Ricordate l'episodio numero 22 dell'ottava stagione di How I met your mother? In "The Bro Mitzvah", Ted e Marshall organizzano l'addio al celibato di Barney. Il clou della serata è l'incontro con Ralph Macchio, interprete di Daniel LaRusso, protagonista di Karate Kid, che il festeggiato ha sempre detestato, seguito da quello con William Zabka, ovvero Johnny Lawrence, allievo della scuola Cobra Kai. Per Barney Johnny è sempre stato il vero eroe del film. Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald hanno preso appunti: nel 2018 hanno infatti portato su YouTube Red, servizio a pagamento di YouTube, Cobra Kai, appunto, serie tv sequel del film, del 1984, diretto da John G. Avildsen.
Ambientata 34 anni dopo il primo film della saga Karate Kid, Cobra Kai racconta cosa è successo a Johnny Lawrence: unico erede di una ricca famiglia californiana, l'abbiamo conosciuto arrogante e disposto a tutto pur di vincere. Dopo la sconfitta contro Daniel, allenato dal maestro Miyagi (Pat Morita), è stato ripudiato dalla famiglia e dal suo mentore, John Kreese (Martin Kove), che ha fatto a pezzi il trofeo del secondo posto. Le altre statuette vinte le ha ammucchiate nell'armadio, nascoste dai vestiti, e l'unico legame che sembra avere ancora con le arti marziali sono le pellicole orientali. Abituato a un'insana dieta a base di fette di würstel abbrustolite in padella e birra, Johnny pulisce piscine, monta televisori, mette la cera e toglie la cera, ma non per allenare la sua mente: per pagarsi l'affitto. Una cosa però non l'ha persa: la sua lingua biforcuta, proprio come quella del cobra che una volta esibiva sulla schiena.
Si sa, la storia è scritta dai vincitori: se una volta Daniel San era il nuovo arrivato dal New Jersey che nessuno conosceva, ora è su un cartellone gigante che sovrasta la città. Proprietario di un autosalone, si fa pubblicità sfruttando i tempi d'oro in cui indossava il kimono, adottando slogan come "prendiamo a calci la concorrenza" e regalando bonsai ai suoi clienti. Il suo sorriso da eterno ragazzino è sempre quello, ma il dubbio che sia sincero viene dopo aver osservato per pochi secondi quel cartellone. O almeno lo vediamo così attraverso gli occhi di Lawrence: il punto di vista, nella prima stagione, è infatti il suo. E nella sua storia è LaRusso il cattivo: l'uomo che ha avuto tutto dopo averlo portato via a lui.
Cobra Kai: chiunque può essere il cattivo nella storia di qualcun altro
Fin dai primi minuti di Cobra Kai, capiamo che chiunque può essere il cattivo nella storia di qualcun altro: dal punto di vista di Johnny Lawrence, Daniel LaRusso è il diavolo. Dopo averlo sconfitto la sua vita è stata in ascesa: ha avuto successo, si è fatto una bella famiglia, ha una casa lussuosa, è rispettato dalla comunità, su cui ha anche un peso politico, o comunque un'influenza. Lui invece è diventato l'ombra di se stesso, solitario, disprezzato da moglie e figlio. Guardando il quadro generale però, capiamo che forse Johnny qualche colpa ce l'ha: ha sempre una "buona" parola per tutti, è aggressivo, insulta trovando sempre il difetto o la debolezza principale di chi ha di fronte, per colpire dove fa più male. Proprio come gli ha insegnato il suo maestro. Solo che nella vita reale se sbagli non ti danno un'ammonizione: crearsi la fama di persona da evitare, o peggio ancora, da perdente, è molto facile. E Johnny ce la mette davvero tutta per mantenerla.
L'intelligenza della serie creata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald (e prodotta da Will Smith, sì quel Will Smith) è proprio questa. Ok ribaltare il punto di vista, ma nessuno dei due ex rivali è al cento per cento l'eroe. Entrambi hanno i loro difetti e questo li rende molto più umani dei personaggi bidimensionali che abbiamo visto nel film anni '80. Johnny e Daniel sono cresciuti e, come tutti, sono persone insopportabili se le si guarda da molto vicino.
