Cobra Kai 4, la recensione: Daniel e Johnny, come Rocky e Apollo Creed

La recensione di Cobra Kai 4: l'attesa quarta stagione della serie tv Netflix, in streaming dal 31 dicembre, non gioca solo con l'immaginario dei film di Karate Kid, ma con quello del cinema di un intero decennio.

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Cobra Kai 4: una scena della quarta stagione

"E Rocky III, allora?" La recensione di Cobra Kai 4, l'attesa quarta stagione della serie tv Netflix disponibile in streaming dal 31 dicembre, inizia da un film che non è nel franchise di Karate Kid, ma è un simbolo degli anni Ottanta. Iniziamo da qui perché l'amata serie Netflix ormai non gioca solo con l'immaginario dei film di Karate Kid, ma con quello del cinema di un intero decennio. È una scelta vincente, perché permette di conquistare un pubblico ampio, i quarantenni e i cinquantenni che hanno vissuto quel mondo, oltre ai ragazzi, target naturale visto che i protagonisti al centro della serie sono dei teenager.

Ma parliamo di Rocky III perché, come spiega Miguel a Johnny, è lì che c'è la chiave del suo rapporto con Daniel. "Rocky ha sconfitto Clubber Lang. Lo ha fatto da solo? No, lo ha fatto con Apollo. Doveva esserci qualcuno che ha fatto il primo passo. Ed è stato Apollo". È proprio così. Daniel e Johnny sono come Rocky e Apollo Creed, due ex nemici, due persone completamente diverse che, nonostante le diffidenze, a un certo punto si ritrovano insieme. Una rivalità che diventa amicizia è una storia bellissima. Si dice che il cinema e la tv raccontino sempre le stesse storie. È vero, ma se le sai raccontare bene è una gran cosa. Cobra Kai 4 conferma la serie nata da Karate Kid come un prodotto ormai lanciatissimo: fresco, ironico, dissacrante, che ha ritmo ed emozioni, ed è una serie da binge watching. Il finale è in crescendo ed è ricco di sorprese.

All Valley, lo scontro finale

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Cobra Kai 4: Courtney Henggeler e Ralph Macchio in una scena della quarta stagione

L'All Valley, il torneo di karate intorno al quale tutto gira, si sta avvicinando. E le squadre si compattano intorno ai loro leader. Il Miyagi Do, il dojo di Daniel (Ralph Macchio) e l'Eagle Fang, il nuovo dojo di Johnny (William Zabka), sono ormai una cosa sola. I due amici nemici si sono alleati per combattere il Cobra Kai, che, sotto la guida di John Kreese (Martin Kove) sembra aver corrotto le menti dei ragazzi, e proposto un modello di karate che non è quello che dovrebbe essere. Miguel Diaz (Xolo Maridueña) si sta riprendendo dopo l'incidente ed è una delle punte di diamante dell'Eagle Fang, il campione in carica. Il suo sensei, Johnny, sta frequentando sua madre, e non sappiamo che effetti potrà avere su di lui questa relazione. Robbie (Tanner Buchanan), il figlio di Johnny, è ormai un adepto del Cobra Kai, e la cosa ha delle ricadute anche nella sua vita. Samantha (Mary Mouser), la figlia di Daniel, e punta di diamante del Miyagi Do, è ancora scottata dallo scontro con Tori (Peyton List) e sa che la sfida finale della gara femminile dell'All Valley sarà con lei. Intanto Kreese va a chiamare un suo vecchio amico...

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Il binge watching è garantito

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Cobra Kai 4: Tanner Buchanan, Peyton List e Martin Kove in una scena della quarta stagione

Dopo che il torneo All Valley era arrivato a completare l'arco narrativo della stagione 1, ci sono volute altre tre stagioni per arrivare al torneo successivo. Se, infatti, la stagione 2 e la stagione 3 si erano concluse con delle maxi risse urbane, prima a scuola e poi a casa LaRusso, la stagione 4, lo sappiamo fin dall'inizio, avrà il suo climax nel famoso torneo di karate, che chiudeva anche il primo Karate Kid - Per vincere domani. E, se permettete, è un'altra cosa. Cobra Kai, che, come abbiamo sempre detto, ci piace per il ritmo del racconto, diviso com'è in puntate da 30 minuti che scorrono velocissime e invogliano alla visione delle successive, si conferma una perfetta serie da binge watching e, arrivati all'episodio 9 (nonostante un episodio 8 scritto molto male) non vorrete fermarvi. Man mano che la gara va avanti la tensione aumenta, e nelle ultime due puntate ci sono quattro o cinque colpi di scena che rendono tutto ancora più emozionante.

