Cinquanta sbadigli di noia

Anche se il sesso sadomaso non è certo argomento da ragazzi, il target dichiarato della pellicola è il pubblico adolescente di sesso femminile.

Diciamolo pure: poteva andare peggio. Da quella specie di sottoprodotto letterario che è il romanzo di E.L. James neppure Stanley Kubrick sarebbe riuscito a trarre un buon film, perciò apprezziamo l'impegno di Sam Taylor-Wood. La regista britannica cerca di salvare il salvabile confezionando un prodotto che, se non fa urlare al capolavoro, quantomeno ci risparmia molte delle bassezze contenute nel libro. Il materiale di partenza, però, quello è e la sceneggiatrice Kelly Marcel vi resta il più aderente possibile, anche in vista della prosecuzione della trilogia.

Cinquanta sfumature di grigio: una scena del film
Cinquanta sfumature di grigio: una scena del film

Chi pregustava lo scandalo, resterà deluso. Cinquanta sfumature di grigio è una commedia romantica in salsa erotico-pop che sfora nel melò. Anche se il sesso sadomaso non è certo argomento da ragazzi, il target dichiarato della pellicola è il pubblico adolescente di sesso femminile. Di conseguenza, per aggirare l'ostacolo ed evitare la mannaia della censura, Sam Taylor-Wood ha dovuto limare il più possibile i momenti hard riducendoli a tre/quattro sequenze ripetitive e prive di fantasia dove tra corde, manette e frustini, i maschietti potranno apprezzare in tutta tranquillità il corpo nudo della bella Dakota Johnson e poco altro.

Romanticismo erotico-pop per adolescenti

Tra i pregi da annoverare, a Cinquanta sfumature di grigio va riconosciuto il fatto di non essere volgare. Visto il tema scottante, il rischio era dietro l'angolo, ma se si escludono un paio di battute a effetto messe in bocca a Jamie Dornan (tra cui la celeberrima "I don't make love. I fuck... hard"), le volgarità grafiche e verbali sono state epurate. Sam Taylor-Wood fa pesare la propria esperienza e rivela una certa eleganza nella messa in scena, soprattutto nelle riprese in esterni e nelle scene bollenti in cui lo sguardo voyeristico è calmierato da un certo pudore.

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Cinquanta sfumature di grigio: incontri ravvicinati tra Jamie Dornan e Dakota Johnson in una scena del film
Cinquanta sfumature di grigio: incontri ravvicinati tra Jamie Dornan e Dakota Johnson in una scena del film

La regista sembra, inoltre, avere il polso della direzione degli attori. Dakota Johnson attraversa tutta la pellicola con un'aria da principessa stordita che fatica a focalizzare ciò che le sta accadendo. Si guarda intorno con occhi sgranati e pronuncia le proprie battute emettendo sussurri e sospiri, come da copione. Mai scelta di cast fu più azzeccata; Dakota sembra la perfetta incarnazione della letteraria Anastasia Steele, antitesi del femminismo e dell'autoaffermazione della donna pronta a gettarsi tra le braccia del primo miliardario bello e sadico che incrocia il suo cammino. Sguardo trasparente, volto espressivo, l'attrice sembra possedere una naturale propensione al ruolo e non faticherà a stimolare l'immedesimazione (ahimè) nel pubblico femminile. Maggior fatica sembra fare il povero Jamie Dornan, a cui è stato affidato un personaggio improbabile. L'esistenza di un Christian Grey è plausibile quanto quella dei Puffi. Ci vuole tutta l'abnegazione dell'interprete inglese per non scoppiare a ridere, lui per primo, mentre giustifica con drammatica intensità la sua impossibilità ad avere una relazione normale visto che il sadomaso, per lui, è l'unica scelta possibile.

Una promessa non mantenuta

Cinquanta sfumature di grigio: un momento del film
Cinquanta sfumature di grigio: un momento del film

L'incipit di Cinquanta sfumature di grigio è piacevole e originale. Le prime sequenze possiedono ciò che di cui la trilogia di E.L. James è totalmente priva: l'ironia. Dopo un'apertura da commedia sofisticata, dove la macchina da presa fluttua in esterni mostrando Grey intento a fare jogging sotto la pioggia e Anastasia all'uscita dal college, il film entra subito nel vivo con la scena dell'intervista. Ana si sostituisce alla coinquilina malata e si reca a intervistare il giovane imprenditore di successo per il giornale scolastico. Il brillante scambio di battute ci illude facendoci ben sperare per il prosieguo, ma dopo una decina di minuti affiora la questione sessuale e il film si spegne.

Al di là del discutibile modello sessuale che propaganda, il problema principale di Cinquanta sfumature di grigio è la noia. Non riuscendo ad affrancarsi dal modello letterario, il film procede per cliché, scandito da scene di sesso tutte uguali, tutte prive di fantasia. Più che suscitare gemiti, la pellicola finto-erotica strappa sbadigli. Anche perché, tra una capatina e l'altra nella stanza dei giochi di Grey, non è che succeda granché. L'unica sequenza che interrompe momentamente il tedio è il frizzante meeting di lavoro in cui Anastasia e Christian si incontrano per discutere le condizioni del contratto che la giovane deve firmare per diventare sua sottomessa. Il vivace scambio di battute stuzzica la fantasia e lascia intravedere che cosa sarebbe potuto diventare Cinquanta sfumature di grigio con una vera scrittrice al posto di E.L. James.

Movieplayer.it

2.0/5