Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto è il film della ripartenza, della fiducia, della coesione. Lo è perché arriva in sala in un momento chiave, il weekend del 26 agosto (ma ci saranno delle anteprime solo il 14 e 15 agosto), il weekend del ritorno dalle vacanze che è sempre stato il momento di lancio dei blockbuster americani. Antonio Albanese e Paola Cortellesi, diretti ancora da Riccardo Milani, accettano la sfida del ritorno al cinema con un film italiano, italianissimo non solo per la produzione ma per come racconta l'Italia di oggi. Ed ecco dov'è l'altro aspetto della fiducia e della ripartenza. Nella storia di Monica e Giovanni, due mondi lontani e in teoria incompatibili, c'è quel senso di unione e coesione che oggi vorremmo vedere nel Paese, e che invece manca, anche a causa di chi alimenta l'odio. Monica e Giovanni invece si avvicinano, si ascoltano, toccano con mano i loro problemi. E provano a risolverli insieme.
La parrocchia e il ministero
Eppure non era iniziata proprio bene per loro. Mentre i loro figli sono a Londra, Alessio per lavorare e Agnese per studio, ritroviamo Monica mentre viene arrestata, per il solito furto delle sue sorellastre, le gemelle Pamela e Sue Ellen. Così entra in scena Giovanni, alle prese con importanti incarichi per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un progetto per portare arte e cultura nelle periferie. Monica si trova a chiamare lui, che così riesce a farle commutare la detenzione in una pena alternativa, nei servizi sociali. E Monica si ritrova a farli in una parrocchia, quella del carismatico Don David (che ha il volto di Luca Argentero).
Come un gatto in tangenziale: quando il cuore batte in periferia
Riccardo Milani: sono stato ospite di una parrocchia, che è entrata nella storia
Come un gatto in Tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto, nasce proprio da qui, da una vera parrocchia. "Sono stato ospite di una parrocchia a Milano, che aveva messo in piedi una rassegna di cinema e tra i film c'era Come un gatto in tangenziale" ci racconta Riccardo Milani. "Ho conosciuto il parroco, le persone che ci lavoravano. Mi ricordavano un po' le sezioni del partito di una volta. Vision e Mario Gianani mi avevano parlato di un sequel. E questa cosa della chiesa è entrata prepotentemente nella storia. Il film è stato scritto durante la pandemia, dove avevamo visto il Paese compattarsi per 15 giorni, per poi sbriciolarsi nell'odio. Fare un film su Monica e Giovanni, simboli di due mondi diversi, ci sembrava un modo per parlare di un paese che se vuole può compattarsi". "Con Giulia Calenda siamo andati a Milano" aggiunge lo sceneggiatore Furio Andreotti. "La cosa ci ha colpito, e ci siamo chiesti: vi immaginate Monica là dentro? E abbiamo cominciato a pensare agli schemi per farla finire li. E allora abbiamo pensato a Monica con una nuova vita, inaspettata, e Giovanni con una nuova compagna. E abbiamo pensato a tutti i protagonisti della prima storia, ma con nuovi elementi. Scrivere questo film ci è stato d'aiuto in quel periodo terribile che è stato quello della pandemia e del primo lockdown". "Quando si comincia a essere toppo seri serve fare una battuta, se non si perde la forza della commedia, quella per cui si può ridere di qualunque cosa" riflette la sceneggiatrice Giulia Calenda. "Quando abbiamo iniziato a scrivere ci siamo detti ci vuole un'idea, altrimenti Come un gatto in tangenziale sarebbe rimasto un unicum. Abbiamo pensato che la Chiesa stesse colmando un vuoto che la politica aveva lasciato, e quindi c'era un trait d'union con il primo film. Quando Antonio parla di Milano è un momento che mi fa venire i brividi". "Questa storia non è nata dalla possibilità di fare un sequel, ma proprio da questa storia, il fatto che alcuni preti militanti avessero catturato il nostro interesse" interviene Paola Cortellesi. "Questa è stata la storia centrale, sulla quale ci è piaciuto mettere i nostri personaggi. Ma l'urgenza è stata questa. Ci sono persone che si occupano delle prime necessità. È un pensiero corto. Ma poi ci vuole un pensiero lungo, pensare anche a lungo termine la necessità di crescere, di portare stimoli culturali. In quei quartieri dove l'arte, la bellezza, gli stimoli non ci sono, il lavoro che fa Giovanni è importante".
