Criminal Minds - Stagione 4, Episodio 10: Brothers in Arms

Dopo due settimane i nostri profilers preferiti tornano alle prese con un caso che li tocca molto da vicino, un serial killer che si diverte ad ammazzare i tutori della legge.

Phoenix: una coppia di agenti di polizia sta pattugliando le strade parlando di sport e il più anziano dei due cerca di insegnare i trucchi del mestiere al novellino, che si affida troppo alla tecnologia moderna, trascurando le basi che ogni buon poliziotto deve conoscere a menadito. In seguito a una chiamata dalla centrale si recano a controllare una situazione di violenza domestica, in realtà la richiesta è solo un trucco e i due cadono in un imboscata dove rimangono uccisi a sangue freddo da un killer. Nel giro di quattro giorni il dipartimento ha perso tre uomini e la prima ipotesi contemplava il coinvolgimento di una gang di strada, ma alcune circostanze atipiche hanno spinto il Comandante Marks a richiedere l'intervento del BAU: in entrambe le sparatorie, l'assassino ha mirato al collo, rivelando una conoscenza delle norme di sicurezza che prevedono l'uso del giubbotto antiproiettile, inoltre ha sottratto agli agenti i loro distintivi come trofeo. Dopo i titoli di testa arriva la citazione di Ayn Rand, enunciata da Derek: "Siamo tutti fratelli sotto la pelle e per provarlo sarei in grado di scuoiare l'umanità ".
Mentre a bordo del jet il team analizza i dati a disposizione, Garcia è in collegamento telefonico e li avvisa che ottenere i file delle tre vittime è stato più o meno come l'estrazione di un molare in quanto i poliziotti di Phoenix non hanno preso bene l'intervento dell'FBI e di certo non riceveranno un'accoglienza a braccia aperte (aspettatevi un muro blu di reticenza).

Arrivati alla centrale di polizia, il Comandante Marks agguanta immediatamente Hotch per dirgli due parole in privato, lasciando il resto della squadra nelle mani del Tenente Evans, che fin da subito si dimostra poco amichevole e manifesta apertamente la sua opinione sull'intervento dell'FBI nella 'sua' città. Marks si scusa con Hotchner per quella che probabilmente è una perdita di tempo: i rilevamenti balistici provano che gli omicidi sono stati commessi con due pistole diverse e il Comandante è sempre più convinto che si tratti dell'inizio di una guerriglia organizzata da una gang di strada nota come '12'. Inoltre Marks deve rispondere anche della condizione psicologica dei suoi uomini che si sentono traditi dal loro comandante, che ha preferito rivolgersi ai federali. Aaron ascolta educatamente ma insiste sulla validità della teoria del serial killer e lo rassicura, affermando che la sua squadra non ha velleità di gloria, ma vuole solo dare una mano, aiuto sicuramente necessario per catturare un pericoloso assassino che uccidendo i paladini della giustizia, ha messo in allarme tutta la città.

Il Tenente Evans accompagna Morgan e Prentiss sulla scena dell'ultimo reato ma la sua indisponenza crolla di fronte alla professionalità e alla diplomazia di Emily e Derek che evincono dal sopralluogo la conferma di una trappola ben congegnata, una linea di azione insolita per una gang, anche per una tosta come i Dodici. Alla centrale, Aaron, Jordan e Reid guardano il filmato ripreso dalla telecamera posta sull'auto di pattuglia, cercando di identificare la 'firma' dell'assassino, un'azione priva di senso pratico ma altamente simbolica per il killer, in questo caso il furto dei distintivi, (privarli del loro potere accrescendo la propria autostima, un comportamento illogico per il membro di una gang, che in genere hanno una stima fin troppo alta di loro stessi). Osservando le immagini del video, Spencer nota che l'S.I. si è accovacciato per qualche minuto nei pressi delle sue vittime, ma l'angolazione impedisce di capirne di più. Nonostante la presenza di un serial killer amante dei ragazzi in blu, gli agenti di polizia devono continuare a fare il loro lavoro, anche se il rischio di finire in una trappola diminuisce le già esigue speranze di tornare a casa a fine turno e infatti un'altra coppia in perlustrazione finisce dritta tra le fauci del maniaco. Solo uno dei due sopravvive all'attacco e mentre Derek sta raccogliendo la sua testimonianza, non ne può più dell'atteggiamento di Evans e decide di mettere in chiaro un paio di cose "non creda che io non sappia cosa state provando, ero un poliziotto proprio come voi e ho visto un sacco di agenti morire e prima di loro ho perso mio padre, un poliziotto anche lui, ucciso mentre stava facendo il suo dovere".

