Il vuoto, il nulla, è una delle cose che più ci fa paura, da sempre. L'horror vacui è un sentimento naturale, lo diceva anche Aristotele, che, paradossalmente, è sempre presente, in ogni cosa: dai soffitti barocchi zeppi di dettagli, agli acquisti compulsivi. Perfino il Mordiroccia di La storia infinita ne è terrorizzato. Il vuoto ci fa paura anche più della morte: perché in esso non c'è speranza di redenzione o di ricordo.
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Proprio su questo tema è costruito il nuovo film della Pixar, Coco , diretto da Lee Unkrich, già autore di Monsters & Co. e Toy Story 3 - La grande fuga, e Adrian Molina, nelle sale italiane dal 28 dicembre, preceduto dal corto Frozen - Le avventure di Olaf. Il piccolo Miguel ha un sogno: diventare un musicista, come il suo idolo, Ernesto de la Cruz, orgoglio nazionale, una sorta di Elvis messicano. C'è però un problema: a causa di un trauma mai risolto, la sua famiglia ha bandito completamente la musica, costringendo il ragazzo a diventare un artigiano nella bottega dei genitori, calzolai da generazioni.
Miguel non ci sta ad appendere al chiodo la chitarra per farsi seppellire da cuoio e rimpianti: rubata una chitarra da una tomba, si iscrive alla gara musicale che si tiene ogni anno nel Día de Muertos, ma si ritrova catapultato nel regno dei morti che è, inaspettatamente, coloratissimo e pieno di musica. Per tornare tra i vivi il ragazzo deve avere una benedizione e per ottenerla si fa aiutare da Hector, scheletro ormai quasi completamente dimenticato, che rischia di scomparire per sempre perché nessuno si ricorda di lui.
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Ricordati di ricordare
In una società che nega sempre di più l'idea del tempo che passa, non solo con l'ossessione di rimanere sempre giovani, ma anche attraverso la possibilità di cristallizzare per sempre un'immagine grazie a cellulari che catturano costantemente ogni momento della nostra vita, trasformandoli in un album dei ricordi condiviso in tempo reale, riuscire a portare sempre con sé una sensazione è, nonostante il progresso tecnologico, sempre più difficile: quel particolare tocco, quel timbro di voce, il profumo dei capelli di una persona amata sono tesori preziosi da custodire il più possibile.
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La frenesia quotidiana ce li fa spesso mettere da parte, chiudere in un angolo nascosto e buio della nostra memoria, lasciando così spazio a scadenze di lavoro, nuove amicizie e fastidi passeggeri. Quando ci fermiamo però un attimo, finalmente liberi dal caos e dal rumore, loro sono sempre lì, pronti a travolgerci, come se chi ci ha lasciato fosse ancora lì, a tenerci la mano e ad ascoltare i nostri pensieri. Giocando sapientemente con colori e musica, Coco fa esattamente questo: prima ci ubriaca di creature fosforescenti, petali scintillanti e una musica travolgente, poi, quasi a tradimento, ci riempie il cuore (e gli occhi) di emozione (e di lacrime). Il viaggio del piccolo Miguel nel regno dei morti è un'avventura all'interno dei sentimenti, una corsa folle tra l'importanza del passato, e delle nostre radici, e sul voler inseguire i propri sogni a ogni costo.
Se infatti la famiglia, le tradizioni, i ricordi sono fondamentali per capire chi siamo e spiccare il volo verso le nostre ambizioni, l'oblio è l'unico male da temere davvero: se non sappiamo da dove veniamo non possiamo vivere con consapevolezza e anche il successo, se raggiunto negando l'amore e provocando sofferenza, non è che un abbaglio effimero, che può ingannare chi guarda e ascolta senza attenzione, ma non chi sa che cosa voglia dire davvero abbracciare con sentimento una persona cara, sentendosi in quel momento in pace con l'universo, mettendo d'accordo passato e futuro, regno dei vivi e dei morti, materia visibile e materia oscura.
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"Mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita"
Se con Inside Out, con il sacrificio di Bing-Bong (per cui siamo ancora emotivamente devastati: grazie Pixar!), abbiamo capito che per crescere bisogna rinunciare a una parte di sé e trasformarsi in qualcosa di diverso, con la corsa contro il tempo di Coco capiamo che, qualsiasi cosa accada, bisogna tenersi invece stretti i ricordi delle persone che amiamo: non importa se ci hanno ferito, non importa se non sono più con noi, la scintilla dell'amore deve essere passata, perché senza amore non c'è speranza e senza speranza non c'è futuro.
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Bloccato tra il desiderio di spiccare il volo lasciandosi le costrizioni alle spalle e non deludere chi lo ama, Miguel è un'anima ribelle che si perde momentaneamente in una selva oscura (ha perfino un cane di nome Dante a fargli da guida), ma, grazie alla forza del suo cuore e delle sue canzoni (scritte da Germaine Franco, Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez, che impreziosiscono la colonna sonora di Michael Giacchino) riesce a rimanere fedele a se stesso, allontanando il vuoto. Se una risata può seppellire, una canzone può far rinascere: quella di Coco scalda il cuore, anche dei più cinici.
Movieplayer.it
4.0/5