Prima i fatti, prima i numeri duri e puri: secondo la consueta e puntuale analisi Cinetel di fine/inizio anno, i cinema nel 2022 hanno registrato un incasso generale di 306 milioni, per un numero di presenze pari a 44.5 milioni di biglietti. Un risultato superiore a quello del 2021 (+81% incassi e +79% presenze), quando i cinema avevano riaperto a partire dal 26 aprile, ma con un decremento del 48% degli incassi e del 51% delle presenze rispetto alla media del triennio di riferimento, ossia 2017-2019. Cosa vuol dire? Che c'è ancora tanta strada da fare per riportare la sala al centro della cultura e dell'intrattenimento.
Ad introdurre e analizzare i dati, Simone Gialdini, presidente Cinetel; l'AD Davide Novelli; Mario Lorini presidente di ANEC; Massimo Proietti, Deputy Managing Director di Universal Pictures International Italy. Un'analisi aperta dal videomessaggio di Francesco Rutelli, presidente ANICA che, in una frase, racchiude l'intera conferenza, e soprattutto le intenzioni future della nostra industria: "Ci vorrà del tempo per tornare ai livelli pre-pandemia". Ecco l'obbiettivo dichiarato, azzerare i segni negativi e tornare a crescere, a cavalcare il botteghino. Il tutto, nel minor tempo possibile. Realtà o utopia? C'è da dire che, con i dati sotto mano, e con le prerogative del 2023, potrebbe non essere una cosa tanto facile. Anzi.
Bene ma non benissimo
Nelle ultime settimane, complice Avatar: La via dell'acqua, sommato alle buone prestazioni di titoli italiani (Il grande giorno), la differenza tra il 2017-2019 pare si sia abbassata ad una media del -31% ma, con le festività archiviate e con una relativa scarsità di scelta attuale (scarsità che non va confusa con qualità, attenzione), le sale potrebbero - nell'immediato - tornare a soffrire. Sempre Rutelli, nel videomessaggio, sottolinea che "la qualità dei prodotti e l'attenzione verso la ricchezza e l'originalità sono fattori essenziali". Sacrosanto. Però poi salta all'occhio uno dei dati fondamentali, che mostrano e dimostrano lo stato delle cose: nel 2022 sono usciti in sala 624 nuovi titoli (compresi eventi, riedizioni, ecc.), di cui 251 italiani o co-prodotti. Si tratta di 186 titoli in più rispetto al 2021 e di 7 in meno rispetto alla media 2017-2019. Cosa vuol dire? Più film, meno incassi. Chiaro, l'andamento del 2022 è stato condizionato nella prima parte dell'anno dall'emergenza sanitaria (il divieto di vendita di cibo e bevande sino a marzo, l'obbligo di mascherine fino al 15 giugno), e i primi mesi hanno segnato numeri decisamente negativi anche per l'assenza quasi totale di titoli mainstream. È stato poi maggio, grazie a Top Gun: Maverick, a risollevare le percentuali, con un'estate che ha segnato una media del -30% rispetto al triennio di riferimento.
Cinema in Festa: siamo sicuri che il problema delle sale sia il prezzo del biglietto?
Un concetto rimarcato da Gialdini: "Un avvio difficoltoso per il 2022, vittima delle restrizioni, per poi crescere da aprirle. Poi l'arrivo di Cinema in Festa a settembre, insieme ai titoli italiani o Minions hanno accresciuto le presenze". Le restrizioni pare siano state il problema maggiore, ma le stesse restrizioni erano ancora in vigore quando uscì il sequel di Top Gun. Dunque, è chiaro il paradigma: il pubblico si avvicina alla qualità, ed è disposto a pagare per averla (e bisogna continuare ad investire sulla tecnologia IMAX, ISENSE, LUXE come fa la catena UCI Cinemas). Affollare la programmazione di titoli non sembra essere una chiave di svolta in questo momento storico, nel quale il grande pubblico cerca quasi esclusivamente l'esperienza cinematografica o la qualità artistica.
