gloria, che con il loro feroce lavoro nel mondo, hanno seminato morte e terrore. Da Tamerlano a Genserico, da Gengis Khan ad Attila, il mondo è sempre stato terra di conquista per uomini simili, di cui Shan Yu è il perfetto ambasciatore. Capace di ogni crimine e nefandezza, usa il terrore come un'arma, guida uomini spietati e letali, non si arrende mai, ha disprezzo per la sua ed altrui vita, divorato com'è da un'ambizione che lo rende fin troppo sicuro di sé stesso. E sarà quell'arroganza la sua fine.
5. Maga Magò - La Spada nella Roccia
La Spada nella Roccia ci donò la villain più improbabile, goffa e simpatica della vecchia Disney di una volta. Di certo quella in cui per la prima volta l'ironia più grottesca e lo humor più demenziale si fusero per donarci un'antagonista che tanto piacque, da essere poi recuperata nei fumetti e in una miriade di altre produzioni Disney. Nel romanzo originale di T.H. White, Maga Magò era un personaggio molto più oscuro e ben poco comico, fu Walt Disney in persona a chiedere a Bill Peet (lo sceneggiatore) e al gruppo di disegnatori di renderla più comica e ridicola, una sorta di alter-ego al tanto serioso e un po' altezzoso Merlino. Il risultato ancora oggi è uno dei personaggi più amati e istrionici dell'universo Disney, che ebbe in Martha Wentworth non solo una grande doppiatrice, ma anche (come in molti altri casi) un modello da cui partire per creare visivamente il personaggio. Da noi fu la bravissima Lydia Simoneschi a doppiarla e ancora oggi non si può fare a meno di trattenere una risata nel sentire la sua voce ad un tempo stridula e gutturale, quasi a rappresentare una vera e propria parodia della strega. Si perché se vi è una cosa che rende Maga Magò così interessante, è il suo decostruire il mito medievale della strega sia come bellissima ragazza incantatrice (lo può diventare se vuole) sia come orrenda vecchia vestita di nero col cappello. Certo, è davvero bruttissima (e se ne vanta) ma a conti fatti sembra più la vecchia antipatica del quartiere che la sposa del diavolo, e a conti fatti porta con sé un messaggio di libertà, indipendenza e fierezza non da nulla. Il che non cambia il fatto che sia malvagia, ingannatrice, bugiarda, falsa e che voglia distruggere Semola, così come che non conosca onore alcuno neppure in quel fantastico duello di magia che è uno dei momenti più fantasiosi ed esaltanti che la Disney abbia concepito. Alla fin fine però, anche lei (come molti altri cattivi) rimane vittime del suo narcisismo, della sua arroganza, in base alla quale la forza, le dimensioni, le apparenze sono tutto. Nella sua gara al "mimetismo animale" viene infatti sconfitta infine da Merlino che diventando il virus, dimostra come cultura e conoscenza valgano sempre più della forza.
6. La Matrigna - Cenerentola
Cenerentola, a dispetto di decenni di diverse versioni e interpretazioni, rimane una delle fiabe più importanti di sempre, ed il classico Disney del 1950 uno dei film d'animazione più famosi di tutti i tempi. Per quanto molto semplificata rispetto all'originale di Charles Perrault, Cenerentola di Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi ancora oggi strega per bellezza, ritmo, eleganza e per come seppe rendere universale la storia di riscatto di una ragazza angariata non da mostri, potenti Re o feroci creature della notte: ma dalla sua stessa famiglia. Se Anastasia e Genoveffa sono due ragazze ridicole, insicure e invidiose (ma poco più), il vero villain della storia è la Matrigna, Lady Tremaine (doppiata dalla grande Tina Lattanzi), personaggio a dir poco diabolico e mefistofelico. Lady Tremaine odia profondamente Cenerentola perché più bella delle sue insignificanti figlie, essa è ossessionata dal controllo, dall'avere tutto ciò che può avere e soprattutto dal negarlo a lei, al simbolo di una donna mai conosciuta che aveva avuto suo marito prima di risposarsi. A conti fatti, l'invidia femminile è uno dei moventi più importanti (e poco sottolineati) del mondo Disney, ma qui si coniuga anche ad un profondo classismo, dal momento che la Matrigna rende Cenerentola una serva di casa, con tutte le conseguenze del caso. Essendo vista come una ragazza di una classe sociale inferiore, Cenerentola non ha quindi alcun diritto sulla proprietà, sul suo futuro, non può rivendicare nulla se non gli avanzi di chi occupa una posizione superiore nella scala sociale. Ogni sua speranza e richiesta viene abilmente aggirata e ostacolata dalla Matrigna dietro false promesse e concessioni che non ha alcuna intenzione di mantenere. Siamo quindi oltre la mera gelosia femminile, qui si abbraccia quasi una sorta di metafora della lotta tra classi. Alta, elegante, austera ed ipocrita, Lady Tremaine è il peggio del peggio della borghesia arrampicatrice ed amorale, disposta a tutto non solo per avere ciò che vuole, per entrare a far parte dell'Alta Società, ma anche a distruggere la "concorrenza" con ogni mezzo.
7. La regina di cuori - Alice nel paese delle meraviglie
Cominciamo la nostra classifica partendo da una villain tra le più originali mai fatte dalla Disney, la Regina di Cuori, antagonista principale di quel piccolo gioiello che fu Alice nel paese delle meraviglie. 13esimo lungometraggio Disney, il film fu inizialmente un flop doloroso per Walt, che però ebbe maggiori riscontri quando fu trasmesso in televisione in una delle prima puntate della serie Disneyland, per essere poi riproposto in sala alla fine degli anni 60, riscuotendo un enorme successo, sublimato nel mercato home video negli anni a venire. Certo molte e profonde erano le differenze tra i libri di Lewis Caroll e ciò che Walt Disney offrì al pubblico, e l'iter produttivo fu incredibilmente lungo e complesso, basti pensare che il grande regista e produttore era quasi ossessionato dal creare un film su Alice fin dagli inizi della sua carriera.
Il progetto era già in fieri negli anni '30, ma Disney era insoddisfatto degli script e delle animazioni, poi sopraggiunse la guerra e il tutto fu accantonato fino al 1945, quando cercò con un altro team di sceneggiatori e animatori di portare a termine il progetto. Alla fine Clyde Geronimi, Wilfred Jackson e Hamilton Luske riuscirono a creare qualcosa che fosse ad un tempo fedele allo spirito di Caroll (almeno secondo le volontà di Disney) ma anche abbastanza accessibile per un pubblico che (Disney ne era convinto) voleva soprattutto meraviglia, emozioni e divertimento. Il risultato in generale tuttavia non fu quello che Disney si aspettava, a causa dell'eccessivo numero di animatori (ben dieci), sceneggiatori e registi che si alternarono senza una vera guida e una vera direzione univoca, e feroci critiche arrivarono dai fan dello scrittore ed in generale dal Regno Unito. Tuttavia il film di Disney ci donò personaggi unici, incredibili, spassosi ma anche molto inquietanti e pieni di significato, e tra questi, la Regina di Cuori fu sicuramente la più riuscita.
Si trattava di una Regina vanitosa, infantile, arrogante e capace di grande crudeltà, soprattutto con chi osava deluderla o non accontentarne i capricci più stravaganti e sciocchi. Nella realtà il personaggio dei romanzi era molto più mansueto, ed in lei fu facile intuire una fusione tra la Regina di Cuori, la Duchessa e la Regina Rossa di Attraverso lo Specchio, il secondo romanzo della serie. A conti fatti il suo carattere è davvero complesso, ai limiti della doppia personalità, capace di passare dal riso alla collera per un niente, e sempre in procinto di perdere il controllo. La Regina di cuori è una creatura goffa, brutta e rubiconda, il suo animo è avvolto nelle tenebre , che si manifestano quando la sua sete di sangue si mostra in tutta la sua illogicità. Ama il croquet, in modo fanatico e quasi malato, e non è assolutamente in grado di controllare le proprie pulsioni, emozioni, la propria rabbia, che sfoga contro chiunque le arrivi a tiro; è solo questione di tempo prima che la povera Alice si trovi alle prese con la sua ira e rimanga vittima dell'ennesima esecuzione programmata da questa monarca ingestibile. Il processo (ottenuto grazie all'insistenza del suo piccolo consorte il Re) è uno stralunato iter in cui la sua follia ed il suo narcisismo arrivano a livelli mastodontici, e solo con la fuga Alice riesce a scamparla.
