Il viaggio di Die in One Day - Improvvisa o muori continua. Dopo l'esordio in sala dello scorso agosto, il film di Eros D'Antona è da qualche giorno disponibile per il noleggio sui principali store digitali (da iTunes a Rakuten TV), in attesa dell'uscita in homevideo, prevista per il 20 Novembre per CG Entertainment.
Primo film di D'Antona ad arrivare nelle nostre sale, si tratta di un horror indipendente incentrato su un esperimento teatrale, 24 ore di improvvisazione che si rivelano più pericolose e letali del previsto.
Ne sono protagonisti David White e Kateryna Korchynska, rispettivamente Richard e Sasha, che D'Antona mette al centro del racconto e della messa in scena, seguendoli negli ambienti claustrofobici del film, come abbiamo raccontato nella nostra recensione di Die in One Day.
Proprio il luogo che fa da sfondo alla vicenda è tra le curiosità che abbiamo sviscerato nel corso del nostro incontro con Eros D'Antona, ma anche sulle ispirazioni e i riferimenti, oltre che sull'idea alla base del film, senza rinunciare a qualche anticipazione sul futuro della Funny Dreamers Productions e sul nuovo film che andrà a breve in lavorazione.
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La genesi di Die in One Day
Com'è nata l'idea per Die in One Day?
Il gioco trae ispirazione da un format teatrale di cui non molto tempo fa avevo sentito parlare in Spagna, il "Play in a Day" che consiste nel dare vita a una commedia, dalla scrittura alla messa in scena con attori dilettanti, in sole 24 ore prima di esibirsi dinnanzi ad un pubblico pagante. Io l'ho riscritto in chiave horror e inserito in un contesto di finzione che però non resta indifferente al lato oscuro della società moderna, in cui vi è sempre più protagonista la noia, quella noia che si vince con l'odio, la violenza o addirittura con la banalità del male che quasi sempre sfocia su internet; ed è proprio questo uno degli elementi chiave del film. Nelle "periferie" più profonde del deep web troviamo ricchi sempre più annoiati e probabilmente dipendenti dal gioco d'azzardo che scommettono e si divertono, come in un videogame, con le vite di persone reali e disperate a cui viene garantito un premio in denaro se salveranno la loro pelle.
Che film e autori di riferimento avevi in mente quando l'hai scritto e girato?
È evidente che nel film è venuta fuori una certa influenza da parte di alcuni autori che, a loro volta, hanno contribuito a formare il mio modo di fare cinema; ma posso affermare di non aver volontariamente pensato ad altri mentre ci lavoravo. È una cosa che cerco di evitare, salvo quando voglio inserire elementi o dettagli che rendono omaggio ai maestri o film a cui sono particolarmente legato ma questa è una cosa differente, che mi piace e mi diverte e che faccio solo dopo che ho le idee chiare sul film.
Mi ha incuriosito molto l'edificio in cui si svolge l'azione. Come l'hai trovato?
A dire il vero parliamo di un insieme di edifici che con la magia della scenografia siamo riusciti a trasformare in un unico, grande teatro. Non è stato semplice ma nemmeno troppo complicato; ci è bastato fare un po' di sopralluoghi con la sceneggiatura in mano per studiare e riadattare i movimenti dei protagonisti in modo da mascherare tutti quei passaggi fra i vari ambienti che nel film avvengono in 2 metri, quando in realtà ci spostavamo di qualche Km. Per realizzarlo ci siamo comunque serviti di un vero teatro (anche molto attivo), e poi di vecchi capannoni e sotterranei in disuso, un circolo, alcuni uffici e infine casa di mia nonna. Tutte strutture presenti nel comune in cui sono nato e cresciuto: Carosino (TA).
Parlando del cast, come hai scelto i tuoi protagonisti? Che caratteristiche cercavi?
Tutti gli attori che hanno dato vita ai personaggi di Die in One Day - Improvvisa o muori avevano le caratteristiche cercavo. Con alcuni di loro ci avevo già lavorato in precedenza ma la maggior parte erano delle novità. Cinzia Susino mi fu presentata da David White, il protagonista maschile, e quando la vidi era perfetta per il ruolo di Paige, ricordo la prima volta che entrò nella parte, metteva paura. Il ruolo che invece ho faticato molto a trovare fu quello di Sasha, la protagonista. Non riuscivo proprio a convincermi, finché uscì il trailer di The Wicked Gift di Roberto D'Antona e mi bastò un solo frame per capire che quel volto sarebbe stato perfetto: Kateryna Korchynska, una rivelazione.
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Famiglia di artisti
Anche tuo fratello Roberto è attore e regista. Avete condiviso da sempre questa passione per il cinema?
È sin da bambini che io e tutti i miei fratelli (Mirko, Alex e Roberto) condividiamo questa passione per l'arte cinematografica. Siamo cresciuti guardando e riguardando centinaia di film almeno una decina di volte.
