Da estimatori di Susanna Nicchiarelli, ci siamo avvicinati al nuovo lavoro della regista con grande curiosità e speranzosi di essere colpiti positivamente, almeno quanto era successo con i due film precedenti. Per questo siamo dispiaciuti che questa recensione di Chiara non sia del tutto positiva, che ci siano nel film presentato a Venezia 2022 diversi aspetti che non ci hanno colpiti, e li andremo ad approfondire a seguire, senza trascurare quanto di buono c'è, a partire dall'intenzione e lo spunto iniziale di affrontare la figura della Santa di Assisi nella sua dimensione politica.
La scelta di una ragazza
Assisi, 1211. Luogo e data dell'inizio di una rivoluzione: una ragazza appena diciottenne fugge dalla casa paterna per raggiungere l'amico Francesco e cambiare per sempre la sua vita. Si tratta di Chiara, quella che diventerà l'amata santa di Assisi, che appena diciottenne ha deciso di non sottostare al volere della sua famiglia, di rinunciare al benessere e vivere nella povertà, diventando un simbolo per le altre ragazze che si uniscono a lei e arrivando a opporsi persino al Papa per affermare i diritti del suo gruppo e definire le regole del proprio ordine.
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La rivoluzione di Chiara
Per come ci viene presentata da Susanna Nicchiarelli, quella di Chiara è una vera propria rivoluzione dalle dinamiche politiche, capace di opporsi al potere quanto e più di Francesco, che potremmo considerare la sua controparte maschile da questo punto di vista, la cui vita e opera è più conosciuta. La Chiara della Nicchiarelli è un personaggio moderno negli intenti, spinto dall'entusiasmo della sua gioventù e dalla forza delle sue convinzioni, il cui ritratto è più apprezzabile nelle intenzioni che riuscito nei fatti: non tutto funziona come dovrebbe nella costruzione del film, per alcune sequenze meno ispirate, per la qualità alterna delle interpretazioni e per la difficoltà di superare la barriera che la scelta linguistica del volgare italiano pone in alcuni casi tra personaggi e spettatori.
La dimensione femminista
È stato infatti necessario un lavoro sul linguaggio, sugli accenti e sulle sfumature da parte del cast, da Margherita Mazzucco (la Elena de L'amica geniale) ad Andrea Carpenzano, Carlotta Natoli e Luigi Lo Cascio: un lavoro riuscito solo a tratti, che in alcune scene fa emergere in modo più evidente la difficoltà che si sono trovati ad affrontare gli interpreti. La Chiara raccontata dalla Nicchiarelli resta una figura profonda e interessante, la cui rivoluzione, oltre che politica, assume anche risvolti di importanza sociale e sfumature di carattere femminista; così come la prova di Margherita Mazzucco si può considerare positiva per intenzione e impegno, ma non riusciamo a non provare un pizzico di rammarico per la compiutezza dell'opera nel suo insieme, che ci è sembrata un passo indietro rispetto al cammino precedente dell'autrice.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Chiara con un pizzico di rammarico per quei difetti che abbiamo riscontrato nella pellicola, che ci è sembrata nel complesso meno riuscita dei lavori precedenti dell'autrice. La sua Chiara resta comunque una figura rivoluzionaria e ben tratteggiata, anche grazie al lavoro di Margherita Mazzucco nel portarla in scena, al netto di alcuni difetti che ci impediscono di promuovere il film a pieni voti.
Perché ci piace
- L'intenzione alla base del progetto e l'approccio politico e sociale che Susanna Nicchiarelli dà alla sua visione del personaggio.
- Alcune scene riuscite ed emozionanti, tra cui il finale.
- La scelta linguistica del volgare italiano...
Cosa non va
- ... che in alcuni casi diventa una barriera tra personaggi e spettatori, a causa della poca naturalezza di alcuni degli interpreti nel portarlo in scena.