Da Lee Miller a Civil War: 5 film dove la guerra diventa sguardo femminile

Il titolo con Kate Winslet è solo l'ultimo che segue le inviate di guerra pronte a raccontare il conflitto con i propri occhi.

Lee Miller, la guerra e lo sguardo femminile

Le bombe esplodono, la terra trema, mentre le mani si muovono veloci alla ricerca di quell'elemento che va oltre l'essenza oggettistica; è un arto ipertrofico della donna (macchina fotografica, penna, mirino), non più accessorio di estetica, ma strumento di verità, prolungamento del proprio essere e di un'etica professionale che le spinge a guardare, osservare, dominare con uno sguardo, o un tratto di inchiostro.

Lee Miller Film Kate Winslet Foto
Kate Winslet ricrea il celebre scatto di Lee Miller

Che siano reali, o fittizie, quelle che il cinema sta portando sullo schermo sono esistenze che strappano il corpo femminile dallo stereotipo ereditato dalla società dell'immagine, per portarlo al centro dell'orrore della guerra. Sono fotografe, reporter, o soldatesse svincolate da quel prototipo di donna sensibile, incapace di muoversi a contatto con la morte perché non abbastanza forti, non abbastanza coraggiose, non abbastanza "uomini".

Lee Miller, arrivato al cinema, è solo l'ultima tessera di un puzzle ancora troppo esigue e limitato nei suoi pezzi. Un puzzle che restituisce una donna non più come corpo da ammirare, oggetto passivo dello sguardo altrui, ma come osservatrice attiva, fatta di occhi che scrutano, bocche che parlano, sguardi che immortalano e mani che denunciano.

In un momento storico come questo, dove l'emancipazione femminile fa sempre più capolino sul grande schermo, queste figure respirano l'aria soffocante di morte e un'umanità in cancrena, denunciando con la voce della verità morte e ingiustizie. Da Lee Miller, a Civil War, ecco 5 film dove la guerra è tutto uno sguardo femminile.

1. Lee Miller

Lee Miller Film Kate Winslet Storia Vera
Kate Winslet nei panni di Lee Miller

Click, click, e boom. Lo scatto della pellicola comunica che il rullino è finito; ora non resta che sviluppare quegli attimi di pura crudeltà, impressioni di una guerra in cui non c'è nulla di giusto, ma tutto di sbagliato. E quello di Lee Miller era uno sguardo che tanto ha appreso e restituito tra i battaglioni in guerra. La donna, prima modella, poi fotografa, fu infatti una figura anarchica e anticipatrice sui tempi. Da corpo da fotografare divenne sguardo immortalante occhi persi, corpi stremati, flash di un conflitto in mondi che hanno perso la propria umanità. Grazie a Kate Winslet, Lee Miller torna finalmente a vivere, permettendo a un pubblico estraneo alla sua storia di accogliere, conoscere e far propria la sua arte, il suo sguardo, la sua fotografia.

2. Civil War

Cailee Spaeny In Civil War Copy
Cailee Spaeny in una scena di Civil War

Correva l'aprile del 2024 quando al cinema arrivava uno dei film più attuali, indaganti e denunciatori di una situazione politica, umana e sociale come quella americana. Civil War di Alex Garland si fa fotocopia di un mondo che vive e si muove al di là della sua trasposizione distopica. E a farsi testimone di un mondo ora frammentato, colto e per sempre eternizzato in uno scatto fotografico, sono proprio quelle figure da sempre bistrattate, perché troppo dolci, o impreparate al dolore, come le donne. Prometei contemporanei, le protagoniste si fanno custodi della realtà obiettiva; tra le mani non più il fuoco divino, ma macchine fotografiche elevate a terzo occhio. Solo apparentemente anestetizzate dalla paura, Lee Smith (Kirsten Dunst) e la "novellina" Jessie (Cailee Spaeny) colgono il mondo che implode con gelida obiettività senza trovarvi nemmeno un senso, quando un senso la guerra (civile) forse nemmeno ce l'ha.

Alex Garland: 4 film da vedere prima di Civil War Alex Garland: 4 film da vedere prima di Civil War

3. A Private War

A Private War Rosamund Pike
Rosamund Pike nei panni di Marie Colvin

Marie Colvin è stata reporter di guerra per il Sunday Times dal 1985 fino alla sua morte nel 2012. Nella sua carriera si annoverano interviste folgoranti, come quelle ad Arafat, o a Gheddafi. In Sri Lanka perde un occhio, ma a sostituirsi a quella vista limitata ci pensa un sodalizio profondo con il fotografo freelancer Paul Conroy. A raccontare le ultime tappe di una vita giocata sul ritmo delle bombe è A Private War, film diretto da Matthew Heineman e reso vivo da una Rosamund Pike granitica, coraggiosa, passionale. In una danza mortale tra un'umanità da restaurare, e una guerra da narrare, la Colvin di Rosamund Pike compie la sua copertura mediatica per denunciare le vere vittime della guerra: i civili. Un incubo da vivere ad libitum che la chiama a documentare con fare onesto - e per questo a tratti respingente - la sofferenza. Una sofferenza che la Colvin sa restituire, fino all'ultimo, mortale, respiro.

4. Profeti

Profeti 3
Jasmine Trinca nei panni della giornalista Sara Canova

Sara Canova (Jasmine Trinca) è una giornalista italiana che vive da un anno in Egitto, ora impegnata a realizzare un servizio in Siria sulle donne che lottano contro l'Isis e il suo "regime di oppressione femminile". Bersaglio perfetto in una lotta compiuta per tenere le bocche chiuse (a maggior ragione se femminili) Sara viene catturata dai fondamentalisti islamici e fatta prigioniera. La sua detenzione sarà destinata a durare molti mesi, passando dalla prima linea del combattimento ad un campo di addestramento nel Califfato in cui dividerà l'alloggio con Nur, una giovane donna nata in Siria ma cresciuta a Londra, e sposatasi (volontariamente) con un miliziano della jihad. Forte del suo stile documentaristico (già apprezzato in Border e Sulla mia pelle), Alessio Cremonini pone all centro della storia due personaggi femminili forti, come quello di una giornalista alla ricerca di una verità non assoluta, e di una donna figlia di un mondo così lontano dal nostro e per questo bistrattato e ritenuto sbagliato.

5. Sicario

Sicario: un primo piano di una malconcia Emily Blunt
Emily Blunt in Sicario

Non c'è nessuna sfumatura artistica a insinuarsi nel mondo di Kate Macer (Emily Blunt). Nessuna macchina fotografica, nessuna cinepresa o tastiera di un computer. Per un'agente dell'FBI come lei, esistono solo armi, paura, e un confine labile tra giusto sbagliato. Non lo racconterà attraverso la potenza di una scrittura, o di uno scatto fotografico, ma a farsi guida virgiliana nella selva oscura dei cartelli messicani è una donna con addosso un giubbotto anitproiettile e un fucile tra le mani. Muovendosi lungo i limiti di un altro confine come quello tra USA e Messico, la macchina da presa di Denis Villeneuve si ancora allo sguardo di Kate, unico barlume di speranza e umanità in un mondo plagiato dal caos. Tra angeli sterminatori e portatori di morte, Sicario è un saggio sulla violenza rattrappita di un incanto feroce di una bestialità che non dimentica l'umanità, sovvertendola.