Meno c'è da guardare, più ci vuole per vedere cosa manca
È con le sagge parole di Gil Grissom iniziamo a parlare di CSI: Vegas, il revival dello storico crime procedurale di Anthony Zuiker dal 9 gennaio 2022 su Rai2 con appuntamento settimanale. La serie originale vent'anni fa cambiò il modo di guardare le indagini in tv (e nella vita vera), non solo per l'apporto tecnologico-scientifico ma anche per l'aver dato spazio a chi solitamente era relegato in un laboratorio e dietro lo schermo di un pc, che qui diventava protagonista assoluto o quasi. Ne sarà valsa la pena di tornare sul luogo del delitto? Lo scoprirete leggendo la nostra recensione di CSI: Vegas.
Tornare sulla scena del crimine
Il revival di CSI: Scena del crimine è, come spesso capita, a metà strada tra uno spin-off e un sequel e riprende esattamente sei anni dopo Immortality, il doppio episodio conclusivo che aveva chiuso le storie di Grissom and Co. Proprio Gil Grissom (William Petersen) e Sara Sidle (Jorja Fox) sono tra i protagonisti della vecchia guardia a tornare, insieme ad altri volti noti come Jim Brass (Paul Guilfoyle) e David Hodges (Wallace Langham). Accanto a loro, una nuova squadra capitanata dalla determinata e allo stesso tempo dolce Maxine Roby (Paula Newsome) e composta dal temerario Josh Folson (Matt Lauria) e dall'effervescente immigrata Allie Rajan (Mandeep Dhillon), insieme all'immancabile medico legale un po' "strambo" Hugo Ramirez (Mel Rodriguez). La composizione del nuovo team vuole sottolineare che i tempi sono cambiati, con la direttrice del laboratorio donna dopo uno stuolo di protagonisti storicamente sempre maschili nel franchise, già aperta nella serie originale con Catherine e Sara. La nuova serie mostra come siano cambiate e si siano evolute la scienza e gli strumenti al servizio della risoluzione del crimine in soli sei anni, un tempo enorme come sappiamo in campo tecnologico, soprattutto negli ultimi tempi.
Addio CSI: l'ultimo saluto a Grissom & Co. in Immortality
Il revival trova anche un efficace equilibrio fra vecchio e nuovo e riesce a celebrare ciò che ha rappresentato la serie madre. Lo fa proponendo il canonico caso della settimana, originale ma non sempre accattivante, e mettendo in primo piano in realtà un caso orizzontale che attraversa tutti i dieci episodi di CSI: Vegas e che è il motivo per cui la vecchia squadra è costretta a tornare "sul luogo del delitto". Non lo fa però tutta in una volta e questo rende più fluida e realistica la narrazione. Non solo: il caso coinvolge proprio la vecchia scientifica e tutto ciò che ha rappresentato, fuori e dentro lo schermo, e questo è un modo per omaggiare e celebrare la sua eredità, fin dalla sigla realizzata nel "vecchio stile" con volti e nomi in sottopancia. Un modo per salutare ma non del tutto la "cara vecchia tv" e per ricordare non solo gli iconici casi ma soprattutto i rapporti fra le persone, quelle ancora vive, che si instaurano tra i corridoi dei laboratori della scientifica e quelli tra superiori e sottoposti, sempre un argomento a rischio soprattutto oggigiorno che c'è più attenzione per certe tematiche.
Con CSI, dieci anni sulla scena del crimine
Viva Las Vegas
Fin dal titolo CSI: Vegas celebra la città dove tutto è iniziato, simbolo dei vizi capitali dell'uomo e dei matrimoni lampo, e cerca di caratterizzare al meglio la nuova squadra, in modo che possa cavarsela (quasi) da sola in una seconda stagione già ordinata, in cui tornerà Jorja Fox ma forse non William Petersen, che già si era sentito male sul set di questo revival. Sara e Grissom è come se fossero di nuovo matricole, pronte a sciorinare saggi consigli ai nuovi adepti ma allo stesso tempo costretti a doversi "ricordare come si fa", soprattutto a causa dei nuovi macchinari all'avanguardia e alle nuove tecniche di analisi dei reperti. Per la vecchia squadra il ritrovarsi ha il sapore della reunion scolastica, ma allo stesso tempo Sara e Gil tengono bene la scena nel mostrare un rapporto che ha trovato un proprio equilibrio negli anni, anche quelli che non abbiamo visto in tv ora che sono una coppia sposata sempre in giro per il mondo. Del resto Gil possiede ancora tutte le stranezze che lo hanno reso il più amato fra i capi della scientifica di tutti i serial del franchise. Tra le nuove leve Josh e Allie rappresentano la coppia-non-ancora-coppia, sempre a proposito di rapporti sul posto di lavoro, lui cresciuto "nel sistema" e lei dal carattere nerd e impacciato. Max è non solo una figura materna per i ragazzi della scientifica ma anche per il suo vero figlio, ora al college, con cui avrà più di qualche gatta da pelare, portando alla luce anche l'argomento del razzismo sistematico in un certo tipo di società e Ivy League. La regia gioca ancora una volta con i dettagli e le prospettive per mostrare al microscopio una determinata scena del delitto, mentre la fotografia con i toni scuri e le luci al neon della città del peccato. Bentornati a Las Vegas... speriamo non per morire.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di CSI: Vegas contenti che questo revival sia stato utilizzato come vero e proprio omaggio della serie originale, ripercorrendone alcune storie e rapporti fra i personaggi. Il ritorno della vecchia guardia viene centellinato, rendendo la narrazione più fluida e realistica, per dar spazio alle nuove leve, in modo che possano camminare (quasi) da sole in una seconda stagione già ordinata, ma che purtroppo non sempre riescono ad arrivare al cuore dello spettatore.
Perché ci piace
- L’aver trovato un escamotage narrativo che riportasse con un senso i membri del cast originale.
- Il caso che coinvolge tutti gli episodi celebra e omaggia la vecchia squadra della scientifica.
- La chimica tra Grissom e Sara e la stranezza di lui, entrambe intatte.
Cosa non va
- Un po’ di freddezza istintiva verso la nuova squadra, a parte il personaggio di Paula Newsome.
- I casi della settimana sempre interessanti ma forse di minor impatto.