Cobra Kai: niente è mai bianco o nero

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Cobra Kai 4: Ralph Macchio e Xolo Maridueña in una scena della quarta stagione

Ma quello che ci piace ancora di più in Cobra Kai è che, a differenza del mondo di Karate Kid, che era decisamente manicheo, qui niente è mai bianco o nero, con buona pace delle divise da karate che indossano gli allievi di Miyagi Do e Cobra Kai. Non ci sono veri buoni e veri cattivi, tranne John Kreese e il suo amico. Già l'idea di partenza, prendere il cattivo di Karate Kid, Johnny Lawrence, e farne uno dei protagonisti, dare una dimensione a un personaggio piatto, è stata un'idea forte, e in linea con la tendenza di molti film e serie che ci fanno vedere il lato umano di tanti cattivi. Sì, i villain sono i più interessanti. Prendiamo i ragazzi. Miguel e Samantha sono i "buoni" della serie, i bravi ragazzi che cercano di stare al mondo secondo gli insegnamenti dei genitori, e di gestire i rapporti con i loro avversari senza passare al "lato oscuro". Ma Robbie e Tori, che fanno parte del Cobra Kai, sono i ragazzi cresciuti senza padre (anche Miguel non lo ha, ma ha attorno il calore di una famiglia), quelli cresciuti per strada, i cuccioli che, per sopravvivere, hanno dovuto diventare aggressivi per cacciare e difendersi. È normale che un po' della nostra simpatia vada anche a loro. Va detto poi che Peyton List, l'attrice che interpreta Tori, è cresciuta ulteriormente in carisma e presenza scenica: buca lo schermo, e ogni scena in cui appare è esplosiva. Dal lato maschile Xolo Mariduena attraversa tutta la serie con un volto dolce e malinconico che colpisce. E alla fine capiremo perché. Comincia ad avere più peso e spessore anche il personaggio di Eli 'Hawk' Moskowitz, cioè Falco (Jacob Bertrand).

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Presente e passato, Cobra Kai come Matrix Resurrections

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Cobra Kai 4: una foto della quarta stagione

Cobra Kai è una serie che dialoga continuamente con il suo passato. Ha un heritage importante, ricchissimo, sa di averla e la sfrutta a dovere. Non si vergogna neanche di mostrarlo questo passato, affiancando spesso le scene dei film originali nel momento in cui vengono chiamati in causa, che è un modo per raccontare cosa è successo e chi è in scena anche a chi quei film non li ha visti. È un gioco fatto bene, senza eccedere. E, curiosamente, è quello che fa un film in uscita in questi giorni, Matrix Resurrections, un altro prodotto che ha dietro un'eredità importantissima. Se, dal punto di vista dei rimandi al passato, la stagione 3 è stata il massimo, con il ritorno in scena di Elisabeth Shue, qui tutto è più misurato. Ma la serie recupera un personaggio chiave da Karate Kid III - la Sfida Finale, che diventerà il motore della storia. Cobra Kai ci piace anche per come riprende tutto un certo immaginario degli anni Ottanta. Quando riprende Burning Heart, la canzone dei Survivor di Rocky IV, durante un allenamento, o Girls Girls Girls dei Motley Crue quando Johnny cerca delle ragazze come nuove allieve per il suo dojo, è cinema anni Ottanta all'ennesima potenza.

