In attesa della seconda stagione della serie originale in arrivo nel 2025, il mondo di Citadel si è ulteriormente espanso con il prequel Citadel: Honey Bunny, che racconta una storia di spie parallela e precedente a quella dei personaggi di Priyanka Chopra Jonas e di Richard Madden.
Protagonista sempre un'altra coppia, diversamente assortita, di spie. Ad interpretarli Varun Dhawan e Samantha Ruth Prabhu. Siamo partiti proprio da loro nella nostra intervista ai creatori, ossia i registi Raj & DK, uno duo prolifico e celebre in India, dov'è ambientato lo show, affiancati dalla sceneggiatrice Sita R. Menon.
Meta-cinema e meta-spionaggio nella serie Prime Video
C'è molto cinema in questa serie tv. Un pensiero a cui risponde subito Raj: "Lo sono sicuramente per noi! (ride) Il punto è che tutto è già stato fatto, ogni backstory è già stata raccontata, i personaggi sono stati caratterizzati quindi abbiamo riflettuto su cosa fosse intrinseco per la nostra cultura, ed eccolo servito. Il cinema pervade ogni cosa in India. Avevamo una storia intitolata 'Ballando e combattendo' su uno stuntman e una ballerina e siamo partiti da lì. Ci siamo accorti presto che i protagonisti si sposavano alla perfezione col progetto e che sarebbero state delle ottime spie!" Gli fa eco DK: "Honey si è rivelata incredibilmente meglio come attrice quando le telecamere erano spente. Non avrebbe avuto successo davanti alla macchina da presa (ride)".
È sicuramente emblematico il fatto che il titolo della serie sia l'unione dei nomi dei due protagonisti. In una spy story di solito insegnano che ognuno deve cavarsela da solo, ma invece in questo caso potremmo dire che è l'unione a fare la forza? Ne è certa Sita Menon: Non c'è Honey senza Bunny e viceversa. Al cuore del racconto c'è una famiglia e la speranza di riuscire a formarne una, a farne parte, quindi è per questo che i due protagonisti si sono sintonizzati così bene. Direi che in questo caso il dualismo fa la forza (ride)".
Citadel: Honey Bunny, folclore indiano
Come si geolocalizza una storia che parte da un assetto americano e internazionale? Il trucco è fare una storia di spie che sia in realtà un family drama. Dice Raj: "Pensiamo che in ogni progetto che creiamo tutto debba accadere in modo organico quindi avere una lista di elementi da spuntare produce qualcosa di goffo, quindi lasciamo che siano i personaggi a parlarci e a raccontare questa storia al pubblico. Una vicenda ambientata in India in modo autentico, quindi la parte culturale è stata una diretta conseguenza tanto che è difficile andare a ricercarne gli elementi per quanto è divenuta parte del tessuto narrativo".
Concorda totalmente DK: "Il cinema non è solo fondamentale in India, è quasi una religione. Quindi la settima arte non poteva che diventare un elemento importante nell'intreccio. Inoltre il periodo storico che affrontiamo, gli anni '90, è stato interessante nella Storia indiana. Ci sono state una fase pre e post liberalizzazione e questo ci ha permesso di avere due linee temporali distinte: sono passati solamente otto anni eppure sono avvenuti grandi cambiamenti, a partire dal nome della città, da Bombay a Mumbai. Questo, insieme alla musica e ai costumi, ci ha permesso di esplorare quell'epoca al meglio".
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Un tuffo nel passato e tra le personalità
A proposito di anni '90, dev'essere stato divertente viaggiare nel tempo per così dire partecipando a Citadel: Honey Bunny. Ci racconta la protagonista Samantha, un casting assolutamente perfetto per chi va ad interpretare: "Girare le scene nel passato significava non dover cercare armi e avere a che fare con la parte più faticosa (ride), come rotolarmi nel fango oppure essere colpita in faccia. Avrei dovuto lanciare più bombe ora che ci penso!" (ride)
Continua poi: "Da parte mia comprendo che il mondo di Citadel sia inedito ed originale e che un universo spionistico condiviso sia un concetto nuovo, ma a parte quello penso siano proprio la sceneggiatura e la storia a gettare le convenzioni dalla finestra. Solitamente una spy story è tutta improntata sull'azione e sugli inseguimenti ma qui approfondiamo molto di più i personaggi, che hanno un cuore e un'anima. Ci si concentra più sull'intreccio che sulle grandi sequenze visive".
Ci sono (almeno) tre identità per la protagonista: attrice, madre e spia: "Penso di essermi divertita con la parte dell'attrice che fa fatica ad ottenere un ruolo (ride), per quanto riguarda Mamma Honey è spinta dall'istinto materno di proteggere la figlia ad ogni costo, una donna forte e stoica, e costantemente in tensione, quella parte è stata difficile". La parte con più cuore di tutta la storia secondo la sceneggiatrice.
Piccoli grandi interpreti nella spy story
A proposito della maternità, dev'essere stato singolare lavorare con la giovanissima Kashvi Majmundar che interpreta Nadia sul set. Ammette Samantha: "È giovane ma è assolutamente alla pari quando si tratta di mettersi a recitare e di comprendere l'essenza del proprio personaggio. È stato fantastico lavorare con lei. Si tratta anche di un rapporto madre-figlia che io non avevo mai visto, grazie a Raj, DK e Sita. È atipica, sono alla pari, sono amiche e questo Kashvi l'ha capito praticamente subito dal primo giorno (ride)"
Continua Raj: "Infatti il primo giorno di riprese eravamo tutti pronti ad aiutarla e farle comprendere come funzionava il tutto, ma lei era già pronta". Gli fa eco DK: _"È davvero talentuosa perché mi ha colpito il fatto che non avesse già esperienza o che non avesse già studiato come attrice. È molto naturale davanti alla telecamera. Come se fosse nata per fare questo.
Conclude Sita: "C'è una scena in cui la piccola Nadia piange per la perdita del proprio zio e Kashvi piangeva a comando, ad ogni ripresa. Così le abbiamo chiesto se stesse bene e lei ci ha detto che ripensava alla morte del nonno per aiutarsi. Come può una bambina di sette anni arrivare da sola a questa tecnica?"
Un'altra spia perfetta insomma. Un cibo o un piatto che definisca al meglio la serie Prime Video? Il biryani senza dubbio con voto unanime, come dice DK, "sappiamo bene di non mangiarlo ma lo desideriamo tutti. Ne parliamo continuamente ma non lo mangiamo" (ride).
Di cosa si tratta? Nella cucina persiana il biryani è una pietanza a base di riso, preparato assieme a spezie, carne, pesce, uova o verdure. Il nome deriva dalla parola persiana beryā(n) che significa fritto o arrostito. Il piatto venne poi (im)portato nel subcontinente indiano da viaggiatori e mercanti musulmani, evolvendosi in alcune varianti nell'Asia meridionale ma anche in Arabia e varie comunità.