Howard Inlet (Will Smith) era un uomo carismatico, di successo e dal sorriso sempre pronto, oggi invece è ridotto a un relitto: si è chiuso in se stesso, non parla più con nessuno, ha allontanato moglie e amici e trascurato la sua agenzia pubblicitaria. Due anni prima, Howard ha perso sua figlia per una grave malattia e niente ha più un senso da allora.
Per cercare di lenire il dolore, l'uomo scrive delle lettere all'Amore, alla Morte e al Tempo. I suoi amici e partner commerciali Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña), non sanno più cosa fare e, per salvare l'agenzia, decidono di dimostrare che Howard non è in grado di gestire la società: per provarlo ingaggiano tre attori, Brigitte (Helen Mirren), Aimee (Keira Knightley) e Raffi (Jacob Latimore) per interpretare le entità a cui scrive il loro capo, costringendolo a reagire e dimostrarsi folle.
Diretto da David Frankel, regista di Il diavolo veste Prada, Collateral Beauty, nelle sale italiane dal 4 gennaio, affronta temi importanti come la perdita, l'amicizia, l'elaborazione del dolore, cercando di trasformare tutto in una commedia perfetta per le vacanze di Natale: un'impresa difficile, così come il ruolo affidato a Edward Norton, Whit, che si dichiara amico del protagonista, ma non esita a escogitare un arzigogolato piano per salvare la società e quindi i suoi interessi. Un amico è un vero amico se pensa prima ai soldi che al tuo dolore? Abbiamo lanciato questa provocazione all'attore: "Credo che cerchi anche di aiutarlo" ci ha detto a Londra, all'anteprima europea del film, continuando: "Il film mostra come queste persone si amino e si preoccupino l'una dell'altra. Il mio personaggio ha una scena in ascensore con Will Smith, che sembra uno zombie, e dal modo in cui parla al suo amico, che ormai è completamente chiuso in se stesso, credo si capisca che ci tiene a lui. Vorrebbe che si riprendesse, ma sono tutti in una situazione finanziaria disperata e per risolvere la situazione escogita qualcosa di folle. Ma leggendo la sceneggiatura ho sentito che il personaggio è pieno di preoccupazione per i suoi amici. Credo sia una storia di persone che affrontano delle difficoltà, ma che poi si ricordano di cosa è davvero importante".
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Jacob Latimore nel film è Raffi, attore che si mostra al protagonista come una versione aggressiva del Tempo, e anche il suo personaggio inizialmente si fa coinvolgere in questo progetto per soldi: "Questo non è il classico film di Natale, dove c'è una famiglia seduta attorno all'albero, tutti sorridono ma non si vede quello che stanno davvero passando. Questo è un film che va oltre i sorrisi, si vedono situazioni che accadono realmente in questo periodo dell'anno, in cui dovresti essere felice e pieno di gioia, ma stai affrontando momenti difficili. Credo che Raffi sia solo un ragazzo: alla fine lo vediamo nel suo mondo, vediamo il quartiere dove è cresciuto, e probabilmente aveva davvero bisogno di quei soldi! Ci sono molti punti interrogativi su di lui".
"Le persone si preoccupano per i soldi, è una delle cause di ansia nelle persone" ha aggiunto Norton, prendendo la parola: "Anche in La vita è meravigliosa i soldi sono al centro di tutto: il personaggio di James Stewart perde del denaro e per la preoccupazione pensa di buttarsi giù da un ponte, questo è l'inizio del film. Questo aspetto ci permette di entrare in empatia con i personaggi: sono persone che affrontano un divorzio, si interrogano sul fare figli invece di mettere la carriera al primo posto, come tutti. L'ansia a volte fa concentrare le persone sulle cose sbagliate: il film parla di come riscoprire quali sono le priorità e liberarsi dell'angoscia".
In Romeo e Giulietta Shakespeare dice: "Chi non ha mai avuto una ferita ride di chi ne porta i segni": secondo gli attori è vero? Soltanto quando si prova davvero il dolore possiamo finalmente metterci nei panni degli altri? "Sì, assolutamente" ha risposto sicuro Latimore, proseguendo: "Possiamo cercare di immaginare il dolore di qualcun altro solo se ci siamo passati anche noi. Puoi solo provare a immaginare quello che sente. Questo è anche il bello di essere un attore e di prendere parte a un film in cui ti trovi in una situazione che non hai vissuto ma che provi ad approfondire". Per Norton invece: "L'empatia è cercare di immaginarsi nei panni di qualcun altro. Parte dell'efficacia di un film come questo è che questi non sono personaggi insoliti, conosco almeno venti persone a New York che sono come il mio personaggio, e ci sono molte persone che affrontano la stessa situazione di quello di Kate Winslet, la paura di aver sacrificato i figli per la carriera e non aver avuto una famiglia. Milioni di donne affrontano questi problemi. Se riesci a immedesimarti in un personaggio, puoi empatizzare anche se non hai vissuto la stessa cosa: le persone che hanno figli, ma non hanno vissuto una perdita terribile, possono comunque capire profondamente il dolore di un personaggio che ha perso sua figlia. Alcuni film ci divertono perché sono molto diversi dalle nostre vite e altri ci toccano perché ci somigliano: questo film è così".
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