Il suo aspetto fu solo in parte fedele a ciò che l'illustratore inglese John Tenniel (autore delle immagini nei romanzi originali) aveva creato, ispirandosi alla Regina Vittoria; qui invece aveva i lineamenti simili alla sua doppiatrice originale, la famosa attrice americana Verna Felton, e il suo look e linguaggio corporeo, era molto più vicino a quello di certe cantanti d'opera e certe dive della Hollywood che fu, divenute nella loro carriera il terrore di certi hotel di Hollywood e Las Vegas. A darle la voce in Italia fu la grande Tina Lattanzi, che le donò forse anche troppa grazia, visto che in tutto e per tutto, questa bulla con la corona (pronta però a diventare minuscola di fronte a qualcuno che non la tema) era l'immagine fatta e finita della volgarità che si nasconde da secoli tra le classi agiate. E se ci pensiamo proprio per questo è importante e centrale questa villain, a tratti involontariamente ridicola: perché assurge a simbolo di quei regnanti, sultani, di quei Re e Regine che nella storia sono stati capaci di portare il loro popolo alla rovina, interessandosi solo ed esclusivamente del proprio benessere, dei propri svaghi, agi e ricchezze.
8. Yzma - Le follie dell'imperatore
Davvero difficile pensare a quale sia il film più divertente mai creato dalla Disney, ma se vi facessimo il nome de Le follie dell'imperatore, probabilmente metteremmo d'accordo gran parte di voi. 40° classico della Casa di Topolino, il film ebbe una genesi a dir poco burrascosa e tormentata, pari solo a quella di Pinocchio, e passò di mano in mano, comportando notevoli ritardi, costi aggiuntivi e cambi a livello di regia, sceneggiatura e maestranze. Tuttavia alla fin fine si riuscì a mettere insieme una buddy comedy dai toni dissacranti, che sovente sfondava la quarta parete, omaggiava i classici del cinema e letteratura adventure, trasportando il pubblico ai tempi dell'Impero Inca, e immergendolo in un'atmosfera festosa, anarchica e imprevedibile. Protagonista era il viziato ed immaturo Imperatore Kuzko, intento a divertirsi e a passare il tempo progettando come divertirsi ancora di più, disinteressato delle conseguenze della sue azioni, lasciando tutto in mano alla perfida Sacerdotessa Yzma. Almeno fino a quando, per capriccio, la licenzia, liberandone l'indole vendicativa ed ambiziosa, finendo vittima di un intrigo a base di pozioni velenose; peccato che invece del mortale veleno, Kuzko trangugi un filtro che lo trasforma in un lama. Il tutto sarà alla base di una divertentissima e spassosa serie di fraintendimenti e gag da sit-com, dove più che tra bene e male, la lotta sarà tra più o meno ridicoli.
E proprio Yzma ed il suo palestrato e pasticcione assistente Kronk, furono la carta vincente per un film che seppur non quel successo di botteghino che ci si aspettava, fu capace di convincere tutta la critica di trovarsi di fronte ad un punto di svolta dell'animazione Disney. In effetti un film come questo non si era mai visto, ed Yzma a tutti sembrò la perfetta evoluzione di villain che pochi anni prima aveva portato alla popolarità di quell'Ade di Hercules che rincontreremo più avanti nella nostra classifica. Di base, il suo personaggio fu creato prima da Andreas Deja (che ne stabili movenze e linguaggio del corpo ispirandosi alle modelle anni '80) e poi successivamente da Dale Bare, che decise di farne non più una femme-fatale come Deja aveva pensato, quanto piuttosto una parodia vivente che avesse le movenze ed il carattere burrascoso della grande Eartha Kitt. La Kitt era stata chiamata a doppiare Yzma e faceva letteralmente impazzire dalle risate lo studio quando si scatenava al doppiaggio, tanto che si decise di modificare la villain dandole grossomodo i suoi lineamenti ed il look della grande attrice e cantante afroamericana, diventata celebre nei panni di Catwoman nella terza serie televisiva di Batman degli anni 60.
Yzma appariva lugubre, cadaverica, con una pelle color cenere, occhiaie e segni di un impietoso invecchiamento che nessun trucco e nessuna eleganza riuscivano a nascondere. Magra tanto da sembrare uno scheletro era però permeata di un'energia e una vitalità assolutamente magnetici, in perfetto contrasto con la pigrizia e l'indolenza di Kuzko. La vecchia consigliera è anche una maga e pseudo-scenziata, esperta in pozioni ed incantesimi, che crea nel suo laboratorio segreto, sorta di studio scientifico ante-litteram, parodia ed omaggio a quelli dei tanti mad doctors di nostra conoscenza. Sì perché il carattere distintivo di Yzma, la sua qualità unica, frutto della sceneggiatura di David Reynolds, fu quella di essere omaggio e decostruzione del concetto di villain, di collegarsi ad un numero sterminati di cattivi e cattive dei romanzi e fumetti, dei telefilm e via discorrendo.
In lei rivediamo qualcosa del Dottor Julius No ed Ernst Stavro Blofeld, storici nemici di James Bond (un caso che Yzma si trasformi poi nel finale in un gatto bianco?), ma anche a personaggi come Lex Luthor o la Malvagia Strega dell'Ovest de Il Meraviglioso Mago di Oz. Il punto però è capire che tutto è ridotto a caricatua, gag, decostruzione, al punto che gli irresistibili siparietti comici attraverso i quali la vediamo sempre più ridicola, goffa e pure un po' "sfigata", non fanno che rendercela sempre più simpatica. Crudelia Demon, Malefica, Ursula, Grimilde... vi è un po' di tutte loro in Yzma, dal colore viola imperante al nero che l'avvolge come una nuvola, il suo amare l'oscurità, l'essere circondata da rettili e l'avere in Kronk una spalla per le sue malefatte. Ma non fa paura neppure per un secondo, quasi a ricordarci quanto sovente il "male" o i "cattivi" in realtà non siano poi così terribili come li crediamo, gran parte del loro potere deriva dalla nostra paura o dalla suggestione. Di certo, come per Ade, non si può nascondere che senza di lei questo film non sarebbe stato lo stesso, così come senza Kronk, tra i personaggi più irresistibili e simpatici creati dalla Disney negli ultimi decenni.
9. I Carnotauri - Dinosauri
Dinosauri, il 39° classico targato Disney, quando uscì nel 2000 fu un grande successo commerciale, ma non entusiasmò in modo assoluto la critica che lo trovò poco originale, troppo connesso a ciò che già si era visto in film come Alla Ricerca della Valle Incantata. Il film aveva avuto una genesi particolarmente complicata, connessa ad un progetto che aveva coinvolto a metà anni '80 nientemeno che Phil Tippett e Paul Verhoven ai tempi del primo Robocop, decisi a creare un film brutale, realistico e feroce sul mondo dei grandi rettili del passato. Non se n'era fatto niente, e alla fine nel 1994 la Disney si era appropriata del progetto, che mirava ad essere (come in effetti fu) un miracolo dell'animazione e della computer-grafica. Ed infatti non fu casuale che a dirigere Dinosaur fossero chiamati Ralph Zondag ed Eric Leighton, grandi esperti di animazione e pionieri di quella digitale in particolare, ed esperti di effetti speciali. La sceneggiatura era scritta da John Harrison e Robert Nelson Jacobs, e ci mostrava l'odissea del giovane iguanodonte Aladar, orfano adottato da una famiglia di lemuri, costretto a confrontarsi con carestie, deserti, difficoltà ad essere accettato dai suoi simili... e soprattutto alle prese con ferocissimi predatori. I velociraptor erano presenti, omaggio assolutamente inevitabile ai "cugini" di Jurassic Park, ma come villains nulla furono in confronto a due teropodi assolutamente terrificanti: i Carnotauri.
