Dexter: Original Sin aveva già dimostrato quanto sarebbe stato meglio che il mondo di Dexter Morgan, uno dei personaggi più iconici e riconoscibili della serialità degli ultimi vent'anni, si concludesse con New Blood. Clyde Phillips, il creatore originale (ispirato dai romanzi di Jeff Lindsay), era riuscito a correggere gli errori delle ultime stagioni e dare un degno - e forse unico possibile - finale al serial killer dei serial killer: ucciso dal suo stesso sangue.

A quel punto i produttori del franchise, notando che il successo non si era per niente affievolito, erano voluti andare ad indagare le origini del protagonista ma ricalcando fin troppo formula e personaggi (come il fratello estraniato) dalla serie madre. Ora arriva un'ulteriore spin-off/sequel, ambientato qualche mese dopo gli eventi di New Blood e intitolato simbolicamente Resurrezione. Ma forse sarebbe stato meglio fermarsi.
Dexter: Resurrection, la terza vita di Morgan

Fin dalle prime battute è chiarissimo come questa serie sequel, per sopravvivere, prenda in giro i suoi stessi passi falsi e questa fantomatica "resurrezione" dopo lo sparo da parte di Harrison (Jack Alcott). Lo fa attraverso l'onnipresente voce fuori campo di Michael C. Hall - caratteristica anche del prequel - e attraverso la sfortunata serie di coincidenze che investono tanto il padre quanto il figlio. Non solo: la serie è a modo proprio un ritorno alle origini per il coinvolgimento di gran parte del cast originario, fosse anche per brevi camei (qualcuno ha detto Trinity?). Sapete quando si dice che quando stai per morire ti passa tutta la vita davanti agli occhi? Ecco. Tanto più che ora il serial killer riacquista il suo nome originario, e non quello falso.
Tra vecchi e nuovi volti, il cast del sequel

Nome altisonante tra le new entry di Dexter: Resurrection è sicuramente quello di Uma Thurman, che fin dalle prime inquadrature sembra uscita da un film di Tarantino con la sua Charley. Insieme a lei il Leon Prater di un altrettanto carismatico Peter Dinklage e soprattutto i due detective sopra le righe interpretati da Kadia Saraf e Dominic Fumusa. Per la prima volta una profiler fa capolino nel franchise rendendolo ancora più crime e meno thriller psicologico. Tra gli altri nomi coinvolti per gli amanti del piccolo schermo citimo Neil Patrick Harris, Krysten Ritter, Eric Stonestreet e David Dastmalchian.

Non manca, come dicevamo, il fil rouge con la "vecchia guardia". In primis il ritorno di David Zayas nei panni del detective (ora capitano) Batista, già nominato nel precedente finale, e di James Remar come padre adottivo di Dex, Harry, nonché sua "guida spirituale". Il codice di Harry torna preponderante in questi nuovi episodi per provare a trasformarsi nel codice di Dexter e in quello di Harrison. Le dinamiche sono quindi cicliche. Sinceramente, ci chiediamo come possano raccontare qualcosa di davvero nuovo che non sia la solita fortuna e abilità del protagonista nello sfuggire alla giustizia e farla franca. Nemmeno il rapporto padre-figlio e le colpe dei padri sembrano qualcosa di nuovo. Inoltre la serie risulta un concentrato tra lo spin-off ipotizzato dopo New Blood incentrato sulla vita di Harrison, e la presenza del personaggio più amato, ovvero quello di Hall, senza il quale forse la produzione avrebbe rischiato troppo.
Una location che parla della serie

Ciò che cambia è la location scelta per la serie Paramount+. Dall'assolata e afosa Miami del Dexter originale eravamo passati alla fredda e piena di neve - in perfetto contrasto col rosso del sangue, in cui Dexter e Harrison sono nati e si sono formati - in Dexter: New Blood. Ora rimaniamo su toni freddi ma non glaciali - dagli edifici alla fotografia - più improntati sul grigiore dello smog a rappresentare il caos pieno di possibilità della metropoli, spostandoci a New York. La città che non dorme mai è anche quella che pullula di serial killer. La regia diventa più dinamica, muovendosi tra i vicoli e i corridoi dell'hotel dove lavora Harrison grazie alla camera di Monica Raymund e Marcos Siega. Davvero però ci chiediamo il senso di un'operazione del genere, se non per continuare a spremere un franchise redditizio senza fine.
Conclusioni
Dexter: Resurrection mantiene lo stile della serie originale ancora più di New Blood e Original Sin ma, vivendo come sequel del sequel, acquista poco valore artistico e narrativo, almeno dai primi episodi visti che non fanno ben sperare per il prosieguo. Non bastano grandi ritorni dalla vecchia guardia, nomi altisonanti tra le new entry e una nuova suggestiva location per stuzzicare davvero la curiosità, e soprattutto mantenere la costanza, di noi spettatori.
Perché ci piace
- La fedeltà allo stile originario e la mano di Clyde Phillips.
- La nuova location della metropoli come luogo di libertà ma anche paura.
Cosa non va
- Le nuove storyline non promettono nulla di veramente nuovo.
- Non bastano ritorni malinconici e new entry di spicco per catturare i fan della prima ora.