Recensione Ladykillers (2004)

Con Ladykillers il cinema dei Coen naviga nelle mansuete acque della commedia leggera e bizzarra, acquisendone e sfruttandone le coordinate più longeve, divertendo quindi a più riprese, ma il tutto all'insegna di una certa ripetitività.

Come ti uccido una banda rinascimentale

Passato per Cannes, dove ha riscosso un discreto successo di pubblico e critica e un premio all'interprete femminile (la divertentissima anziana Irma P. Hall), Ladykillers è il remake di una commedia di successo del 1955: La signora omicidi di Alexander Mackendrick, storia di una vecchia signora che sgomina involontariamente un piano criminale messo a punto dal suo sofisticato coinquilino e dalla sua banda. I due fratelli Joel Coen ed Ethan Coen, per una volta accreditati entrambi alla regia, non ne mutano il plot ma lo aggiornano con la loro inconfondibile scrittura dei personaggi, sempre spinti verso il grottesco.

Personalmente ho sempre amato i Coen e non sono tra chi pensa che si stiano svendendo nè assopendosi (nonostante la loro precedente fatica sia il film più debole della loro eccellente filmografia); il problema del loro cinema, attualmente, riguarda una scelta di campo: la commedia. Con Ladykillers il loro cinema naviga infatti nelle mansuete acque della commedia leggera e bizzarra, acquisendone e sfruttandone le coordinate più longeve, divertendo quindi a più riprese, ma il tutto all'insegna di una certa ripetitività. Il film ha classe e si fa apprezzare, specie per le eccellenti interpretazioni di Tom Hanks e Irma Hall, a cui però si affiancano una serie di presenze totalmente anonime, se non penalizzanti. Questo rende la pellicola soggetta a continui sbalzi legati agli assoli dei due interpreti, generando un po' di smarrimento tra gli spettatori che si aspettano di intravedere il marchio distintivo dei Coen anche oltre l'esibizione di un vorace e sofisticato humor.

Ed è qui che torniamo a parlare della scelta operata da Joel e Ethan: quella di occuparsi di commedie. Pare evidente che il loro cinema perda molto dal punto di vista formale abbandonando territori come il noir, sublimato nell'incantevole L'uomo che non c'era ed in altri precedenti lavori, o lo stravagante ed irresistibile miscuglio stile Il grande Lebowski, per citare solo due titoli. Non che il loro cinema precedente non sia caratterizzato da ricchi innesti di humor, ma mai come nella loro ultima produzione l'umorismo è il centro e la cifra del loro cinema.

Vogliamo quindi credere che questa sia una fase di passaggio in cui i talentuosi registi americani abbiano solo voglia di divertirsi e divertire, abbandonando per il momento le loro derive più deliranti ed intellettualistiche. Prima di dire che i Coen abbiano ceduto alle sirene di Hollywood intendiamo quindi attendere, magari ci sarà sufficiente un ipotetico stravagante road-movie con John Turturro, Steve Buscemi, Billy Bob Thornton, Frances McDormand e Scarlett Johansson. Sognare non costa niente.