Don't really want to make it tough, i just want to tell you that I've had enough. It might sound crazy but it ain't no lie, baby bye bye bye.
Grazie all'incontrollato mercato sud americano, attraverso cui metà delle scene cult di Deadpool & Wolverine sono finite bellamente online, la sequenza d'apertura del film di Shawn Levy è divenuta già iconica più o meno ovunque. La scena vede il Mercenario Chiacchierone interpretato dal mitico Ryan Reynolds dissacrare il corpo riesumato di Logan (sì, quello del film di James Mangold) usando le sue ossa adamantine contro gli agenti della TVA nel mentre del passaggio dei titoli di testa.
E così è già polemica: come fa Wade Wilson a staccare e spezzare a mani nude lo scheletro di Wolverine ricoperto dal materiale più resistente in assoluto? Il film nemmeno inizia che i nerd più incalliti sono sul piede di guerra, ma in realtà a Deadpool frega meno di zero perché di queste "questioni precisine" se ne infischia e balla e massacra sulle note di Bye Bye Bye degli NSYNC. La canzone non è neanche scelta a caso: in primo luogo perché è il primo dei tanti inside joke "che se capiscono e non se capiscono" - dipende dalla cultura Marvel dei singoli -, essendo la canzone utilizzata in un piccolo e veloce siparietto con Wolverine e Pyro in X-Men 2; secondo poi rappresenta la diretta volontà concettuale del cinecomic, pensato per espressa ammissione di Levy e Reynolds come grande e meritato addio all'Era Mutante della 20th Century Fox.
La Volpe e il Topolino
Deadpool & Wolverine è sì un "film sull'amicizia fatto da amici", come sottolineato più volte dallo stesso Shawn Levy, ma più di ogni altra cosa vuole essere una sorta di fiaba della buonanotte surrealista e multiversale per mettere a riposo l'ormai stanca Volpe di Murdoch. L'acquisizione della Fox da parte della Disney ha infatti messo la parola fine allo scombussolato Universo Mutante iniziato nel 2000 con il primo X-Men di Bryan Singer, passando il testimone direttamente in mano ai Marvel Studios. La Volpe - proverbialmente - non è riuscita a raggiungere "l'uva" che sperava, al netto di un più che discreto successo di tanti cinecomic prodotti nel corso di un ventennio in cui è stata precorritrice di tempi, spianando di fatto la strada al sottogenere prima ancora dell'eclatante debutto di Iron Man e del MCU di Kevin Feige. Una creatura, la Fox, che una volta inglobata nella Disney è caduta nel dimenticatoio, con la nuova sussidiaria 20th Century Studios a mantenere intatte le vestigia produttive della vecchia società. Ma quella Volpe ha nutrito ed è stata nutrita da molti attori e registi, soprattutto quella parta cinecomic che ha tanto contribuito a rendere iconici volti ancora oggi amatissimi dal grande pubblico.
Impossibile dimenticarla così, dunque, non quando si ha tra le mani l'opportunità di creare una parodica elegia cinematografica per salutare un passato tutto sommato ancora vicino ma di fatto ormai lontanissimo. Un'idea difficile da realizzare per le tante parti in gioco coinvolte ma assolutamente impareggiabile, che alla fine - grazie alle "infinite possibilità del Multiverso" - è stata fortunatamente realizzata. Diciamo così perché questo grande e nostalgico saluto alla vecchia guardia mutante racchiude al suo interno le speranze e le aspettative di un mondo che non c'è più, di un modo di concepire il genere che oggi appare quasi tenero. C'è lo spirito d'inizio millennio caduto ormai nel Vuoto (letteralmente, in chiave narrativa) rappresentato dai diversi volti che lo hanno sostenuto e coadiuvato sotto l'egida Fox, lo stesso che viene riesumato via concept per offrirgli un "finale migliore", per lo meno un doveroso addio dopo il cambio della guardia, in diversi casi - probabilmente - una vera e propria seconda chance per essere ricordati in maniera differente, per alcuni addirittura un modo per reclamare una posizione a lungo ambita ma mai ottenuta (qualcuno ha detto Gambit?).
Deadpool & Wolverine: una love story per celebrare il passato (attendendo un futuro in ritardo)
Deadpool & Wolverine: in ricordo delle origini
Quindi sì, Deadpool & "Friends" è un'elaborata, sovversiva, scorretta ed esilarante elegia dell'Era Mutante Fox; uno sfogo sentimentale caustico e pruriginoso che non rinuncia all'identità artistica del Mercenario Chiacchierone e, anzi, dona al Wolverine di Hugh Jackman la sua dimensione cinematografica ideale (rincorsa per 24 anni esatti). Capite? Persino maschera e costume giallo di Wolverine rappresentano acini di quell'immaginaria Uva sopra citata mai raggiunta dalla Volpe, a cui il film non recrimina comunque nulla, giocando invece con ogni elemento citazionista possibile e con ogni amico rientrato in quelle parti sbiadite ma pronte ad acquistare nuovamente colore. Un film che entra a gamba tesa nel Marvel Cinematic Universe cercando di rendere giustizia a quella fase embrionale del genere che ha fatto storia, a quella colonna (im)portante - d'impatto e fondamentale - che tempo e mercato hanno comunque deciso di abbattere e sostituire, condannandola al dimenticatoio. Ma non Reynolds, non Levy, non Jackman; non in un momento decisivo e di arrivo in un nuovo ed esaltante progetto in cui ricordare la strada fin lì percorsa prima di abbandonarla definitivamente.
E infatti, a pochi giorni dall'uscita di Deadpool & Wolverine nelle sale, Ryan Reynolds ha scritto via social: "Non si tratta soltanto di Deadpool che dice ciao al MCU, ma soprattutto di me, Hugh e Shawn che diciamo addio a un posto e un'era che ci hanno letteralmente creati. Saremo per sempre grati al divertente, strambo, sregolato e rischioso mondo Fox. È stata la nostra storia d'origini e non la scambieremmo mai con nulla". Un evidente testimonianza del fattore emotivo che ha spinto i tre mattatori a confezionare un cinecomic corale e di grande intrattenimento, capace di mascherare con entusiasmanti virtuosismi stilistici pop e un umorismo sboccato e disfunzionale - per i canoni MCU - quel sentimento che in pochi, oggigiorno, riescono anche solo a provare: la riconoscenza. Ecco, Deadpool & Wolverine è un film che riconosce al passato della Fox il suo valore. Sghembo, stralunato, fuori dagli schemi, a volte persino ridicolo e altre audace, ma comunque prezioso e seminale, nel bene e nel male.