Dopo averlo incenerito con lo sguardo Derek si consulta con Rossi e Prentiss e si rendono conto che l'S.I. sta cominciando a trarre gusto non solo dall'atto di morte in se', ma dalla caccia vera e propria, organizzando delle trappole sempre più complicate, sfidando la polizia e l'FBI e nutrendo sempre di più il suo ego affamato di attenzioni. Anche la stampa contribuisce ad accrescere il suo delirio di onnipotenza e David teme che la frustrazione della polizia sia ormai ai livelli di guardia e che ben presto non potranno più impedirgli di trovare un capro espiatorio qualsiasi per placare la loro sete di vendetta. David è un profiler di prim'ordine e infatti il giorno dopo Evans va ad arrestare Playboy, il capo dei Dodici, su ordine del Comandante Marks, che messo in croce dai giornalisti e dal sindaco, ha deciso di passare all'azione. Il problema con questa linea di pensiero è che il vero S.I. potrebbe sentirsi trascurato in favore di Playboy e fare fuori qualche altro disgraziato solo perchè lasciato in ombra dai riflettori, senza contare che i Dodici potrebbero avere qualche problema a digerire l'arresto del loro capo, mettendo in atto quella guerriglia tanto strombazzata dal Tenente Evans.
Morgan decide di far buon viso a cattivo gioco e si unisce all'interrogatorio di Playboy, cercando di ottenere qualche informazione utile usando una tecnica davvero convincente: la verità. Gli fa un quadro della situazione, illustrandogli i punti salienti del profilo, convinto che Playboy possa essere a conoscenza di qualche dettaglio senza esserne consapevole: il soggetto è un tipo del tutto anonimo, all'apparenza inerme, ma capace di improvvisi scoppi di violenza, egocentrico e paranoico e sempre in cerca della prossima lite, anche quando sa che è destinato a perdere. Nonostante l'intervento infelice di Evans, Playboy decide di collaborare, ma durante il suo interrogatorio arriva la notizia di un'altra sparatoria: mentre David e Derek continuano a verificare la storia di Playboy, Hotch, Prentiss e Evans si recano sulla scena del crimine dove un altro agente ha perso la vita, ma il nuovo omicidio risulta essere del tutto disconnesso dai casi precedenti.
Ovviamente il Comandante Marks e tutti i suoi agenti sono convinti di aver finalmente catturato il serial killer, un tizio di nome Diablo che in realtà ha approfittato del polverone suscitato dall'S.I. per vendicarsi del poliziotto che lo ha fatto finire in galera per due anni. Derek riesce miracolosamente a farsi ascoltare dal Tenente Evans il quale decide di mettere da parte le ostilità e fare gioco di squadra. Insieme trovano una pista che parte dall'assassinio di Bobby Q, il braccio destro di Playboy, fino ad arrivare a quello che è probabilmente la prima vittima dell'S.I., un buttafuori che era faceva parte di un fight club illegale, buttafuori che è stato quasi certamente il fattore scatenante della furia omicida dell'S.I. Dopo aver arrestato in una retata i lottatori del club, il team interroga uno di loro e dalle informazioni ricevute scoprono che l'S.I. (che si faceva chiamare Animal ) ha perso praticamente tutti i suoi incontri, in particolare la sua sconfitta con Boom (il buttafuori) si è rivelata profondamente umiliante per lui, specie quando Boom lo ha tenuto al suolo con una mano alla gola per fargli provare il grande brivido (ed ecco spiegato il rituale misterioso ripreso dalla telecamera). Animal non l'ha presa bene e invece che rifugiarsi sotto a un sasso per leccarsi le ferite, ha deciso di impugnare una 357 Magnum e dare l'estrema unzione alla sua nemesi.
A questo punto il BAU decide di togliersi i guantoni e confrontarsi direttamente con l'S.I. sul suo terreno di gioco. Grazie a una conferenza stampa denigratoria nei confronti del dipartimento di polizia, Aaron porta la caccia al livello successivo, diventando praticamente il bersaglio perfetto per l'S.I. il quale organizza una trappola per la sua prossima vittima. Dopo un'incursione andata a vuoto, vediamo la scena dal P.O.V. del killer, che sta seguendo Hotchner molto da vicino. E' quasi alle sue spalle, pronto a sparargli, ma grazie a un furgone parcheggiato strategicamente, cade nella rete tesa dalla squadra ed è pronto per essere consegnato al braccio secolare. O almeno così dovrebbe essere in teoria. Mentre Evans si congratula con Morgan e lo ringrazia per averli aiutati, Playboy approfitta del trasferimento del prigioniero per ucciderlo sotto gli occhi di tutti e vendicarsi della morte di Bobby Q, il suo fido luogotenente. L'episodio si chiude con Derek che decide di trattenersi in città per perpartecipare ai funerali di una delle ultime vittime e dare una parola di conforto al figlio del poliziotto ucciso, un ragazzino nel quale rivede se stesso da giovane. Anche la citazione finale di Brothers in Arms spetta a Derek e stavolta è di William Shakespeare, dall' Enrico V: "Perché colui che oggi è con me e versa il suo sangue sul campo, colui è mio fratello."