Tra i predatori più misteriosi e inquietanti dell'era dei Dinosauri, il Carnotauro era vissuto nel Cretaceo Superiore (una settantina di milioni di anni fa) era lungo grosso modo 9 metri, ma dotato di una struttura leggera per la sua mole, tanto che il peso di una tonnellata e mezza o poco più, per molti paleontologi suggeriva che fosse un cacciatore specializzato nel predare animali più piccoli. Altri invece pensavano che potesse cacciare anche animali molto più grandi, grazie ad una dentatura possente e a muscoli del collo da culturista. Comunque sia, nel film di Zondag e Lieghton, solo alcuni tra i dinosauri parlavano, come nel caso di Aladar o Neera, Kron e Brutus o Baylene, per non parlare dei lemuri, e fece in effetti sensazione vedere che questa coppia di terribili predatori non spiccicasse parola. Inusuale. Ma anche efficace. Perché anche grazie a questo, i due Carnotauri divennero ancora più inquietanti, spaventosi, bestiali e comunicarono in modo perfetto un'idea di ferocia e mancanza di pietà assolutamente uniche. Ancora oggi né l'Indominus Rex, né l'Indoraptor partoriti dai seguiti dell'avventura preistorica di Spielberg hanno saputo incutere tanto terrore e spavento come questa coppia di predatori. Ad essere onesti, oltre al loro status "bestiale" in perfetta controtendenza con gli altri personaggi, a renderli terrificanti era anche il loro aspetto, visto che i Carnotauri erano muniti di due piccole corna demoniache sul capo ed erano pressoché privi di arti anteriori, tanto da assomigliare a due mostruose bocche su zampe. Che poi in realtà è ciò che erano come gran parte dei predatori del loro tempo.
Dinosaur ebbe in questi due mostri, un perfetto connubio tra il T-Rex ed i raptors del parco giurassico immaginato di Michael Cricthon: più piccoli del celebre Re dei Rettili Tiranni (ma comunque enormi ai nostri occhi) erano però più veloci, astuti, crudeli e osservatori come i raptors, dei quali avevano il talento nel tendere agguati e il sadico piacere per uccidere, nonché il muoversi come una coppia di gangster della preistoria. A pensarci bene, il tono dark, sanguinolento e realistico che Tippett e Verhoeven volevano dare al film negli anni '80, sopravvisse proprio grazie a loro, protagonisti di sanguinolente e truculente uccisioni che all'epoca lasciarono atterriti i giovani spettatori e che aumentarono la perplessità della critica. I Carnotauri, portatori di morte e sofferenza, assurgono in realtà a ben altro significato, proprio la loro bestiale violenza è simbolo di un'esistenza primitiva, scollegata da ogni tipo di razionalità e senso di comunità, di evoluzione che proprio Aladar ed i suoi simili portano avanti. In loro infine, rivive il timore quasi religioso del drago, del mostro, che a suo tempo resero Lo Squalo di Spielberg così efficace perché connesso alla paura primordiale dell'uomo di essere mangiati da fiere feroci. E a molti ricordarono anche quella coppia di leoni che aveva seminato il panico nella Regione di Tsavo ai primi del 900, protagonisti del riuscitissimo Spiriti nelle Tenebre di soli quattro anni prima. Con i Carnotauri non si tratta né si discute, non sono come gli altri cattivi Disney, sono creature in questo ben più simili agli Aliens di Scott, esseri estranei, di puro istinto, ma in compenso animati da una volontà fortissima, quasi posseduti da un moto ferale e distruttivo. Nel finale, sarà proprio usando il numero del branco, che Aladar e gli altri batteranno la paura con la paura (un po' come i protagonisti della saga di IT) facendo sentire i loro predatori privi di quel potere generato dalla fantasia delle loro vittime.
10. Capitan Uncino - Le avventure di Peter Pan
Portare sul grande schermo un capolavoro come Le avventure di Peter Pan fu sicuramente molto rischioso da parte di Walt Disney, ma si rivelò invero un grandissimo successo, di critica e pubblico, che non fecero caso a quanto l'opera si distanziasse da ciò che J. M. Barrie aveva creato a suo tempo. Tuttavia proprio le profonde differenze erano frutto di una sceneggiatura assolutamente unica, frutto di un lavoro incredibile da parte di Ted Sears, Erdman Penner, Bill Peet, Winston Hibler, Joe Rinaldi, Milt Banta, Ralph Wright e William Cottrell, che riuscirono a creare un iter narrativo divertente, leggero, ma che in sé celava comunque i temi più cari a Barrie e che ancora oggi fanno de Le Avventure di Peter Pan uno dei classici Disney più importanti. La figura di Capitan Uncino fu ampiamente rimaneggiata, visto che nell'originale era un personaggio gentile e disponibile, ma poco funzionale ad un racconto che voleva un costante contrasto tra infanzia ed età adulta. Il suo aspetto fu curato da Frank Thomas che si ispirò ai lineamenti dell'attore Hans George Conried Jr., chiamato a donare la sua voce nell'originale cartoon del 1953, e tra gli attori teatrali e radiofonici più apprezzati di sempre. Uncino diventò invece un pirata crudele, rabbioso, altezzoso, elegantemente connesso alla tradizione corsara di uomini come Calico Jack, Charles Vane o Pedro Gilbert, con la sua zimarra scarlatta, il cappello piumato ed armato di una striscia (o spada all'italiana), arma molto più connessa alla classe nobiliare che agli uomini di mare.
Pallido, dai lunghi capelli neri, con occhiaie vistose e baffi sottili, aveva in tutto e per tutto un aspetto cadaverico, che suggeriva disfacimento, putrefazione, rovina. In tutto e per tutto egli infatti più che un Capitano, appariva come un decaduto Lord del mare, un altezzoso nobile che trattava tutti con spocchia e superiorità, non compensate dal valore o dal coraggio in battaglia, ma anzi accompagnate da una codardia e una spregevole mancanza di lealtà. Non affronta Peter in modo leale, ma si affida a sotterfugi, trappole, tranelli, attacchi a tradimento, lo provoca con un trashtalk sensazionale... insomma fa tutto tranne che comportarsi come un vero guerriero. In tutto questo, il suo personaggio è importante per ricordarci che al di là dei romanzi di appendice o delle leggende, i pirati (quelli veri) sono stati sovente tutto e un po' il contrario di tutto, e Capitan Uncino in sé racchiude la loro eredità. Egli infatti è teatrale in modo pacchiano, innamorato della sua stessa fama, viziato, ma è anche capace di grande crudeltà così come di scadere nel ridicolo, nel grottesco, e i vari Barbanera, Dampier, Henry Morgan e Edward Low erano sovente proprio come Uncino: tagliagole che cercavano di darsi un tono, attori di un dramma scritto da loro stessi, nobili falliti o arrampicatori sociali.
Capitan Uncino fu tutto questo, ma fu anche la realistica immagine di una malvagità che sovente abitava uomini deboli, infantili, i grandi massacratori, assassini o predoni anche dei nostri giorni, hanno sovente abbracciato una dimensione molto banale, molto ridicola, nascosto nelle loro gesta insicurezze e paura. Una paura che per Uncino si materializzava con l'apparire di quel coccodrillo che gli aveva strappato una mano (la sinistra, non la destra come nell'originale) e che suscitava in lui un terrore talmente grande appena sentiva il ticchettio della sveglia nascosta nello stomaco del mostruoso rettile. E proprio l'animale ci diceva davvero tanto di Uncino, delle sue paure, paura della natura, paura del giudizio divino per i suoi misfatti, del tempo che passava, del fatto che gli ricordasse l'inferiorità dell'uomo, il naufragio del razionale contro le forze della natura mai doma, della ferocia e dell'ineluttabilità della morte per gli uomini. In questo, il dinoccolato e presuntuoso pirata, fu il perfetto simbolo dell'arroganza malposta dell'uomo razionale del XX secolo, battuto dalla natura e dalla parte più fantasiosa e libera dell'animo umano
11. Jafar - Aladdin
All'undicesima posizione della nostra classifica, ecco che troviamo il malvagio Visir di Aladdin, il lugubre, elegante e mellifluo nobile dai modi alteri, che alle spalle del Sultano, ordisce tremendi piani per impossessarsi del potere. E nel suo caso non si parla tanto del potere sul regno della Principessa Jasmine, ma del potere in generale, un potere che non deve conoscere confini, che non deve mai fermarsi, che si espande verso l'infinito, che assurge a simbolo della cecità dell'uomo verso i propri limiti. Fin dalle prime scene, la sua parlata arrogante e serpentina, i suoi modi accondiscendenti e falsi, ce lo proponevano come un maestro dell'intrigo e dell'inganno, un uomo dalla doppia faccia, perfetta personificazione del tradimento e della slealtà. Jafar tuttavia non è solo un abile cortigiano gelido e falso, è anche esperto in arti magiche ed in trucchi che gli permettono (quando necessario) di avere ragione delle resistenze del bonario sultano di Agrabah quando questi è reticente nel seguire i suoi consigli. Se però si pensa che questo in lui indichi una volontà di rimanere dietro le quinte, un deus ex dachina a cui interessa comandare senza essere percepito o visto, si cade in un grosso errore. Ciò che rende Jafar infatti così terrificante, è il fatto di nascondere una doppiezza davvero incredibile, di essere rozzo, violento, volgare ma di nasconderlo dietro una maschera di eleganza e gelide minacce.
