Cultura cinematografica
Il cinema colto vive anche in Italia. Sulla falsa riga di Manoel De Oliveira il film di Antonietta De Lillo è uno di quegli "esperimenti" che dovrebbero essere portati a termine più spesso nella Settima Arte, ma altresì sono complessi da distribuire. Al termine della visione di Il resto di niente, alcune domande sorgono spontanee per chi come noi, nel bene e nel male, è coinvolto nei meccanismi dell'industria cinematografica. Quanti saranno gli spettatori che andranno a vedere in sala questo film? Quanti noleggeranno o acquisteranno il DVD? Quanti lo guarderanno sulla televisione satellitare o su Rai 3 in "terza serata"?
Ci prendiamo, quindi, la responsabilità di dichiarare che l'operazione della cineasta italiana, già autrice di documentari (fra cui segnaliamo per amore del regista, La notte americana del Dr. Lucio Fulci) e di operazioni estremamente di nicchia, è coraggiosa e di grande qualità.
Nel 1752 nasce a Roma Eleonora Pimentel Fonseca, di famiglia portoghese. Siamo in epoche di nobiltà, caste e reggenti e per interessi viene trasferita a Napoli dove trascorre un'infanzia e un'adolescenza impegnata nell'istruzione e nelle regole. Dopo essersi separata in seguito a un matrimonio di interesse con il Conte De Solis, tutto violenza e repressione, Eleonora si avvicina ai circuiti culturali e letterari e compone poesie che recita in occasione di alcuni conviti. In queste occasioni viene a contatto con la filosofia liberale francese, e come tale viene considerata reazionaria, e imprigionata nel 1798. Verrà liberata ma la sua vita è ormai segnata.
Consigliamo prima di vedere il film, di ripassare velocemente gli eventi storici del periodo, per evitare di rimanere spaesati davanti ai numerosi personaggi e ai modi di fare tipici di quegli anni.
La recitazione è estremamente teatrale, a volte astratta dagli ambienti, affascinanti nella loro staticità, e Maria De Medeiros (che recita in italiano) rappresenta molto bene una donna volta al cambiamento che si ribella alla posizione sociale a cui sarebbe relegata.
E' un cinema di parole, intellettuale, con inflessioni napoletane, a volte incomprensibili, ma che immergono nel clima storico.
Il resto di niente non è una visione facile, e ha il suo fascino in quello stile registico e recitativo "fuori dal tempo" che la De Lillo costruisce. Chi conosce De Oliveira, sa di cosa parliamo, e non siamo molto lontani dal suo formalismo in cui le emozioni vivono sui quadri di immagini e le bocche elargiscono fredde verità.