Recensione Ballare per un sogno (2008)

L'autore di Save The Last Dance e Step-Up ci consegna una nuova storia di danza e d'amore che ritaglia uno spazio per la speranza, specie tra i più giovani.

Dancing teen

Se la generazione precedente, quella bollata dal marchio infamante "X" per intenderci, aveva trovato nel cinema la sola nicchia degli slasher movie e degli horror per teenager, quella di oggi continua a rannicchiarsi nelle configurazioni più romantiche della loro giovane età. Così, mentre una buona fetta non disdegna i film dell'orrore, che però si fanno più complicati e puntano a un pubblico più adulto che mai, e dei fumettoni, che riprendono, bene o male, le storie che hanno letto sui loro comics e/o manga (dal burtoniano apripista Batman al più recente Watchmen) e nei loro romanzi preferiti (non ultimo Twilight), la maggior parte dei "ragazzi di oggi" preferisce il cinema della speranza e della consolazione. Il bombardamento televisivo con il castigo del suo pessimismo cosmico non frena le fantasie dei ragazzi, ma suggerisce loro di trovare altrove forme di un necessario ottimismo, conferme della loro voglia di tenerezza e riprove del bisogno dell'happy ending che sembra tanto lontano. Gli adolescenti sono dunque degli inguaribili romanticoni? A dispetto del volume a palla delle loro consolle e dei loro i-pod la risposta, che arriva anche dal cinema, è: sì. Ballare per un sogno, il cui titolo già significativo insiste su questo trend escapistico velato di un sano idealismo, convalida una tesi di cui in Italia si fanno portavoce i programmi televisivi più seguiti come il fenomenologico Amici e il telefilm spagnolo Paso Adelante (eredi un po' illegittimi della nostalgica Saranno Famosi).

Lauryn lavora come contabile nella malandata officina che suo fratello ha ereditato

dal padre in una cittadina dell'Illinois. Il suo sogno è entrare a far parte della Scuola di musica e danza di Chicago: sua madre, morta quando lei era piccola, le ha insegnato a muovere i primi passi sulle punte e lei adesso vuole realizzare le sue ambizioni. La sua audizione però va male: sembra che Lauryn non riesca a comunicare le sue emozioni a chi la guarda. Per una serie di strane coincidenze e di eventi fortuiti, finisce per lavorare sul palco di un locale notturno chiamato Ruby's, dove le ragazze ballano un modernissimo burlesque in vesti decisamente succinte per intrattenere folli di clienti entusiasmati.
La vita a Chicago non è come l'aveva immaginata, ma il nuovo lavoro, l'amore e l'amicizia riempiono i giorni di una felicità quasi sconosciuta. Quando il fratello la raggiunge e scopre che non sta seguendo i corsi di quella prestigiosa scuola, il suo percorso sembra invertire verso la rotta di partenza.

Il sogno della protagonista s'infrange presto col suo maggiore limite: la rigidità espressiva. Ma dietro questa chiusura e quest'apparente durezza, come nel più classico dei drammi, si nasconde un disagio, una fragilità psicologica. La morte prematura di entrambi i genitori ha scalfito la sua sensibilità e il suo unico modo d'esprimersi è il ballo. Ballare per un sogno, in linea con i precedenti successi di Duane Adler, in particolare il dolce Save the last dance, non è solo un film sulla danza. Certo la mano di Darren Grant, regista di numerosi videoclip musicali premiati e apprezzati tanto da cantanti quanto dai loro fan, si riconosce e il suo merito sta nel riuscire ogni volta in un'attualizzazione non banale dei suoi plot. Oltre la storia della ballerina il cui destino è falciato dalle impossibilità economiche, come nel più classico Flashdance, che le coreografie, con i giochi di luce perfettamente orchestrati, e anche certe scenografie negli interni, omaggiano chiaramente, c'è una love story non troppo semplice e una situazione familiare che lo è ancora meno.

Tra discorsi chiari e limpidi come l'acqua della fontana cui a un certo punto si unisce coi suoi sinuosi movimenti la protagonista, la storia scorre senza troppi intoppi e riesce qualche volta anche a sottrarre allo spettatore da certi ricorsi prevedibili (che hanno decretato il flop di film come Honey). L'unione dei due giovani, coppia artistica ben congegnata (lei ballerina provetta, lui compositore elettronico), farà la forza dei loro sogni, la forza d'inseguire qualcosa che la vita vuole a tutti i costi ostacolare. Difficile è invece riconoscere dietro il visino pulito di questa guerriera del sogno quello dell'attrice Mary Elizabeth Winstead, che in Grindhouse - A prova di morte era l'unico personaggio femminile un po' ingenuo e non così mascolino: forse quel marpione di Quentin Tarantino aveva presagito la sua carriera.
Sicuramente un film che potranno apprezzare lo sguardo del giovane pubblico femminile e l'udito, abituato al pop e all'hip hop più recenti, di quello maschile. Un film che ripete, con codici stilistici e narrativi moderno, la favola bella dei sogni che s'avverano. Una favola in cui gli occhi ancora innocenti dei giovani possono identificarsi mentre i più adulti fremono sulle poltrone, pungolati da una musica strepitosa e travolgente.