Il personaggio è molto complesso come profilo psicologico, visto che anela al potere assoluto, universale, ed è disposto a fare di tutto per raggiungerlo, ma indossa una maschera di ragionevolezza, è capace di mentire, dissimulare, al punto che spesso non si sa più come sia realmente il vero Jafar. Per realizzarlo, Ron Clements e John Musker (registi e principali sceneggiatori) attinsero ad un numero a dir poco incredibile di modelli, fonti e personaggi della letteratura, del cinema e tanto altro ancora. Sicuramente il contributo più grosso arrivò da un personaggio storico già rievocato nel celeberrimo Le Mille e Una Notte: Ja'far ibn Yahya al-Barmaki, politico persiano, tra i grandi protagonisti dell'VIII secolo della Battriana. Egli operò come Visir del Califfo al-Mahdi e poi del suo successore e figlio Harun al-Rashid, ed era considerato un uomo molto colto, raffinato, sapiente ma anche un maestro dell'intrigo, un uomo molto spregiudicato ed ambizioso. O almeno così fu dipinto spesso dai suoi oppositori, che gioirono quando Harun lo fece improvvisamente giustiziare il 9 gennaio 803, dopo averlo accusato di avere una relazione con sua sorella al-Abbasa. In realtà Harun temeva Jafar e la sua famiglia, la popolarità di cui godeva presso i suoi sudditi e il prestigio che si era guadagnato presso sapienti ed i regnanti stranieri. La sua figura in effetti ne Le Mille e Una Notte fu descritta in modo molto positivo.
Non altrettanto positiva era invece la figura dello stregone Abanazar, il principale antagonista in Aladino e la Lampada Meravigliosa. Personaggio malvagio, crudele ed doppiogiochista, ingannerà il giovane protagonista, facendosi aiutare nel recuperare la lampada magica, per poi cercare di ucciderlo a tradimento. Tuttavia egli (e successivamente anche l'altrettanto pericoloso fratello) troverà la morte per mano di Aladino e della Principessa nel finale, in cui la sua arroganza, narcisismo ed il sottovalutare i due giovani protagonisti, si riveleranno fatali.
A livello di personalità, finalità e natura, sicuramente il personaggio che più ispirò Clements e Musker per il pericoloso ed infido Visir. Jafar alto, maestoso, viscido e armato di un sorriso felino, deve però molto anche al leggendario attore Conrad Veidt, che interpretò il villain nel famoso Il Ladro di Bagdad del 1940, grande successo di pubblico e critica (ben 3 premi Oscar). In effetti a vedere Veidt nei panni di Jafar, che inganna il giovane ed ingenuo Re Ahmad e cerca con la forza e l'intrigo di sposare una bella Principessa, il pensiero non può che correre a quello che avremmo conosciuto decenni più tardi nel nostro amato classico Disney. Come quello del cartone infatti, questo Jafar somiglia ad un serpente infido e carismatico, caratterizzato da due occhi di ghiaccio e della smorfia demoniaca di un Veidt che 12 anni prima ne L'uomo che Ride aveva posto le basi per il celeberrimo Joker. Veidt fu perfetto nel donare un malvagio a tutto tondo, uno di quelli veri, orgogliosi di esserlo, incapaci di provare pensa o sentimento per alcuno, accecati dai propri desideri e dalla fame di una sapienza vista come arma per soggiogare gli uomini.
Pochi anni prima inoltre, era uscito anche The Thief and the Cobbler, film d'animazione diretto, co-sceneggiato e co-prodotto dall'animatore canadese Richard Williams, dalla genesi e dai costi così complessi e corposi, che il progetto originale era nato ben trent'anni prima. Anch'esso connesso in parte al racconto di Aladino, aveva nel Visir ZigZag, il cattivo del film, che molto doveva nell'aspetto e nei modi al suo doppiatore, il grande attore americano Vincent Price, di cui il disegnatore Disney Andreas Deja usò le fattezze per modellare l'inquietante ed elegante volto del perfido Jafar. Come Jafar, anche ZigZag aveva un volatile come amico: il perfido Phido (Iago nella versione Disney) e cercava in tutti i modi di sposare la figlia del Sultano. Una matrimonio che doveva portarlo verso il potere, unico suo desiderio, al quale anteponeva persino la bellezza ed il fascino della Principessa, poiché per certi uomini, ambiziosissimi ed oscuri, il potere è molto più desiderabile anche dell'amore di una bella donna.
12. Shere Khan - Il libro della giungla
Sicuramente tra i dieci merita un posto uno dei felini più famosi di sempre, quel Shere Khan che il grande Rudyard Kipling creò come antagonista principale di Mowgli ne Il libro della giungla. Predatore affetto da una zoppia che nel classico Disney del 1967 non appariva, si tratta di un personaggio pregno di significati, oscuro, malvagio, che a suo tempo il direttore artistico della Disney creò ispirandosi agli eleganti lineamenti del grande attore britannico Basil Rathbone, che per gran parte della sua straordinaria carriera era stato sovente utilizzato per interpretare villain eleganti e letali in vari film di diverso genere. Doppiato da George Sanders nella versione originale (e dal talentuoso Carlo D'Angelo in quella italiana), Shere Khan nel film animato appariva come il simbolo della prepotenza e della tracotanza, un predatore potente, letale, permeato da un'arroganza e una supponenza enormi. Shere Khan nell'originale Disney del 1967 andava a caccia del piccolo Mowgli spinto da un odio quasi naturale per l'uomo, dal volerlo spazzare via, come se la sua presenza fosse un vero e proprio insulto allo stato naturale di quella giungla di cui lui si sentiva il dominatore per diritto di nascita e forza.
Carismatico, sprezzante, solitario, secondo alcuni biografi del grande autore inglese era ispirato alla tirannica madre di Kipling, ma quasi tutti vi vedono maggior attinenza a quel Bahdur Shah II che cercò in modo abbastanza confuso e incerto di scacciare con la violenza gli inglesi dall'India nel 19esimo secolo.
Shere Khan tuttavia aveva un punto debole: temeva il fuoco e le armi dell'uomo e proprio per questo cercava di uccidere Mowgli ad ogni occasione, convinto che una volta cresciuto si sarebbe comportato come quei simili che ancora oggi fanno sì che le tigri siano sull'orlo dell'estinzione.
L'importanza di Shere Khan, infatti, è legata al suo essere sicuramente un personaggio negativo, ambizioso, che ama uccidere per piacere e non per necessità, ma che, sostanzialmente, ha ragione sull'uomo: l'essere umano è un pericolo per la giungla, non la rispetta, non le appartiene e cerca continuamente di distruggerla.
Peccato che Shere Khan rappresenti in modo perfetto lo sterminato numero di conquistatori e Re che si sono crogiolati in stragi e violenze per accrescere il proprio potere, pronti a distrugger chiunque non gli piacesse o gli si opponesse... e la cui superbia è stata sovente pari a quella di questa tigre mangiatrice di uomini.