Una forbice che si apre quando poi analizziamo la fascia di pubblico che frequenta la sala. "La fascia over 50 è quella in sofferenza, ed è cruciale per un certo tipo di cinema", spiega Proietti. Quale tipo di cinema? Quello italiano. Scopriamo infatti, tramite il nuovo servizio Cinexpert, che il pubblico in sala è relativamente giovane, si concentra tra i 15 e i 49 anni, e predilige titoli di produzione US, mandando in sofferenza gli incassi italiani che rappresentano solo il 19,7% del botteghino 2022, con il solo La stranezza che rappresenta addirittura il 9%.
Avatar: La via dell'acqua, le opinioni della redazione
Italia, abbiamo un problema?
Lampante il problema, tra l'altro già osservato: quando ci sono tanti film italiani in sala il botteghino va in difficoltà - e il primo trimestre del 2022 è stato ricco di produzioni nostrane. Gli over 50 che vanno al cinema sono pochi, e i più giovani - appunto - non scelgono film di produzione italiana. Il motivo? Diversi, e meriterebbero un capitolo separato: standardizzazione di generi, poca difficoltà del cinema italiano di ampliare il pubblico, poco ricambio interpretativo e quindi uno star system italiano che funziona poco e poco funziona nei confronti delle pubblico più giovane, con i prodotti più efficaci mal sostenuti e pubblicizzati (due esempi, Margini e Piove) che, per forza, trovano poi una dimensione nella distribuzione streaming. Falso il mito del digitale che toglie pubblico, proprio per il motivo sopra citato: il cinema italiano, tranne rari casi, sembra ancorato ai retaggi della platea over 50 che, guarda caso, frequenta poco la sala, pur rifacendosi ai canoni da televisione generalista. Naturale la scelta del pubblico giovane che, di conseguenza, predilige la tanto decantata "esperienza".
Il caso de La Stranezza, il cinema sui media, gli incassi sopiti: ma qual è lo stato dell'arte?
L'esperienza cinematografica, ma fino ad un certo punto
Occhio, però: insistere solo sull'esperienza da grande schermo potrebbe far perdere la percezione del cinema stesso (in breve, il cinema al cinema non può essere solo Avatar, la Marvel o casi eclatanti come Top Gun: Maverick), influendo negativamente e irrimediabilmente sia sul cinema italiano che sui titoli indipendenti. Insomma, come sempre ci vuole un equilibrio tra le produzioni e le distribuzioni. Interessante la considerazione di Massimo Proietti: "I dati 2022 non sono comunque accettabili ed è evidente che tutti noi vogliamo tornare ad un livello di mercato pre-pandemico. La velocità in questo caso è vitale per tutti noi. Spesso si chiede al pubblico di andare al cinema, ma bisogna distribuire il prodotto su dodici mesi. Estate compresa. L'Italia non deve essere diversa rispetto al resto del mondo quando. Le prossime estati devono essere di svolta, e a giugno torna Cinema in Festa: un'edizione cruciale che lancerà i tanti film previsti in uscita. Molti sono film US, ma ci saranno anche film italiani, magari arrivando da Cannes".
Dall'altra parte, e nuova parentesi, il Cinema in Festa è un momentaneo palliativo che pompa presenze senza però influire più di tanto sugli incassi: una abbuffata momentanea che ci fa tornare al punto di partenza, sperando che il divario tra pre e post pandemia si possa superare. Il punto focale è questo: la dimensione cinematografica italiana è e resterà questa per molto tempo. Una teoria esplicata dalla biforcazione anagrafica, che racchiude concetti e protocolli. Un flusso altalenante di incassi e presenze, uscite top che catalizzano l'attenzione, format sbiaditi per un pubblico ormai distante e la speranza che anche in estate gli italiani scelgano il cinema come punto di riferimento.
Una speranza gracile, alla luce dell'ultimo e marcato dato che spunta dal report Cinetel 2022: l'Italia è il Paese europeo che più ha sofferto al botteghino. La Spagna segna una differenza del -37% rispetto al 17-19, con Francia, Germania e Gran Bretagna che si attestano tutte e tre con una percentuale negativa al di sotto del 30%. Tutti e quattro i Paesi, tra l'altro, non superano il 40% nella quota di film nazionali distribuiti. Saranno anche dei freddi numeri, ma qualcosa vorranno pure dire...