Johnny Lawrence e il calcio della gru

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Cobra Kai 4: William Zabka e Ralph Macchio in una scena della quarta stagione

Ed è proprio questo il segreto di una serie come Cobra Kai, l'ironia e la leggerezza con cui rilegge i classici del passato e con cui racconta storie anche molto dure. Ha una leggerezza nativa, innata, perché viene da quel cinema degli anni Ottanta. Che era leggero in generale, anche se i film di Karate Kid in fondo erano piuttosto seriosi. Qui l'ironia è dichiarata, serve a prendere le distanze dagli originali, a dirci che quelli sono bei film ma che non devono essere idolatrati. Ci sono dei momenti dissacranti in Cobra Kai 4, dove il divertimento nasce dal sentimento del contrario: vedere Johnny Lawrence che, a modo suo, interpreta il "metti la cera togli la cera", o che prova a fare il "calcio della gru" di Daniel LaRusso non ha prezzo. Ma anche Daniel che, spinto da Johnny, si trova in una rissa modello Cobra Kai non è da meno. I momenti in cui i due sono insieme sono i migliori, un vero e proprio buddy movie. Questa ironia e questo distacco sono anche un modo per dirci che le nuove generazioni forse sono migliori delle precedenti: spesso vediamo i ragazzi prendere decisioni più sagge rispetto agli adulti.

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Anthony LaRusso, chi era costui?

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Cobra Kai 4: Dallas Dupree Young in una scena della quarta stagione

Cobra Kai 4 sceglie spesso, all'inizio di ogni puntata, di spiazzare spostando l'azione da altre parti (lo faceva spesso anche Lost, ricordate?) e introducendo personaggi che in qualche modo saranno importanti nell'economia della storia. È così che entra in scena un nuovo personaggio, Kenny, un ragazzino che avrà a che fare con Anthony, il figlio più piccolo di Daniel. Ecco, qui la serie ha qualcosa che non funziona. Perché, dopo avercelo mostrato nella stagione 1 come antitesi del padre, Cobra Kai ha dimenticato Anthony per due stagioni. E ora lo ha inserito, mettendolo in scena in alcune puntare. Anthony, e il suo rapporto con i genitori, potrebbe essere al centro delle prossime stagioni, ma per ora sembra che la serie faccia con lui proprio quello che fanno i suoi genitori, dimenticarlo e lasciarlo in secondo piano rispetto alla prima figlia, Samantha. Tutta questa parte sembra raffazzonata, scritta male, poco approfondita. Ed Anthony è un personaggio con cui non si riesce, per ora, a entrare in empatia.

Appuntamento alla stagione 5

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Cobra Kai 3: Courtney Henggeler nella terza stagione della serie

Chissà se ci riusciremo. Probabilmente accadrà nella stagione 5, che ci sarà, perché ci sono ancora tanti nodi che devono venire al pettine. Cobra Kai 4 lascia aperte molte strade, la storia di Anthony e anche quella di Miguel, che prende strade inaspettate. Così come è inaspettata quella presa da Cobra Kai. Ci sono serie che, arrivate a un certo punto, cominciano a denotare stanchezza e altre no. Cobra Kai è una di queste. I personaggi hanno ancora molto da esprimere, problemi da risolvere, percorsi di crescita da completare. "Colpisci per primo, colpisci forte, nessuna pietà" è il motto del Cobra Kai, che i protagonisti cercano di combattere. Ma Cobra Kai, la serie, continua a colpire forte.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Cobra Kai 4, la nuova stagione conferma la serie nata da Karate Kid come un prodotto ormai lanciatissimo: fresco, ironico, dissacrante, che ha ritmo ed emozioni, ed è una serie da binge watching. Il finale è in crescendo ed è ricco di sorprese.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Il rapporto tra Daniel e Johnny evolve, decolla e regala momenti spassosi.
  • A Kreese si aggiunge un altro villain, che diventa un motore della storia.
  • L'ironia è dissacrante e funzionale.
  • Gli omaggi non sono solo ai film originali, ma ad altri cult del cinema anni Ottanta.

Cosa non va

  • L'episodio 8, dove tutto viene buttato in rissa, è un po' facilone, e non è scritto benissimo.
  • La storyline dedicata ad Anthony LaRusso, il figlio minore di Daniel, funziona meno del resto.