Copia originale entrerà quasi certamente nella rosa delle nomination agli Oscar. Ne sono convinti tutti al Torino Film Festival 2018, dove il film è stato presentato in anteprima. Ne è convinto - anche se non lo ammette - Richard E. Grant, co-protagonista della pellicola a fianco di Melissa McCarthy nonché ospite della manifestazione torinese. Sono proprio le loro due interpretazioni ad avere attirato l'attenzione dei media che pronosticano una doppia candidatura. La scatenata Melissa McCarthy ha mortificato il suo aspetto solare per trasformarsi nella scrittrice Lee Israel, protagonista di uno dei più celebri falsi letterari della storia americana.
Caduta in difficoltà economiche, la scrittrice e giornalista newyorkese (autrice di tante celebri biografie di personaggi famosi come l'attrice Tallulah Bankhead, la giornalista Dorothy Kilgallen e la tycoon della cosmetica Estée Lauder) decise di falsificare e vendere lettere di personaggi famosi imitandone lo stile. Il guadagno facile durerà fin quando l'FBI insospettita dai suoi traffici, non inizierà a indagare su di lei. Sarà la stessa Lee Israel a raccontare il suo crimine e la conseguente condanna nell'autobiografia Can You Ever Forgive Me?: Memoirs of a Literary Forger, da cui è mutuato il titolo originale del film diretto da Marielle Heller, al suo secondo lungometraggio.
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Il feeling sul set con Melissa McCarthy
Richard E. Grant interpreta in Copia originale l'eccentrico Jack Hock, omosessuale cleptomane coinvolto in un'improbabile amicizia con la lesbica Lee Israel. L'attore inglese, nato nello Swaziland britannico, ammette di aver conosciuto la storia di Lee Israel solo quando gli è stata offerto il ruolo di Jack nel film: "Prima non avevo mai sentito parlare di questa storia, ma credo che Lee Israel sia riuscita a falsificare le lettere perché erano anni pre-internet. Oggi è molto più facile scoprire un falso". Grant non ha avuto molto tempo per decidere se accettare il film, visto che la produzione gli ha dato un vero e proprio ultimatum: "Il mio agente mi ha spiegato che avevo 24 ore di tempo per decidere se accettare il film. Ero stupito, ho pensato che dopo 24 ore il copione si sarebbe autodistrutto come in Mission: Impossible. Allora ho chiesto al mio agente 'Chi è morto? Chi devo sostituire?' Lui mi ha detto di non essere paranoico. Alla fine ho deciso di accettare perché conoscevo la regista Marielle Heller, in più avrei lavorato con Melissa McCarthy. Non ho aspettato 24 ore per decidere, ce ne ho messe tre".
Il ritratto di Lee Israel che emerge in Copia originale è quello di una donna burbera, solitaria, tormentata, spesso sgradevole. Tutto il contrario della sua interprete Melissa McCarthy per la quale Richard E. Grant non ha che lodi: "Come il grande pubblico, conoscevo Melissa sotto un'altra veste, stavolta mi ha stupito. Cosa poi dire di lei, la odio, è terribile, non impara mai le battute a memoria e mi detesta (ride). In realtà io e Melissa ci siamo incontrati il venerdì per due ore, il lunedì dopo iniziavamo a girare. Nel giro di 5 minuti ci siamo capiti al volo e ci siamo amati sul set per i 26 giorni di riprese".
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La crisi dell'editoria
Copia originale fornisce un ritratto impietoso del mondo editoriale. Lee Israel, stimata autrice e giornalista, è stata costretta a ricorrere a un espediente illegale per sopravvivere quando la moda è cambiata e lei ha perso il lavoro. Secondo Richard E. Grant, la sua parabola è significativa perché si riallaccia all'ossessione contemporanea per le fake news: "Lee Israel era una bravissima scrittrice che ha messo la sua arte in secondo piano per dedicarsi alle biografie, negli anni '90 non era più nel gusto dei lettori che preferivano grandi romanzi personali. E' stata vittima del cambio nel gusto, ma amava raccontare le celebrità, non era interessata a diventare una celebrità lei stessa".
L'ambiente letterario di New York City, dove è ambientata la storia, viene fotografato in un momento di stanca che si riflette sull'attuale crisi dell'editoria. "Abbiamo girato a New York l'anno scorso" precisa Richard E. Grant "e da allora tantissime librerie hanno chiuso. Con l'arrivo del Kindle è cambiata la modalità di fruizione e anche l'attenzione da parte del pubblico. E' un po' la stessa cosa accaduta al cinema indipendente, è facile catturare l'attenzione del pubblico se fai un film Marvel, ma se non hai genialità e fai un piccolo film verrai ignorato". Anche se la situazione culturale non è delle migliori, Grant ammette di non essere un tipo che si preoccupa troppo: "Da quando avevo 11 anni tengo un diario su cui scrivo tutti i giorni, anche oggi. Se penso alla Brexit, alla rinascita dei populismi, credo che il mondo sia un caos, ma il mio DNA mi impedisce di prendermela, anzi, cerco di divertirmi il più possibile".