Antonio Albanese: Il film è importante per noi, e per il cinema
Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto esce in una data importante, quella del ritorno dalle vacanze. "Sono molto orgoglioso di questa uscita" ragiona Antonio Albanese. "È importante per noi, per il cinema. C'è il bisogno di far tornare le persone al cinema, e noi speriamo di farlo. In questo periodo ci sono andato, è il luogo più sicuro: entri, hai la mascherina, sei frontale, non emetti suoni. La televisione ci ha salvato, ho anche seguito delle serie, cosa che non avevo mai fatto. Ma il cinema è il cinema". "Spero che questa sia una spinta" fa eco Paola Cortellesi. "La pandemia ha sconvolto tutto, le nostre abitudini sono cambiate. Ora si può tornare al cinema e noi siamo qua. Questo film è stato fatto e custodito per uscire al cinema. Tutto questo sarà possibile se si prosegue con i vaccini, senza intoppi. C'è bisogno di condivisione, di stimoli". "La data del 26 agosto è straordinaria, è quella in cui riparte il mercato, con i blockbuster americani e con grandi incassi" commenta Massimiliano Orfei, CEO di Vision Distribution. "Il Re Leone aveva fatto 40 milioni al box office. L'operazione che abbiamo proposto è stata di andare a prenderci una data che è stata territorio di conquista dei grandi film americani. Con questo film popolare vogliamo vincere una sfida che il cinema italiano non ha mai nemmeno affrontato. La campagna di lancio è una campagna mai vista, la più grande per un film italiano. C'è un grande senso di responsabilità che tutti quanti sentiamo. Vogliamo dare un segnale necessario che in questo momento va dato". Il film avrà una tenitura lunghissima e un'uscita imponente (si sta ragionando su un'uscita superiore alle 900 copie). "Il gruppo di "gatto" (tutti chiamano affettuosamente così il film, ndr) è un gruppo coeso e le decisioni le prendiamo insieme" ci spiega Mario Gianani di Wildside. "Questa è stata una scelta senza troppi calcoli, di cuore: abbiamo pensato per la prima volta al pubblico. Qual è il momento giusto per loro? E quando è giusto che il cinema abbia un prodotto così? Pensiamo che il ritorno alla normalità, quello che ci aspettiamo a settembre, sia il nuovo Natale".
Come un gatto in tangenziale: Cortellesi e Albanese, la "contaminazione" per sanare le differenze
Paola Cortellesi: Monica ha il suo modo di fare, molto naïve
Come un gatto in tangenziale - Ritorno a coccia di Morto è uno di quei film che divertono ma che hanno dentro molti temi e molte storie, anche molto serie. Nella comunità dove si trova Monica si parla di volontariato, di povertà, anche di violenza sulle donne. "Ci sono tanti temi nella comunità in cui arriva Monica" Paola Cortellesi. "Ci sono i volontari, e lei non capisce perché qualcuno non viene pagato per aiutare gli altri. Monica incarna il pensiero di molti, quello secondo cui con la cultura non si mangia. Monica non ne sa di violenza domestica, lei pensa di risolverla come la risolverebbe lei, non ha una soluzione strutturata ma solo il suo modo di fare, un modo naïve".