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"Non esistono cattivi studenti, solo cattivi maestri"
"Non esistono cattivi studenti, solo cattivi maestri": lo diceva già Miyagi e continua a essere vero 34 anni dopo. Tanto che Daniel, nei momenti di sconforto, va ancora sulla sua tomba in cerca di ispirazione (l'attore Pat Morita è scomparso nel 2005 e alla sua memoria è dedicato il quinto episodio della prima stagione). Cobra Kai fa di questo il suo mantra, visto che sia Daniel che Johnny si ritrovano a fare da insegnanti a ragazzi dell'età che avevano quando si sono scontrati al Torneo di Karate Under 18. È Miguel Diaz (Xolo Mariduena) a scatenare tutto: adolescente di origini sudamericane cresciuto senza padre, viene bullizzato a scuola e non ha il coraggio di parlare con la ragazza che gli piace. Chiede quindi l'aiuto di Lawrence per trovare la forza di costruirsi un posto nel mondo. Per reazione, Robby (Tanner Buchanan), il figlio di Johnny, si fa allenare da LaRusso, per vendicarsi del padre che lo ha sempre trascurato (sì, una mossa che ricorda molto quella di Capitan Uncino in Hook di Steven Spielberg). Ad aumentare la tensione c'è Sam (Mary Mouser), la figlia di Daniel, anche lei a suo agio con il karate.
Se è vero che non esistono cattivi studenti ma solo cattivi maestri, è pur vero che un certo tipo di allievo è attirato da insegnamenti più o meno aggressivi: è lo stesso Lawrence a rendersene conto. All'inizio ripete ciò che gli hanno mostrato, ovvero disprezzare la debolezza, offendere chi è diverso, colpire anche in modo sporco: così facendo porta a sé i ragazzi più insicuri della città, quelli che pensano di diventare più forti adottando gli stessi metodi dei bulli che a scuola buttano i loro zaini nell'immondizia. È però proprio questo modo di fare che lo ha reso da una parte letale al primo colpo, ma perdente sulla lunga distanza. Vincere a tutti i costi, se giochi sporco, ha un sapore amaro, sia che tu le dia o le prenda. Ed ecco perché invece il metodo di Daniel, ovvero quello di Miyagi, piace di più a ragazzi già determinati ma rispettosi del prossimo: l'equilibrio, la difesa invece dell'attacco, la bellezza del gesto e non la vittoria con qualsiasi mezzo sono una filosofia di vita completamente differente. Se non ci trovassimo di fronte a un prodotto di puro intrattenimento, si potrebbe quasi dire che c'è una riflessione sulla natura stessa degli Stati Uniti: una società ossessionata dall'essere vincenti, nata sul sangue e sulla sopraffazione, in cui prima si colpisce duro e poi si ragiona. Forse è ora di mostrare che un'altra via è possibile.
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La rivincita di William Zabka
Quando Barney dice che il vero eroe di Karate Kid - Per vincere domani è Johnny Lawrence, forse non sbaglia: con una mossa simile a quella fatta in Creed II, in cui i veri protagonisti sono Ivan e Viktor Drago, sulla carta più forti, ma alla fine sconfitti sia sul ring che nella vita, è lui il cuore pulsante di Cobra Kai. Ma ancora di più lo è il suo interprete, William Zabka. Studioso dell'arte marziale coreana Tang Soo Do, se le scene di lotta della serie sono così riuscite si deve soprattutto a lui. In ottima forma, dà il suo meglio con i calci volanti, così come nelle scene comiche, che puntano tutto sull'effetto nostalgia (come non sorridere quando Johnny dà a Miguel il costume da scheletro usato nel film?!). Vedere Lawrence spaesato di fronte a diavolerie moderne come internet è quasi bello come quando ruota su se stesso per mollare un piede in faccia all'avversario. Insopportabile e alla deriva, è commovente la dedizione con cui l'attore (anche produttore esecutivo) interpreta il personaggio che ha segnato la sua vita, almeno quella sul grande schermo.
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Cobra Kai 3: Daniel andrà in Giappone, a Okinawa
Acquistata da Netflix, la serie passa da YouTube alla piattaforma di streaming: il 28 agosto arrivano le prime due stagioni, così da arrivare preparati a Cobra Kai 3, prevista per il 2021, che, visto l'ultima scena della seconda stagione, potrebbe vedere il ritorno di Elisabeth Shue nel ruolo di Ali Mills. È certo invece che ci si concentrerà di più sul personaggio di Daniel, giusto per non far montare troppo la testa a Johnny. L'ex campione, ora venditore di auto, partirà per il Giappone, per andare a Okinawa, città natale del Sensei Miyagi. Perché vedere Cobra Kai quindi? Se amate la saga creata da Robert Mark Kamen, la musica anni '80, l'ironia irriverente e un po' scorretta, le citazioni che scaldano il cuore degli appassionati (ma non gridano fan service) e i combattimenti coreografati bene, questa è la serie che fa per voi.