Cobra non è, la recensione: rap per una notte

La recensione di Cobra non è, esordio alla regia del salentino Mauro Russo che omaggia pulp e rap, dal 30 aprile su Amazon prime Video.

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Cobra non è: una scena del film

Una rinascita del cinema di genere in Italia è possibile, come indica la nostra recensione di Cobra non è. Come altri esordienti nostrani, Mauro Russo si accosta all'opera prima dotato di un notevole bagaglio tecnico e di un gusto per la bella immagine. D'altronde il regista salentino è tutt'altro che un debuttante, negli anni ha diretto videoclip per Clementino, Marracash, J.Ax, Salmo, Elisa, Giusi Ferreri, Fedez e Anastacia. Così, al debutto cinematografico, Mauro Russo ha scelto di far confluire il suo ricco immaginario in Cobra non è, condendolo di citazioni e strizzate d'occhio e coinvolgendo il maestro Ruggero Deodato a cui ha affidato la regia di una scena di tortura che in pochi riusciranno a sostenere senza tapparsi gli occhi.

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Cobra non è: un primo piano di Gianluca Di Gennaro

Nella congiuntura sfavorevole necessità fa virtù così Cobra non è trova la sua distribuzione ideale su Amazon Prime Video. La piattaforma streaming gli permette di abbracciare un pubblico trasversale mirando, in primis, agli appassionati di rap. Sì perché Cobra non è muove i primi passi caratterizzandosi come una sorta di musical rap e anche se poi diventa altro la sequenza d'apertura ricorda da vicino il capostipite di un genere poco frequentato in Italia, quel Zora la vampira - altro esordio - che ha lanciato la carriera dei Manetti Bros. Stesse atmosfere notturne di periferia, romana per i Manetti, pugliese per Mauro Russo, anche se allo sguardo informale dei fratelli romani si contrappone qui un look cool e patinato, accompagnato dalla fotografia a toni acidi di Simone Zampagni.

Pulp, pupe e proiettili

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Cobra non è: un primo piano di Denis Capezza

Il Cobra del titolo è un giovane rapper in crisi che viene trascinato dal fedele manager Sonny in un affare ai limiti del legale. Per entrare in una lucrosa collaborazione musicale con il popolare produttore Lazy B, Cobra ha bisogno di 50.000 euro che Sonny chiede in presto all'Americano, amico d'infanzia con le mani in pasta in affari loschi. Ma all'improvviso l'Americano viene ucciso non prima di aver affidato a Cobra e Sonny una valigetta piena di soldi che li getterà in un mare di guai. Dal passato di Cobra sbuca, inoltre, Angela, ex fidanzata con figlia a carico che si è unita a una gang di rom. Tra night club, rapimenti, risse e pistole, Cobra vivrà un'avventura mozziafiato "tutta in una notte" costellata di incontri borderline.

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Cobra non è: una foto del film

L'abbondanza è il criterio che spinge Mauro Russo a sovraccaricare il suo film di freaks. Figure surreali prese di peso dall'immaginario di fumetti e B movie (dal cinese coi denti d'oro a una sorta di Harley Quinn sboccata di periferia con tanto di mazza da baseball) che incrociano il cammino di Cobra (Gianluca Di Gennaro) e Sonny (Federico Rosati). Tanti personaggi, perfino troppi, più o meno riusciti che vanno a complicare l'intreccio narrativo a matrioska fatto di flashback su flashback che, a tratti, rischia di far perdere la bussola allo spettatore. Se orientarsi nella storia scritta a quattro mani diventa un'impresa, per godere della visione di Cobra non è è meglio lasciarsi andare alla cura formale e alle apparizioni gustose, anche se narrativamente sgangherate, di volti noti come Tonino Carotone, Elisa e Max Pezzali, questi ultimi due pronti a dar vita a una rissa da bar per difendere la musica degli anni '70 contro il rap, prediletto dai giovani.

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Un omaggio al genere che prova a camminare sulle proprie gambe

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Cobra non è: Denise Capezza in una scena del film

Gianluca Di Gennaro sembra credere fino in fondo al suo Cobra, spalleggiato dall'affascinante e misteriosa Angela (Denise Capezza), dark lady dal sapore tarantiniano, e da Nicola Nocella che ruba la scena nel ruolo dell'Americano anche se il suo personaggio ha vita troppo breve (nel senso letterale del termine). Citato non a caso, Quentin Tarantino, col suo stile pulp e citazionista, è il faro di Cobra non è che pullula di dialoghi nonsense, meno riusciti di quelli scritti dal suo nume tutelare, e nel finale si concede perfino una sequenza di duello in animazione sul modello di Kill Bill: Volume 1. Questo bombardamento cinefilo visivo e sonoro si rivela un piacevole divertissement per una serata all'insegna del divertimento e disimpegno, ma visto che a Mauro Russo talento e mestiere non sembrano difettare, lo attendiamo al varco dell'opera seconda augurandoci un progetto meno derivativo e più personale.

Conclusioni

La recensione di Cobra non è mette in luce le qualità tecniche e visive dell'esordiente Mauro Russo, regista salentino che proviene dal mondo dei videoclip. Russo infonde la tecnica appresa sul campo nel suo esordio costruito all'insegna del cinema che ama, il cinema di genere anni '70. Omaggi a Quentin Tarantino, ma anche ai B movie e alle opere di Deodato e Manetti Bros. invadono la storia del rapper Cobra nella sua folle avventura che si consuma in un'unica notte tra freaks, criminali e dark lady. Piacevolmente caotico.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.4/5

Perché ci piace

  • Un film che omaggia a piene mani il cinema di genere.
  • Tanti volti interessanti più o meno noti, dal protagonista Gianluca di Gennaro all'ottimo Nic Nocella e alla magnetica Denise Capezza.
  • La cura formale si nota in ogni sequenza, da quelle più action ai dialoghi, e nella bellissima fotografia acida.
  • Lo stile rutilante non dà respiro allo spettatore...

Cosa non va

  • ...ma l'assommarsi di troppi ingredienti, personaggi e flashback rende complicato districarsi in una storia più complessa del necessario.
  • Chi ama il cinema citazionista troverà pane per i suoi denti, ma sarebbe interessante vedere questo talento tecnico alle prese con una storia più originale.