Antonio Albanese: Alle sei di mattina io sembro un fermo immagine
Ma il film di Riccardo Milani è soprattutto un divertimento sfrenato. Si è soliti dire che, quando un cast si diverte molto su un set, si diverte molto meno il pubblico. Non è questo il caso. In sala si ride tanto. E ci si chiede come abbiano fatto a rimanere seri gli attori al momento di dire certe battute. "In certe scene si fa fatica a stare seri" ammette Paola Cortellesi. "Quando Antonio arriva al trucco alle sei del mattino e comincia a cantare 'you've got to dance'. Quando Sonia Bergamasco, interpretando Luce, grida forte "gol" nel momento in cui il Don David di Luca Argentero segna, ho avuto dei momenti di grossa difficoltà, e Riccardo ha dato lo stop". "A proposito del gol, attendevo quel momento, da non tifosa, perché sapevo che era un momento topico" interviene Sonia Bergamasco, che interpreta Luce, l'ex moglie di Giovanni. "Sono contenta di aver fatto ridere Paola. Il mio personaggio sembra arrivare da una nuvola, che è ben definita nell'immaginario di Riccardo Milani, tanto che quando mi vede ride, immaginando già quello che io riesca a fare. Come tutti sappiamo la comicità è un dono che non si riesce a esprimere facilmente". Ma perché Antonio Albanese canticchia queste sue canzoni sul set? "Quando accetto un lavoro per una commedia mi piace trasmettere allegria. L'idea di entrare e salutare in francese, o cantare 'you've got to dance', serve anche a me" ci risponde l'attore, qui al suo meglio. "Alle sei di mattina io sembro un fermo immagine. E questo fa bene a me e a tutto il resto".
Riccardo Milani: Monica e Giovanni hanno l'attenzione l'uno per l'altra, cosa che nel Paese non accade da tempo
Essendo un film che è stato scritto durante il primo lockdown, ci si chiede se Riccardo Milani e gli sceneggiatori abbiano pensato di raccontare più esplicitamente la situazione sanitaria. "Abbiamo immaginato un futuro prossimo, un Paese che verrà, in cui l'emergenza sanitaria sia un po' alle spalle e la compattezza sociale sia un po' più alta" risponde il regista. "Ho fatto questi due film per questo. Monica e Giovanni fanno il contrario delle persone che soffiano sull'odio sociale. Giovanni è uno che si occupa di cose importanti. E ha capito dall'incontro con Monica che le cose bisogna toccarle con mano, che bisogna andare tra le persone e ascoltarle". È un film che unisce comicità e temi profondi. Quanto conta l'impegno educativo nel cinema di Riccardo Milani? "Questa è sempre la spinta" risponde. "Il mio approccio alla commedia è questo, raccontare sempre le cose che ho intorno. Raccontiamo personaggi, cose, luoghi che conosciamo bene. Paola è cresciuta nella periferia romana, conosciamo bene le cose che raccontiamo. La spinta è soprattutto sociale. E il film prova ad essere più divertente del primo, perché le cose sono cambiate. E dall'altra parte c'è un contrappunto terribile. Io ho un filo di speranza per il mio paese. C'è da qualche parte, sempre, la speranza di una piccola luce. Monica e Giovanni hanno l'attenzione l'uno per l'altra, cosa che nel Paese non accade da tempo".
Paola Cortellesi: Formare, attraverso l'arte, un pensiero nei giovani
Il film si chiude con un finale aperto ("ma un sequel per ora non è previsto" afferma Paola Cortellesi) e con un senso di speranza e rinascita che viene dai giovani. "La rinascita e il cambiamento partono dai giovani. E l'amore non lo fermi" afferma Paola Cortellesi. "Nella storia la rinascita parte anche dal progetto che fa Giovanni per migliorare la vita. Strutturare dei posti - dove attecchisce un certo tipo di qualunquismo che a volte porta a un comportamento ostile e violento - a formare, attraverso l'arte, un pensiero nei giovani. Questo film è uno specchio del Paese. Questi due personaggi all'opposto, Monica e Giovanni, sono come Don Camillo e Peppone, sono due parti del Paese in contrapposizione".