13. Gaston - La bella e la bestia
A molti sembrerà strano trovare nella lista il fusto di uno dei classici Disney più amati e conosciuti di sempre, ed invece Gaston, apparentemente un arrogante bellimbusto senza troppo cervello, è forse uno dei cattivi dei cartoon Disney più importanti di tutti. Ne La bella e la bestia del 1991, Gaston appare sostanzialmente come un ragazzone palestrato e pieno di sé, ignorante e assolutamente incapace di provare qualsiasi tipo di sentimento per chiunque se non per sé stesso. Innamorato della propria bellezza, convinto di essere il massimo a cui si può aspirare, Gaston desidera Belle come sua compagna solo perché è la più bella del paese e quindi "la migliore" dal suo punto di vista; naturalmente non si cura di sapere se Belle lo vuole, la tratta da sciocca ragazzina superficiale e immatura, e si dimostra più e più volte scortese, volgare e insensibile. Gaston deve la sua genesi a quel Avenant che, interpretato dallo statuario Jean Marais, era la nemesi nel bellissimo La Bella e la Bestia di Jean Cocteau e René Clément del 1946. Alto, ricco, arrogante e bello, fu il perfetto modello a cui ispirarsi, per quanto molto nella fisionomia e nella possanza fisica fosse connesso in modo evidente al bullo Brom Bones di Le avventure di Ichabod e Mr. Toad.
La Bella e la Bestia: un classico senza tempo compie 25 anni
Ma da questa unione, nacque un villain che stupisce ancora oggi per modernità ed attualità nel suo rispecchiare alcuni dei lati oscuri più terribili e purtroppo comuni del sesso maschile nel terzo millennio. Gaston infatti non è semplicemente un forzuto vanitoso e cafone, egli si dimostra infatti un uomo assolutamente crudele, un maniaco del controllo, maschilista e violento oltre che codardo. Pur di avere Belle arriva a mettere in pericolo la vita del padre e a mentire ai suoi ingenui e paurosi paesani circa la Bestia. Narcisista patologico, vede le donne come trofei non dissimili da quelli che adornano la sua taverna e che l'hanno reso il cacciatore più famoso della regione, per lui tutto ciò che conta è potersi rimirare in uno specchio fatto di altre persone che ad ogni momento gli sussurrano quanto è magnifico.
Alla prova dei fatti però, tutta la sua arroganza scompare nella battaglia finale quando, dopo la passività iniziale, la Bestia reagisce ed ingaggia con lui un tremendo duello finale nel castello incantato.
Messo di fronte a qualcuno che non ha paura di lui o non ne subisce il fascino superficiale, Gaston si rivela un vile capace solo di colpire alle spalle.
Geloso, possessivo, manipolatore e senza alcun tipo di empatia verso gli altri, egli altro non è che il totem della crudeltà tutta maschile che ancora oggi rende molte donne vittime del volere e del capriccio di uomini crudeli, violenti ed egoisti.
In più Gaston è il monumento vivente al culto dell'immagine, morbo di quegli anni Ottanta che si erano appena conclusi, tornato ferocemente in auge in questo nuovo millennio, a forza di like e social, in cui conta solo ciò che sembriamo e non ciò che siamo e in cui i peggiori mostri, sovente sono coperti di meravigliosi sorrisi e corpi perfetti.
14. Crudelia De Mon - La carica dei 101
Con Crudelia De Mon il mondo dei cattivi Disney fece un assoluto passo in avanti verso il mondo dell'irrazionale.
Se fino a quel momento i villain erano tutti concepiti come esseri malvagi ma sostanzialmente razionali, permeati di cupidigia certo, brama di potere, bellezza o ricchezze, con lei per la prima volta si fece strada un cattivo, anzi una cattiva, che di razionale aveva veramente poco.
Alta, magra, dal colorito così livido da farla sembrare una non-morta, nel classico Disney La carica dei 101 fu abbastanza simile a ciò che la scrittrice Dodie Smith aveva concepito nel suo romanzo I Cento e un Dalmata, per quanto il classico Disney la mostrasse non sposata.
Crudelia DeMon appare fortemente caratterizzata dal punto di vista visivo, con una gigantesca pelliccia bianca fatta di pelle di castoro, scarpe rosse molto eleganti ed uno abito da cocktail che in tutto e per tutto la fa sembrare reduce da una sorta di party infernale.
Creatura demoniaca infatti lo sembra davvero, con quei capelli metà neri e metà bianchi, gli occhi spiritati, il volto che si deforma di collera per un nonnulla, i denti che sembrano quelli di una belva feroce e l'autovettura che nelle sue mani pareva quasi un destriero infernale.
La Smith si ispirò alle tante viziate, irascibili ed insoddisfatte ricche signore della classista società inglese e della frivola società americana con cui aveva avuto la sfortuna di avere a che fare nella sua vita, ed infatti pure nel film del 1961, Crudelia esibiva la sua immane ricchezza con la stessa naturalezza con cui fumava sigarette dal suo aristocratico bocchino.
Crudelia De Mon (Crudelia De Vil nell'originale) si aggira con fare folle, incontrollato, accecata da una cupidigia non per i dalmata ma per quel manto maculato con il quale vuole farsi una serie di pellicce.
Non prova alcun sentimento per nessuno, vive all'interno di un mondo fatto di puro materialismo riflesso, armata di una spregiudicatezza e un'insensibilità disumane. L'unico modo che ha per rapportarsi agli altri è quasi sempre insultarli, in una sorta di delirio per il quale ogni altro essere vivente o senziente è un nemico, un essere che l'ha privata di qualcosa.
Crudelia De Mon, spirito demoniaco sotto sembianze umane, altro non rappresenta che il lato più terrificante del consumismo, che ci fa stimare le cose, gli abiti, le auto, i vestiti, più delle persone, degli animali, della nostra salute ed esistenza.
Ed è qualcosa che ancora al giorno d'oggi conosciamo molto bene...
15. Ade - Hercules
Con Hercules il concetto di cattivo dei carton Disney fu ampiamente rimaneggiato e rivoluzionato, all'interno di un film che stravolgeva anche graficamente i personaggi in chiave grottesca e sovente comica.
Fin dall'inizio si pensò a semplificare il racconto, modificando pesantemente il mito greco originale, allo scopo di rendere il tutto meno "tragico" e complicato per il giovane pubblico a cui si rivolgeva il 35esimo classico Disney.
Maggiormente concentrato sulla lotta contro i Giganti dell'eroe per eccellenza del mondo greco più che sulle sue famose Fatiche, Hercules ebbe in Ade un villain come non se ne era mai visti prima nel mondo Disney.
Originariamente si era optato per un individuo massiccio, minaccioso, freddo ed inquietante (come nel mito greco) ma quando dopo vari casting non soddisfacenti e dopo aver rotto con John Lithgow la produzione decise di provare con James Woods, il risultato fu imprevedibile.
L'istrionico e spumeggiante attore americano convinse tanto con la sua parlata veloce, irregolare, quasi schizofrenica, che si decise di rivedere il personaggio dandogli i suoi lineamenti e soprattutto una natura molto più sopra le righe.
Alto, dalla pelle color cenere, con fiamme blu al posto dei capelli, una bocca sdegnosa e orlata di zanne, una corporeità gassosa più che solida, risaltava tra tutti gli Dei dell'Olimpo come la pecora nera della famiglia.
Deciso a scalzare il fratello dal trono degli Dei usando i Titani, Ade nel film Disney decideva di eliminare un Ercole ancora in fasce in quanto unico ostacolo, da lì a 18 anni, tra lui e la vittoria su Zeus.
Il risultato finale è ancora oggi indicato da tutti come il villain più divertente, dissacrante, la più simpatica canaglia partorita da un film Disney fino ad oggi.
James Woods (doppiato magistralmente dal Massimo Venturiello in Italia) fu il caso più conclamato di cattivo Disney capace di "rubare" letteralmente la scena all'eroe ed ogni altro personaggio.
Ancora oggi Ade è visto come il vero protagonista del film Disney, rispetto ad un Ercole che a molti parve davvero troppo banale e ingenuo per appassionare il pubblico.
In fin dei conti Ade, con le sue fanfaronate, i suoi diabolici piani destinati a fallire per l'abilità di Ercole o molto più frequentemente per l'incapacità dei suoi due servi Pena e Panico, completamente cattivo non sembrò mai del tutto.
Questo grazie ai disegni del vignettista Gerald Scarfe e all'opera del supervisor Andreas Deja che con i suoi 700 animatori, artisti e tecnici, in un certo senso fece qualcosa di molto simile per tono ed atmosfere a quanto per decenni era stato appannaggio dei Looney Tunes e della loro comicità demenziale e grottesca.
