Cinzia TH Torrini racconta la sua Certosa di Parma

Abbiamo incontrato la popolare regista per discutere della sua nuova miniserie in due parti, tratta da Stendhal ed in onda su RaiUno il 4 e 5 Marzo 2012.

Torna all'ambientazione storica Cinzia TH Torrini dopo i successi di Elisa di Rivombrosa e Terra ribelle e lo fa dietro la macchina da presa di una produzione di portata internazionale che coinvolge Rai Fiction e France 3. Si tratta de La certosa di Parma, film per la televisione in due parti tratta da Stendhal che RaiUno trasmette il 4 e 5 Marzo 2012.
Girata tra Parma, Soragna e Palazzo Albergati a Zola in 52 giorni, la fiction è una produzione internazionale anche nel cast, che affianca ad Alessandra Mastronardi personaggi come Rodrigo Guirao Diaz nel ruolo di Fabrizio del Dongo, Marie-Josée Croze ed Hippolyte Girardot.
Ne abbiamo parlato con la regista toscana, approfondendo il suo rapporto con i classici e con l'opera di Stendhal, la scelta dei protagonisti ed il carattere internazionale della produzione.

Dopo i grandi successi di Elisa di Rivombrosa e Terra Ribelle, che effetto le fa essere considerata una sorta di Re Mida della Fiction Televisiva?

Non mi sento per niente il Re Mida della fiction. Ogni opera è sempre una sfida e un'incognita.

Quale pensa sia stato il segreto del successo di questi sceneggiati?

C'è l'attrazione del pubblico per storie che lo trasportino in un mondo diverso, del passato, ma con storie e psicologie anche oggi attuali che lo facciano emozionare ed identificare. Il vero segreto, se così lo vogliamo chiamare, ma per me è scontato, è la cura e la ricerca della qualità di ogni singola immagine. Con questo intendo la scelta giusta degli attori, gli ambienti, i costumi, la fotografia, avendo prima fatto un grande lavoro sulla sceneggiatura.

A quanto pare lei ama molto le fiction in costume e più in generale quelle ad ambientazione storica, cos'hanno di più rispetto alla contemporaneità?

Nella mia filmografia può vedere che ho affrontato diversi generi, thriller, action, sociale, denuncia, melo... Nel film in costume c'è la possibilità di unire tutti questi generi ed enfatizzare valori e ideali.

Quando ha letto Stendhal e qual è il suo rapporto con i classici?

Avevo letto il libro al liceo. Ho capito perché si chiamano classici! Li puoi rileggere in periodi diversi della vita e trovarvi nuove interpretazioni.

Come si è rapportata con le precedenti edizioni di La Certosa di Parma, in particolare con lo sceneggiato televisivo di Mauro Bolognini?

Ho rivisto qualche puntata durante la preparazione. Spesso ho ascoltato alcuni aneddoti raccontati dal produttore Roberto Levi che ha prodotto sia questa che la precedente. Era un bellissimo affresco storico in cui il conte Mosca, interpretato da Gian Maria Volontè, era dominante. La mia versione è più incentrata sul rapporto Duchessa Sanseverina e nipote Fabrizio del Dongo. Principalmente sono stata affascinata da questo personaggio femminile molto moderno. Anche Clelia alla fine è molto moderna per quei tempi. 

Ha subito pensato a Rodrigo Guirao, da lei lanciato in Terra Ribelle, per il ruolo di Fabrizio Del Dongo?

Avevo fatto vari provini con altri attori, ma quando l'ho fatto a Rodrigo non ho avuto alcun dubbio. Rodrigo era perfetto! Io devo sempre fare provini su parte anche con attori che conosco bene.

Com'è stato lavorare Marie-Josée Croze (Palma a Cannes per Le invasioni barbariche)?

Marie si vede che viene dal cinema, è una grande attrice che non si risparmia nel dare intensità e forza al personaggio che interpreta. Per questo ci vuole molta attenzione verso di lei. Si è fatta guidare e, cosa piacevole per un regista, mi diceva grazie quando la correggevo e le davo un nuovo input. Una grande professionista. Abbiamo fatto una bella preparazione a tavolino, sulla sceneggiatura, anche con gli altri attori, qualche settimana prima delle riprese, così come per il trucco e i costumi. Mi piacerebbe trovare un'altra storia da realizzare con lei.

Quanto è stato importante per lei il fatto che a sostenere il film sia stata una co-produzione internazionale, che darà visibilità al suo prodotto anche fuori dai confini italiani?

E' una vera coproduzione al 50% con la Francia. Questo ha permesso di raddoppiare il budjet e quindi di avere quella ricchezza a livello di ambienti e comparse che altrimenti sarebbe impossibile. Io mi sento un regista europeo, sarà perché ho studiato cinema in Germania, parlo inglese, francese, tedesco e spagnolo, sarà perché credo nell'universalità delle storie, trovo giusto che i film vadano oltre le Alpi. In questo caso è stata una bella sfida affrontare uno scrittore francese che racconta una storia italiana... 

In qualche modo questo ha cambiato lo 'stile' del film, magari per renderlo più appetibile sul mercato straniero?  

Sinceramente non mi sono posta questo problema. Sono fiera perché a parte due scene in più che sono nella versione francese, il film è uguale. Sono molto fiera di questo risultato perché quando sono entrata in questo progetto c'erano due sceneggiature completamente diverse. Una italiana, sostenuta dalla Rai e una in francese molto difesa dallo sceneggiatore e dal produttore. Per fortuna alla rete francese piaceva la struttura che aveva fatto il nostro sceneggiatore Francesco Arlanch. Della versione francese mi piacevano molto i dialoghi e come venivano affrontate, con confronti e scontri, le psicologie dei personaggi all'interno delle scene. Alla visione che c'è stata a Parigi all'Ambasciata italiana, per il ministro della cultura francese e altre personalità, è stato apprezzato all'unanimità.

Quando la rivedremo al cinema? Ammesso che sia ancora una sfida il cinema...

Sogno il cinema, sogno le grandi storie e spero di tornarci. Non saprò mai se è stato un errore a non voler andare in America dopo il mio film Hotel Colonial! Quello di cui sono certa è che prima o poi ci tornerò...