Nessuno come Percy Jackson unisce tradizione e modernità. Questo perché è un eroe di due mondi: l'Antica Grecia, tra miti e leggende, e la contemporaneità tecnologica della sua parte umana, in cui anche i cellulari vengono rintracciati da forze più grandi dell'umanità.
Dopo aver scoperto di essere un semidio, figlio di un'umana e di Poseidone, che controlla l'acqua e gli oceani, deve affrontare una serie di sfide, che ricordano proprio quelle degli eroi mitologici, per raggiungere determinati obiettivi. Questo avviene anche nella seconda stagione della serie tratta dai romanzi di Rick Riordan, ogni mercoledì su Disney+, ed è per questo che la sua crescita è doppia, anche dentro e fuori dal set.
Percy Jackson e gli Dèi dell'Olimpo: crescere davanti e dietro la macchina da presa
Dato l'impegno prolungato in tv rispetto al cinema, Walker Scobell, Leah Sava Jeffries e Aryan Simhadri stanno vivendo quello che hanno vissuto molti giovani protagonisti di saghe di successo. Crescere su un set così a lungo non è semplice. Prima di tutto da un punto di vista produttivo dato che, essendo minorenni, non possono lavorare più di un certo numero di ore al giorno e bisogna trovare altri escamotage per sfruttare il tempo a loro disposizione. Dal punto di vista psicologico-emotivo, poi, gli anni della pre-adolescenza fanno da ponte tra la pubertà e l'adolescenza vera e propria.
Per questo sono anni particolarmente delicati, in cui si sta formando tanto il nostro 'io' ideologico quanto il nostro 'io' interiore. Per quanta consapevolezza si possa avere della fama da cui si verrà investiti, tanto da essere riconosciuti, fermati (o magari 'assaliti') per strada, non si riesce a realizzare in tutto e per tutto fino a quando non lo si vive.
Non avere più privacy e vedere la propria vita analizzata al microscopio da tutti - giornalisti, fan, psicologi, curiosi - tutto il tempo; soprattutto nell'epoca dei social media. Come se interpreti e personaggi andassero letteralmente a braccetto, guardandosi cambiare ed evolvere davanti allo specchio.
Percy Jackson: crescere come semidei, crescere come adolescenti
L'altra doppia natura di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo è quella più propriamente narrativa. Il protagonista della serie Disney+ è diviso tra due mondi, ma ha scoperto che questa può essere una forza e non necessariamente una debolezza.
Questo significa però anche avere una doppia crescita. Da un lato Percy è l'adolescente di cui parlavamo, insicuro e indeciso che non si è mai sentito a posto nel mondo finché non ha scoperto la propria vera identità e non è entrato a Campo Mezzosangue.
Un campo per "figli proibiti" e quindi non riconosciuti e voluti dagli dèi, ma che diventa per contrasto parabola di accettazione e di comunità a cui appartenere: degli ibridi che non appartengono a nessuno dei due mondi e allo stesso tempo hanno il diritto di stare con i piedi in entrambi.
Dall'altro lato, come semidio, deve compiere un viaggio dell'eroe drammaturgico e mitologico. Le 12 fatiche di Ercole nella prima stagione, la ricerca del Vello d'Oro nella seconda, dove deve affrontare anche il Mare dei Mostri e quindi il suo elemento per eccellenza: l'acqua. Imparare a controllare il proprio potere, a comunicare con gli oceani, fa parte proprio del percorso di eroe e semidio. E ci sono altre sfide da affrontare per crescere negli altri cinque libri che si spera diventino altrettante stagioni della serie tv.
Nel frattempo, la terza stagione è già in produzione proprio per evitare che i protagonisti diventino troppo grandi per i loro personaggi - e già sta succedendo a vista d'occhio, basta vedere le foto dalla premiere della stagione 2.
La crescita di Percy, Annabeth e Grover è anche quella di Walker, Leah ed Aryan, così come di tutto il cast giovane. Ed è anche un po' la nostra, che seguiamo appassionati le avventure di Percy Jackson e gli Dèi dell'Olimpo desiderando di poter fare una capatina a Campo Mezzosangue.