Più stand-up comedian che tiranno dei morti, mattatore, logorroico, pasticcione ed al tempo stesso ambizioso, Ade ci ricorda in modo spassoso quanto sovente dietro i cosiddetti malvagi si nascondano insoddisfazioni puerili, goffaggine, insicurezza e solitudine.
Questo villain Disney, in fin dei conti, è cattivo perché disgraziato, perché esiliato ed emarginato da tutti gli altri Dei, condannato a vivere tra oscurità e sofferenza in primis dallo splendente fratellone Zeus.
16. Ursula - La sirenetta
In vita tutti abbiamo avuto purtroppo a che fare con persone che si fingevano nostre amiche, pronte a darci consigli, ad ascoltarci e comprenderci, salvo poi scoprire che tramavano alle nostre spalle per il proprio egoistico interesse fin dall'inizio. Non è una sensazione molto piacevole anzi, ad ogni età essere usati e poi traditi è qualcosa di assolutamente devastante. Ursula tra tutti i villain della Disney è sicuramente quella che più si fa portatrice di questo modus operandi, in cui brama di potere e ricchezza, invidia e malignità possano avere effetti devastanti sulle vite degli altri, soprattutto se è una persona astuta e manipolatrice ad agire. La sirenetta rimane ancora oggi uno dei classici Disney più amati di tutti i tempi, e non è un caso che vi sia grande attesa e curiosità (ed anche polemiche) per come verrà ricreato nel live action della Disney, ma una cosa è certa, Ursula dovrà essere all'altezza di ciò che il film di Ron Clements e John Musker offrirono al pubblico nel 1989.
Come per molti altri elementi, anche la Strega del Mare venne pesantemente modificata rispetto all'originale concepito da Andersen nel romanzo del 1837, tuttavia conservò diverse caratteristiche peculiari del personaggio cartaceo.
Ursula come il personaggio del romanzo vive in un reame oscuro, dove il mare è quasi nero. Ella è una potentissima maga, dall'animo crudele e malvagio, che porta un immenso rancore al padre di Ariel, Re Tritone, per averla scacciata a suo tempo.
Esperta nel creare pozioni ed incantesimi, decide di usare l'ingenua e innamorata sirenetta per covare una vendetta personale verso il re suo padre e rovesciarlo dal trono.
Dal momento che il suo aspetto era alquanto indefinito, il disegnatore Ruben A. Aquino sperimentò per lei diverse forme e caratteristiche proprie delle creature marine quali mante o razze, fino a quella definitiva, che la vedeva come una sorta di incrocio tra una piovra e la drag queen Divine, deceduta nel 1988.
Con la pelle dal colore indaco, i capelli bianchi, la metà del corpo composta da sei inquietanti tentacoli nero-violacei, apparve immediatamente come l'essenza della malvagità, della perfidia e di una certa lussuria e bramosia infinite; in tutto e per tutto faceva pensare a certe dame decadenti dell'Europa vittoriana.
La voce di Pat Carroll (Sonia Scotti nella versione italiana) si intrecciò perfettamente nel dipingere un personaggio angosciante, machiavellico, abile nel nascondere le proprie vere intenzioni e nel manipolare la dolce Ariel.
La sua mostruosità finale, il suo diventare una sorta di gigantesco kraken, di flagello dei mari altro non è che l'esteriorizzare il suo nero cuore demoniaco, un'anima che in diversi momenti, nel suo mercanteggiare con i destini e desideri altrui, inneggiava al Mefistofele che il grande Goethe descrisse nel Faust.
Allo stesso tempo è palese il suo collegarsi a ciò che per noi simboleggia il mare nei nostri incubi da ben prima de Lo squalo di Steven Spielberg: l'abisso, il mistero orrendo di ciò che non possiamo vedere, la culla dalla quale dai tempi dei Fenici, venivano partoriti mostri allucinanti in grado di divorare intere navi ed equipaggi. E quell'abisso, quel mare nero, quella profondità inesplorata, è quella del pozzo senza fondo della nostra anima, di quanto in basso possiamo spingerci se egoismo e mancanza di empatia prendono il dominio su di noi.
17. Claude Frollo - Il gobbo di Notre Dame
Chissà se Victor Hugo immaginava come sarebbe stato modificato Il gobbo di Notre Dame dalla Disney.
Chissà se poi avrebbe gradito di vedere il suo Claude Frollo come antagonista principale di un film d'animazione che all'epoca stupì per la cupezza delle atmosfere e tematiche trattate.
Molte cose furono cambiate ma nessuna stupì chi aveva letto il romanzo e aveva visto altre trasposizioni cinematografiche, più della metamorfosi a cui fu sottoposto quello che era stato definito a suo tempo un anti-eroe tragico.
Eppure, nonostante questo, il personaggio di Frollo funzionò in modo egregio, anzi di più, divenne un nemico a parte nel mondo Disney, sostanzialmente un caso più unico che raro per la sua natura e le sue caratteristiche.
Frollo infatti è da certi punti di vista il cattivo più realistico, maturo e inquietante che la casa di Topolino abbia mai partorito, ed è uno di quei personaggi che si è portati a rivalutare nella loro maestosa crudeltà da adulti.
Claude Frollo nel film del 1996 è un uomo di potere quasi assoluto, un giudice che ama, insegue, usa la legge a proprio piacimento, che ha risparmiato il povero Quasimodo per un fastidioso senso di colpa derivato dall'averne ucciso la madre di fronte alle mura di Notre Dame.
Egli vede in tutti gli altri uomini difetti e magagne, peccati inconfessabili tranne che in sé stesso, che usa il potere, la fede religiosa, come scusa per essere peggiore di ogni altra persona.
Gli attori Cedric Hardwicke e Hans Conried vennero presi a modello per i lineamenti, mentre la sua indole imprevedibile, sadica, violenta e narcisistica fu modellata su ciò che il grande Ralph Fiennes aveva portato al cinema con il ritratto del famigerato gerarca nazista Amon Goth in Schindler's List.
Ed in effetti al feroce gerarca nazista, massacratore di ebrei, Frollo assomigliava per lo zelo con cui perseguitava gli zingari, ma anche per l'ossessione malata e carnale per la bella Esmeralda, per un ragazza cioè, appartenente a quella "razza inferiore" che lui combatteva da una vita.
Ma ciò che lo rende davvero unico, davvero terrificante, è il fatto che lui, Frollo, senta nel profondo di operare nel giusto, di essere una brava persona, di non avere nulla da rimproverarsi.
Le sue azioni sono dettate (nella sua mente) da un disegno superiore, servono a purificare il mondo, così come lo pensavano e pensano tutti i carnefici, i boia che in nome di un Dio o di un ordine superiore hanno seminato e continuano a seminare di morte e terrore il nostro mondo.
Da Torquemada a Mengele, da Eichmann a Maria d'Inghilterra, il terrore ha sovente serpeggiato per mano di uomini e donne che, come Frollo, hanno giustificato le proprie inclinazioni, il proprio sadismo, in nome di qualcosa di alto e purificatore.
Ed in questo, Frollo assurge a simbolo unico e alto di una malvagità molto storica, attuale e ben poco astratta.
18. Chernobog - Fantasia
Ebbene sì, dal 1989 facciamo un salto indietro di quasi 50 anni, a quel Fantasia che cambiò la storia dell'animazione per sempre, dimostrando che i cartoni animati potevano fare qualcosa di più di regalare qualche infantile risata. Nel celebre lungometraggio Disney, i vari episodi coadiuvati da melodie tra le più raffinate mai scritte da geni del calibro di Beethoven, Bach e Schubert, crearono qualcosa di mai visto prima che lasciò letteralmente di sasso critica e pubblico. E tra coccodrilli ed ippopotami danzanti, tra dinosauri e fiori, comparve, sulle note di Una notte sul Monte Calvo di Modest Petrovič Musorgskij, anche uno dei villain più terrificanti, oscuri e affascinanti del mondo Disney: Chernabog. Ancora oggi sulle sue origini vi è molto mistero e più di un'ipotesi. Di certo vi è solo che era uno Dio oscuro e maledetto della cultura slava, che fino al XII secolo, come descritto nel Chronica Slavorum, presso le tribù venede e polabe era colui verso il quale si riconducevano tutte gli eventi nefasti e dolorosi accaduti. Il suo nome è presente anche nelle leggende islandesi, nelle saghe dei discendenti di Canuto, dove è posto in contrapposizione alle divinità benevole. Di certo egli ha sempre rappresentato bene o male l'oscurità e la morte in diverse culture euroasiatiche medioevali, di cui diversi elementi sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, ed il suo aspetto, creato dal disegnatore Bill Tytla, fu ottenuto grazie ai lineamenti di sua maestà Bela Lugosi. Il Dracula per eccellenza del cinema, con il suo cipiglio oscuro, le ali da pipistrello, il ghigno mefistofelico, lo sguardo fiero ed li portamento ardimentoso, fu unito agli studi anatomici specifici su diverse creature alate, dipinti ed effigi inerenti creature demoniache.
