Da me o da te, la recensione: non ci sono più le rom-comedy di una volta

La recensione di Da me o da te, nuova commedia romantica firmata Netflix con Reese Witherspoon e Ashton Kutcher che si propone di far battere i cuori dei propri spettatori.

Da me o da te, la recensione: non ci sono più le rom-comedy di una volta

Parliamoci chiaro: non ci sono più le commedie romantiche di una volta; o forse, più semplicemente, è il pubblico che è cambiato. In un modo che corre veloce, e che si ritrova perennemente bombardato da continui stimoli visivi, seguire i percorsi già ampiamente battuti in precedenza non basta più.

Come sottolineeremo in questa recensione di Da me o da te, il film scritto e diretto da Aline Brosh McKenna (e ora disponibile su Netflix) segue a menadito quanto già detto, previsto e narrato da numerosi film del medesimo sottogenere. Lo stesso fatto che nel corso della visione lo spettatore continui a mettere a confronto tale opera con titoli a essa precedenti come Amici di letto, o Amici, amanti e... non è da intendersi come una semplice reiterazione da parte della McKenna di certe dinamiche previste da questa tipologia filmica, quanto dimostrare la mancanza di originalità per una pellicola piatta, insapore, poco coinvolgente, come quella chiamata che ricevi controvoglia, finendo per sempre senza risposta.

Da me o da te: la trama

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Your Place or Mine: Tig Notaro e Ashton Kutcher in una foto del film

Debbie (Reese Witherspoon) e Peter (Ashton Kutcher) sono migliori amici da una vita. Nonostante l'uno sia opposto dell'altra, i due non riescono proprio a fare a meno di entrambi. Un legame, il loro, che ha addirittura sconfitto la distanza visto che lei abita insieme al figlio a Los Angeles, e lui a New York. Quando si scambiano casa e vita per una settimana, scoprono che ciò che pensano di volere potrebbe non essere ciò di cui hanno realmente bisogno.

Amici come prima, e non solo

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Your Place or Mine: una foto di Jesse Williams

Le bugie possono far male. Sono cenere nascosta sotto il divano, cumuli ammassati da far sfuggire alla vista, così da non bruciare gli occhi, e infastidire l'anima. Eppure, quando si mettono in parallelo le proprie esistenze, scambiando di colpo le proprie case, e le proprie abitudini, ogni più piccolo segreto, e ogni informazione celata, pensiero non detto, confessione bloccata, si mostra in tutta la sua latente potenza. Un gioco già svelato da Nancy Meyers in L'amore non va in vacanza, e adesso recuperato in Da me o da te nei termini di un favore tra amici nello spazio del quale ogni ingranaggio di questo rapporto viene messo in discussione, e ogni verità svelata.

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Your Place or Mine: una foto di Wesley Kimmel e Reese Witherspoon

Ed è proprio in questo frangente che il film di McKenna inciampa per poi cadere inesorabilmente. La portata delle bugie scoperte, la presenza di personaggi come il giardiniere amante di Debbie, e i romanzi tenuti nascosti all'interno di forni mai utilizzati, sono solo piccoli suggerimenti di tensioni emotive mai risvegliatesi, ma solo leggermente scosse. Nessun terremoto pare scuotere il rapporto idilliaco di Debbie e Peter; la base per uno scossone interiore capace di svuotare l'anima, far discendere i due protagonisti nell'abisso dei propri dolori, per risalirvi più forti di prima, c'erano, ma tutto finisce per crogiolarsi in un infinito ottimismo, che depotenzia la portata empatica, per rivelare un senso di artificiosità e impossibilità degli eventi.

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Reiterazione di storie lontane

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Your Place or Mine: Zoe Chao nel ruolo di Minka

È tutto perfettamente illuminato, tutto allegramente colorato il mondo di Da me o da te. Sono lontane le coltre cineree che avvolgevano William Thatcher in Notting Hill una volta persa (forse) per sempre Anna Scott. Allineandosi alla sua controparte visiva e fotografica, Da me o da te non vive mai di tempeste emotive, di cedimenti o turbamenti. Tutto naviga su uno sviluppo lineare, privo di tensioni o barlumi di sofferenze. Il volto sorridente e ottimista del personaggio di Debbie si fa pertanto perfetto anticipatore di un finale citofonato già a metà visione. Gli incontri che avrebbero dovuto sconvolgere il battito di un elettrocardiogramma piatto, sono scariche andate a vuoto; sono momenti passeggeri e rimasti sospesi, privi di un completamento narrativo, o di una rilevanza psicologica. Generati sulla carta come fuoco bruciante pronto a investire le esistenze dei due protagonisti, non sono altro che piccole fiammelle che si spengono in fretta, scomparendo nel buio per lasciar spazio a un universo filtrato da fin troppa luce.

L'ottimismo non vola, ma soffoca

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Your Place or Mine: una foto di Steve Zahn

Da me o da te è una rom-comedy fuori tempo massimo. Gli spettatori sono cresciuti, si sono evoluti fino a divenire prede fameliche di storie accattivanti e immersive, di collegamenti diretti con la propria realtà, e ibridati dal filtro del sogno, o dell'incubo. Ciò che manca in Da me o da te è proprio quell'aspetto realistico che la renderebbe un'opera credibile, sebbene nata con l'intento di alimentare di dolci aspettative una sfilza infinita di cuori sognanti. La stessa performance trasognante di Reese Witherspoon, e quella più sottomessa di Ashton Kutcher non fanno altro che alimentare quel substrato di incontenibile immutabilità degli eventi che impedisce ai propri personaggi di evolvere e crescere, fino a renderli credibili.

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Sono due amici che si riscoprono amanti, Debbie e Peter: due modelli prestabiliti privi di originalità e inseriti in una galleria di stereotipi che neanche il battito del cuore più sincero, o di uno sguardo profondamente sognatore sono in grado di abbattere. E così, ogni possibile punto di svolta, ogni sospiro, o fiato interrotto, non sono altro che folate di vento che scompigliano capelli laccati, che rischiano di smuoversi, rimanendo però fiaccamente identici.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Da me o da te sottolineando come il film diretto e scritto da Aline Brosh McKenna tenti di rientrare di diritto nel sottogenere delle commedie romantiche, riproponendo fedelmente i dettami previsti da questo mondo di appartenenza. Eppure in questo gioco di "copia e incolla" qualcosa va storto. Manca quello sconvolgimento emotivo, quel buio improvviso che allontana gli animi e fa perdere i battiti. Ciò che ne risulta è una storia già vista, figlia di altri racconti macinati, ingurgitati e ampiamente digeriti.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Il design dell'appartamento di Peter.
  • L'idea di base, sebbene poco sviluppata nei suoi punti di forza.
  • La solarità di Reese Witherspoon.

Cosa non va

  • La scelta di non sviluppare gli eventi e i personaggi che avrebbero portato degli sconvolgimenti nella vita dei protagonisti.
  • La piattezza dei personaggi e della loro storia.
  • Il finale già citofonato a metà film (o anche prima).
  • La presenza di personaggi inutili all'economia del racconto.