Se non sbaglio, in passato avete già lavorato a qualcosa insieme. Com'è stata la vostra collaborazione? Sono venuti fuori nuovi aspetti del vostro carattere che non conoscevate?
A poco a poco la passione di cui dicevo prima si è trasformata in un autentico interesse professionale, prima per me e successivamente per Roberto, ma solo per questione di età. Questo ci ha portati a lavorare insieme su vari progetti e in vesti differenti. Sicuramente la collaborazione più significativa è quella in Insane. Abbiamo lavorato benissimo e ci siamo divertiti tanto, e successivamente abbiamo collaborato ancora (Roberto è il protagonista di Haunted, così come io ho diretto la scena d'apertura del suo ultimo film Fino all'inferno), ma ci siamo anche resi conto di avere visioni differenti seppur molto simili per certi versi.
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Eros D'Antona tra passato e futuro
In generale quali sono i tuoi registi del cuore?
In realtà porto nel cuore tutti quei film che mi hanno fatto innamorare del cinema e che per merito loro oggi mi ritrovo a fare questo mestiere. Non sono pochi, e anche di generi differenti, di fatti non c'è n'è uno che amo più degli altri, semmai c'è il genere che preferisco meno. Di conseguenza sono tanti gli artisti a cui mi sono legato e se devo dire qualche nome i primi che cito sempre sono Quentin Tarantino, Sam Raimi, Robert Rodriguez e Sergio Leone, ma la lista è lunga.
È il tuo primo film distribuito in Italia, ma non il primo che hai realizzato. Ci racconti il percorso della tua casa di produzione che ha portato a questo traguardo?
È cominciato tutto da molto prima, ma l'idea della Funny Dreamers Productions è nata proprio assieme all'idea del mio primo film: Insane, un pulp tutto italiano che ci ha regalato parecchie soddisfazioni nei festival, molte meno come distribuzione a causa del genere e della lingua italiana, e per questo motivo recentemente abbiamo deciso di condividerlo per intero su YouTube. Fu un esperimento che mi ha insegnato tanto ed è stato praticamente dopo Insane che ho deciso di produrre i film successivi in lingua inglese. Qualche anno dopo nasce Haunted, un horror condito con un po' di ironia (ingrediente che ho sempre messo nei miei progetti) e che, a differenza del primo film, è stato distribuito in oltre venti Paesi e doppiato in più lingue. Haunted ci ha proiettati in quello che è il vero mercato legato a questo tipo di cinema, facendo nascere alcuni legami, in particolare negli Stati Uniti, che ci permettono di continuare a crescere.
Die in One Day è stato girato in inglese come i tuoi lavori precedenti e poi doppiato. Pensi di lavorare direttamente in italiano per prossimi film?
L'ho già fatto con Insane e mi auguro sempre di poterlo rifare ancora ma al momento continueremo a girare in inglese.
Ti aspetti dal pubblico italiano un'accoglienza diversa da quella che hai riscontrato all'estero?
Bella domanda. Purtroppo non è certo un segreto che nel nostro Paese se ti chiami Eric McDane invece di Eros D'Antona hai un'accoglienza decisamente migliore. Giuro che il nome mi è venuto fuori di getto e, chissà, se ci lavorassi un po' forse potrebbe funzionare (Ride). Comunque si, noi tendiamo sempre, salvo qualche rara eccezione, a snobbare tutto ciò che è made in Italy. Altrettanto vero che esiste una piccola fetta di pubblico che sostiene il cinema di genere fatto in casa nostra. E questo ci dà speranza.
Quali sono i prossimi passi di Eros D'Antona come regista? Qual è il prossimo progetto?
Qualche mese fa mi è stato proposto dagli Stati Uniti il sequel di Haunted, al cui soggetto ci sta lavorando Carlo De Santis, un giovane scrittore di talento assieme a cui ho scritto Clownery, un film horror che strizza l'occhio ad IT ma ha un'anima tutta sua; la storia è originale e il film, questa è la vera novità, è già in cantiere, battiamo il primo ciak il 16 novembre. Nel cast c'è la mia bellissima musa Kateryna Korchynska, alcuni ritorni come Linda Hand (Insane), Dario Grassi (Die in One Day), nuovi volti come Serena P. Palmisano e la giovanissima Emily Bevilacqua (8 anni) e tutti i miei fratelli: Mirko e Alex in vesti assai differenti rispetto a ciò che hanno fatto fino ad ora e Roberto in un ruolo piuttosto caratteristico. I costumi sono stati ideati e realizzati ancora una volta da Alessia Gentile (Die in One Day) e le musiche, che omaggeranno il cinema horror italiano, verranno composte da Andrea C. Pinna con cui ho sempre collaborato sin dal mio primo film, insomma c'è tutto il giovane e affamato team della Funny Dreamers Productions ma anche alcune new entry di grande talento come Amalia Valsecchi (Scenografia), Silvia Rosa (Special Effects) e Fabienne Zagami (Make-Up). Credetemi, non vedo l'ora di girarlo!