Il risultato fu una creatura terrificante, un demone che in sé racchiudeva potenza, forza, tenebrosità, condensando molte della caratteristiche dei vampiri, mostri e delle creature della notte descritti nelle varie parti del globo, demoni e diavoli di oriente ed occidente, i grandi antichi immaginati da Lovecraft...
Tuttavia fu particolarmente chiaro a tutti quanto La stregoneria attraverso i secoli di Benjamin Christensen del 1922 fosse la grande fonte d'ispirazione per quelle creature delle tenebre, quei feticci del demonio che atterrivano le moltitudini medioevali, le streghe e i fantasmi di eserciti maledetti, uniti in un sabba selvaggio.
Capre, suini, cani, pipistrelli, fauni, creature dell'orrido, simboli di paure contadine condivise però da quei falsi sapienti che misero a fuoco la carne di molti per esorcizzarle.
Chernobog gioca e distrugge e crea i suoi piccoli mostri, i suoi piccoli demoni così come fa con le paure dell'uomo, così come gioca e scherza con i loro cuori, con la paura atavica del soprannaturale, del Dio assetato di sangue del vecchio testamento, dei demoni che Dante Alighieri e Milton descrissero e Bouguereau, Bruegel e Boschi dipinsero nella loro orripilante magnificenza.
Illuminato da una luce spettrale che richiama al Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, Chernobog viene sconfitto di lì a poco dal religioso suono di una campana che promette l'alba e anticipa l'Ave Maria, la luce che lo costringe a ritirarsi.
Ma la sua minaccia di morte e caos rimane viva e presente, così come già all'epoca era viva e presente nel mondo scosso da un conflitto che da europeo di lì a poco avrebbe dilaniato mezzo mondo e in qualche anno rivelato l'orrore dell'Olocausto.
In questo Una Notte sul Monte Calvo funge da anticipazione tetra e scioccante, quasi una profezia animata, e ai giorni nostri è monito a non dimenticare che quel demone, tutti i demoni, vivono dentro di noi, aspettano solo la notte della ragione per risvegliarsi.
19. Malefica - La bella addormentata nel bosco
Ebbene sì, sul terzo gradino del podio vi è proprio lei, la Maga Oscura per eccellenza, la Signora delle Tenebre, uno dei personaggi femminili più affascinanti, carismatici, eleganti e riusciti dell'universo Disney.
Malefica si erge tra i villain di questa lista in virtù di un potere che ha pochissimi pari all'interno dell'universo di Walt Disney, un potere che usa come le pare e piace, per inseguire i propri terribili fini.
E tra tutti, nessuno è più importante per lei della vendetta, del rendere pan per focaccia a chi si è reso colpevole di averla offesa, di averle mancato di rispetto, in virtù di una sorta di mania di persecuzione che è solo un alibi che lei usa per scatenare la sua collera ed ira.
Ne La bella addormentata nel bosco, Malefica appare immediatamente all'inizio del film, quando si presenta senza aver ricevuto quell'invito da Re Stefano che ne scatena la fredda e premeditata furia verso i presenti e soprattutto verso la piccola Aurora.
Tuttavia al contrario di molti altri cattivi, ciò che incute più timore e impressiona di Melefica, è l'incredibile self-control, l'eleganza, il tono gelidamente cortese ed suadente che però non nasconde mai il disprezzo e la sufficienza con cui considera chi le sta attorno.
Del resto è abbastanza potente da poterselo permettere. Malefica infatti è in grado di controllare il fuoco, di ordire terribili incantesimi, di comandare gli agenti atmosferici, di cambiare forma e apparire e scomparire a suo piacimento. Inoltre può controllare piante ed animali, ha capacità divinatorie ed è immune alla armi comuni dell'uomo. In nessun cattivo forse il potere è così presente, così intuito, così tutt'uno col personaggio come per questa Maga che rappresenta in tutto e per tutto il male nella sua accezione più universale, innata. Per quanto il Live Action Maleficent abbia cercato di renderla più "normale", di descriverla come una creatura originalmente benevola divenuta ciò che è in virtù delle malefatte dell'uomo, lei rappresenta e rappresenterà per sempre la forma più vanitosa, autentica ed viscerale dell'oscurità. Altissima, dalla pelle verdastra, con due gialli occhi felini, lineamenti spigolosi e due corna nere, Malefica è però dotata di un'innata eleganza, di un fascino che esercita e incute timore su ogni essere vivente.
E quel viola che indossa, il colore della pazzia e della malvagità in quasi tutte le culture, il colore del Joker e di Medusa per intenderci, nessuno lo indossa con tale efficacia come lei. A conti fatti più che una Maga è una Regina, che con passione disprezza la plebe, quei patetici umani che non tremano e non fanno a gara per adorarla. Sadica, fredda e calcolatrice è però facile alla furia e al manifestare odio verso tutto e tutti. Il grande drago violaceo nel quale si trasforma nel finale, non è solo la sua forma corporea più potente, ma il suo alter-ego, il suo spirito-animale (o meglio spirito-mostro) poiché come per i draghi della tradizione occidentale, anche lei altro non è che un essere con il quale non si può ragionare, venire a patti o trattare. Malefica rappresenta anche quelle donne che rifiutano le convenzioni, la sottomissione che Aurora e la madre accettano passivamente; ella è quindi, in tutto e per tutto, la libertà nella sua forma più estrema ed eccessiva. Di certo molto della sua popolarità fu dovuto al suo somigliare a quelle dive eteree e predatrici che dominavano il cinema in quegli anni, e di avere come doppiatrice Eleanor Audley, mentre da noi fu la grande Tina Lattanzi a conferirle un fascino ancora oggi unico nel suo genere.
20. Scar - Il re leone
Medaglia d'argento di questa hit parade del male, Scar non solo è uno dei migliori villain mai usciti dal mondo di Walt Disney, ma è uno dei cattivi meglio concepiti e realizzati della storia del cinema. A lui abbiamo dedicato, visto l'uscita del Live Action Il Re Leone, anche un altro approfondimento su Scar de Il Re Leone, ma vale la pena comunque qui ricordare quanto il crudele leone abbia rappresentato qualcosa di assolutamente inedito (e anche scioccante) per il pubblico disneyano. Scar, modellato sui lineamenti di quel Jeremy Irons che gli prestò la sua voce ed il suo carisma (come fece anche il nostro Tullio Solenghi), è un leone atipico, dalla criniera nera, gli occhi verdi, magro, dai modi melliflui, viscidi, mentitore, che pare quasi più una serpe sotto vesti feline che un leone, predatore simbolo di fierezza e forza. Astuto, falso, cinico, assetato di potere e ossessionato dalla corona che si è allontanata dal suo capo con la nascita di Simba, si rivela uno avversario assolutamente letale poiché, pur se non vigoroso fisicamente, è abbondantemente dotato di materia grigia, come lui stesso asserisce. Abilissimo nel nascondere le sue vere intenzioni, è uno stratega e un pianificatore paziente e arguto, che sa come distrarre gli avversari, coglierli di sorpresa ed è dotato di una capacità di improvvisazione e di una dialettica a dir poco fenomenali. Oltre a questo, è spietato, determinatissimo, non ha mai alcun ripensamento né prova alcuna pietà per il fratello Mufasa o per il nipote, e considera ogni altro essere vivente inferiore, stupido e incapace, non all'altezza del suo genio e della sua intelligenza.
Ispirato al personaggio di Re Claudio nell'Amleto, se ne distanzia per l'inettitudine al comando, per l'essere (al contrario del monarca danese descritto da Shakespeare) privo di ogni senso di colpa per la sua azione ed un leader assolutamente fallimentare, capace solo di portare alla rovina il Regno di suo fratello. Tuttavia tale fallimento non lo tocca, e si dimostra totalmente disinteressato alla sorte di quel branco del quale bramava la corona e dal quale vuole una cieca obbedienza, pure a costo della distruzione più totale, della morte. Gli sceneggiatori Irene Mecchi, Jonathan Roberts e Linda Woolverton lo descrissero dotato delle stesse capacità di irretire le masse, di sedurle e renderle schiave del proprio volere che aveva reso possibile a uomini come Adolf Hitler, Benito Mussolini e Iosif Stalin arrivare ai vertici. Del dittatore nazista ha la personalità accentratrice, narcisista, l'anelare ad un ideale di forza che fisicamente gli è stata privata da madre natura, il crogiolarsi nella morte, nella decadenza, il collegarsi ad una dimensione sado-maso-mortuaria. Sicuramente la marcia delle iene è il momento in cui più egli assomiglia al terribile caporale boemo, in cui riviviamo la triste epoca della svastica tedesca. Assomiglia a Stalin nell'aspetto, con il volto attorniato da eleganti baffi e dalla criniera nera, ma anche e soprattutto nella capacità di apparire razionale, moderato, di buon senso quasi, per poi sfoderare gli artigli e, come il dittatore sovietico, le sue minacce spesso sono avvolte da sorrisi, consigli, scorrono sotterranee ed allusive, accompagnate da promesse e premi. Del dittatore italiano ha la grande comunicatività, l'appellarsi agli esclusi, ai senza speranza, ai reietti, promettendo loro gloria e potere... In comune ha anche il far precipitare (alla prova dei fatti) tutto ciò che ha sotto mano nella rovina e nella morte, il fallire miseramente.
Alla fine, come successo per moltissimi dittatori, tiranni e sanguinari despoti, il regno di Scar crollerà sul peso dei suoi errori e fallimenti, con l'arrivo di quel Simba che, a dispetto di paure e difficoltà, sarà la scintilla che accenderà una rivolta tanto repentina quanto inevitabile.
Scar assurge a molteplice simbolo della tirannia, dell'oppressione, si ricollega ad alcuni dei periodi più bui e terribili della storia, soprattutto moderna, quando individui biechi, vanagloriosi e malvagi riuscirono a impossessarsi del potere su ogni cosa.
Di certo il suo essere l'unico cattivo dei cartoon Disney riuscito nell'intento di uccidere un protagonista (il fratello Mufasa), lo ha legato ad uno dei momenti più drammatici e scioccanti della storia dell'animazione, un vero e proprio trauma generazionale.
E per quanto tempo passi, il suo sogghignante "lunga vita al re!", resterà come uno dei più fulgidi esempi di malvagità e dramma.
Il fatto che un tale villain non occupi la prima posizione nella nostra classifica, è solo perché al primo posto vi è il simbolo per eccellenza del male del mondo animato di Walt Disney...
21. Grimilde - Biancaneve e i sette nani
Ebbene si, a guidare questa classifica c'è lei, il villain per eccellenza, nonché il primo cattivo Disney di sempre, vera e propria anima nera di quel Biancaneve e i sette nani che lanciò definitivamente la casa di Walt Disney in quel lontano 1937.
In principio il nutrito gruppo di sceneggiatori del primo classico Disney aveva pensato di creare una villain grassa, brutta e un pò ridicola, ma Walt Disney scartò l'idea, ritenendo invece che fosse necessario qualcosa di diverso.
Si decise quindi di operare un radicale cambiamento, di creare un personaggio armato di fascino, di una femminilità tanto plateale quanto inquietante, torbida, sensuale e che unisse in sé le caratteristiche di una Lady Macbeth e la Fata Morgana.
Per la voce fu scelta infine Lucille La Verne, sostituita in Italia da una sempre perfetta Tina Lattanzi.
Il risultato, grazie ai disegni superbi di Albert Hurter, Ferdinand Hovarth e del resto del team artistico, fu un qualcosa di assolutamente unico, una donna alta, elegante, tenebrosa, i cui lineamenti erano modellati ispirandosi a quelli della grande Joan Crawford - l'attrice simbolo di quegli anni - e della nobile Uta di Ballenstedt, la cui statua fin dall'XIII secolo era simbolo di gelida regalità.
Aggraziata, elegantemente chiusa in un mantello nero alato che la fa sembrare un vampiro, con il capo chiuso da una cuffia quasi sacerdotale, è anch'essa "seguace" di quel viola che le conferisce un'aria demoniaca, folle e instabile.
La corona è semplice, eppure proprio tale semplicità non fa che rendere la sua chiara, notevole bellezza, qualcosa di pericolosamente distaccato, gelido e senza vita.
In Grimilde rivivono i freddi e cupi personaggi raccontati nelle leggende dell'Europa nordica, già partendo dal suo nome, ispirato a quella Crimilde che è una delle più tragiche protagoniste della saga norrena dei Nibelunghi.
Con lei avanza un'oscurità che in Biancaneve e i Sette Nani rimanda alle sanguinose fole del passato, dove in foreste tenebrose e ferali, uomini e bestie incrociavano destini e corpi.
Il suo essere non madre ma matrigna, ha dato una connotazione assolutamente negativa a questa parola per moltissimo tempo, e l'ha resa simbolo stesso della negazione dell'istinto materno, dell'altruismo del genitore.
Grimilde è forse il villain più spietato, crudele ed egoista della storia Disney, tanto ossessionata dalla propria bellezza, dalla supremazia del suo aspetto, da chiedere ad un cacciatore di uccidere la figlioccia e portarle il suo cuore.
E quella domanda, quel "Specchio, servo delle mie brame..." altro non è che la ricerca ossessiva di una perfezione estetica che, come nel celebre Dorian Gray di Wilde, si accompagna ad una putrefazione dell'animo senza ritorno.
La sua non è semplice vanità, ma ricerca spasmodica di una supremazia sulle altre donne, di un elevare la propria persona oltre l'umanità, toccare un divino che richiede sacrifici umani, gli stessi che per tanto tempo le religioni norrene hanno avuto all'interno dei loro riti.
Più che Maga attorniata da creature della notte quindi, Grimilde appare una sacerdotessa, dedita al culto di sé stessa, e lo fa con una volontà adamantina, ferale, che spinge fino al punto di trasformarsi in ciò che più odia di più ma che in realtà è dentro (ancora una volta collegandosi a Dorian Gray): un'orribile vecchia megera ributtante e malefica.
Grimilde si muove portando con sé l'eredità di quelle donne, di quelle regine e donne di potere che per la corona, la supremazia, fosse essa della carne o dello scettro, sono state capaci di compiere nefandezze senza nome. In particolare appare chiaro il riferimento alla famigerata Contessa Sanguinaria Elizabeth Bathory, amante della Magia Nera, che nel 16esimo secolo massacrò centinaia di donne e ragazze, convinta che bagnarsi nel loro sangue la aiutasse a rimanere giovane. Ma anche Lucrezia Borgia, Ranavalona, Caterina de Medici, Isabella di Castiglia e Anna Bolena possono essere collegate a Grimilde, nel loro ricordarci quanto le donne sappiano anch'esse rappresentare l'abisso dell'animo umano. La sua fine, incontrata nella sua "vera" forma di megera, è metaforicamente perfetta nel farla precipitare quando sta più in alto di tutti, colpita da un fulmine divino e poi divorata dagli avvoltoi.
Grimilde rappresenta i lati oscuri e terrificanti della figura femminile, nella varie accezioni di madre, amante, donna che porta con sé un eros torbido, malsano, quell'essere donna che fin dai tempi di Omero fu sovente descritta come infida, traditrice, assetata di sangue. In un certo senso è un monito a chi nella letteratura e nel cinema, per molto tempo ha limitato il "sesso debole" a ruoli marginali, innocenti, quasi che al contrario dei "maschietti" non potesse ambire ad altro. Invece, anche grazie alla Regina Cattiva, le donne meritano un posto di rilievo persino tra le tenebre, immaginarie e non...