Cenerentola (2021), la recensione: i sogni son desideri pop

La nostra recensione di Cenerentola (2021), rivisitazione moderna e musical della celebre fiaba, scritta e diretta da Kay Cannon con Camila Cabello nei panni della protagonista: su Amazon Prime Video dal 3 settembre.

"Non le faccio io le regole, sono solo il re"

Nello scrivere la recensione di Cenerentola (2021), il nuovo adattamento della celebre fiaba di Charles Perrault disponibile su Amazon Prime Video dal 3 settembre, non possiamo fare a meno di chiederci: "le fiabe sono fatte per essere riscritte?" Appare chiaro di sì, in questa versione colorata, pop, modernizzata della storia senza tempo di un'orfana maltrattata e tenuta nel seminterrato, dove fa amicizia con dei topolini, che dopo un ballo inaspettato e molto speciale diventa la principessa e futura regina. Questa nuova versione della storia, però, se ne discosta ed è molto di più.

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Cinderella: Camila Cabello in una foto del film

LE FIABE SONO FATTE PER ESSERE RISCRITTE

Vuoi per la tradizione orale dei racconti di generazione in generazione, vuoi perché la fiabe popolari si adattano man mano appunto al popolo che raccontano, di Cenerentola abbiamo già visto vari adattamenti tra letteratura e cinema nel corso degli anni. A partire dalla Gatta Cenerentola di Giambattista Basile, scritta in napoletano e ambientata nel Regno di Napoli, tratta dal Cunto de li cunti, e diventata un film d'animazione tutto italiano nel 2017. Ma la versione più celebre è sicuramente quella del classico Disney del 1950, divenuto poi un live action diretto da Kenneth Branagh nel 2015 sempre per la Casa di Topolino. Tra variazioni più efferate del personaggio (la matrigna uccisa da Cenerentola per ritrovarsi una matrigna ancora peggiore) e più dolci, arriva questo nuovo adattamento prodotto da Sony Pictures, scritto e diretto da Kay Cannon, che ha messo cuore e anima nel progetto, scegliendo di realizzare un film musical in cui c'è un mix di cover e canzoni inedite. Composte anche approfittando del fatto che la protagonista è interpretata dalla cantante di origine cubana Camila Cabello, qui al suo primo ruolo cinematografico. La sua Cinderella è caratterizzata subito come una ragazza indipendente, che non cerca l'amore o la ricchezza ma ha un sogno: diventare quella che potremmo definire una stilista ante litteram. Disegna e cuce vestiti da sola come la Giselle di Come d'incanto (o come la Estella di Crudelia), è determinata e caparbia, e accetta sommessamente la propria condizione di Cenerentola, pur sognando in grande in una società che vede l'indipendenza economica femminile come qualcosa di oltraggioso e troppo fuori dagli schemi.

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Cinderella: Camila Cabello e Nicholas Galitzine in una foto del film

Questo Cenerentola non ha paura invece di pensare fuori dagli schemi e gioca anche con le fiabe precedenti, Disney e non, e quindi è impossibile non pensare a La bella e la bestia, quando ci viene presentato il paesino in cui tutti hanno il paraocchi e non sono pronti al cambiamento, paesino che si rivelerà importante ai fini della trama. Proprio al mercato Cenerentola e il Principe si conoscono, sotto mentite spoglie (lui in versione povera) e questo ricorda il gioco dei ruoli di povertà e ricchezza di Aladdin e Jasmine nel classico a lui dedicato. C'è anche un gioco meta-narrativo in atto: il coro gospel è anche un coro greco, che commenta le gesta del Principe (un azzeccato Nicholas Galitzine, ma quanto sarebbe stato bello vedere Jonathan Groff?).

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WOMEN POWER

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Cenerentola: Idina Menzel in una scena del film

Grande spazio è dato alle protagoniste femminili, anche inedite, come Gwen la sorella del Principe (Tallulah Greive), molto più interessata (e competente) del fratello ad essere il prossimo regnante. Accanto a lei non solo la matrigna Vivian perfettamente incarnata dall'habitué dei musical e delle fiabe Idina Menzel, qui meno cattiva delle altre versioni (e forse è un peccato), ma anche le due sorellastre, una più sciocca e una più in carne, anche loro non necessariamente cattive, che ricordano quelle del film La leggenda di un amore: Cinderella con Drew Barrymore. Completa il quadro la madre e regina Beatrice, interpretata dolcemente da Minnie Driver col suo delizioso accento british, che viene zittita troppo spesso dal Re (che ha il volto e la barba di Pierce Brosnan). Tutto questo voler farsi sentire e cercare un proprio ruolo che vada oltre quello di moglie e madre in una società medievalistica che ovviamente era improntata tutta sul potere maschile è molto interessante e "nuova" per la storia di Cenerentola, compreso un epilogo inaspettato e diverso dalla fiaba a cui siamo tutti legati, ovvero quella Disney.

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Cenerentola: Tallulah Greive, Minnie Driver, Pierce Brosnan e Nicholas Galitzine in una scena del film

L'altra riflessione che viene fatta interessante e attuale è quella appunto del potere e di ciò che comporta, proprio come accade in The Crown. Se la Corona sottintende certi dittami sia che vi si nasca sia che si accetti di entrare a farne parte, non sarebbe forse il momento di cambiare gli stessi in relazione al mondo che si evolve? O bisogna rimanere arenati a un vecchio modello socio-politico che non guarda fuori dalla propria finestra o aldilà del proprio naso, perché si seguono solamente le regole, senza prova a cambiarle in meglio, soprattutto se si ha il potere per farlo? D'altronde Gwen indossa un vestito al ballo che richiama quello di una certa Lady D... e combatte silenziosamente per il proprio ruolo in un modo che sembra meno fuori posto di Jasmine nel live action di Aladdin.

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I SOGNI SON DESIDERI POP

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Cenerentola: Billy Porter in una scena del film

Nel corso della storia alcune parti sono fedeli alla storia originaria, altre sono state appunto riscritte. Accettiamo questa riscrittura, anche se non sempre riuscita a funzionale, come nella caratterizzazione dei due protagonisti, che rimangono giocoforza impigliati nei propri storici ruoli. Alcune scelte sono particolarmente spavalde - come la Fata Madrina (anzi dovremmo dire Fab G) genderless di Billy Porter - ma anche particolarmente azzeccate, altre meno e ancora troppo legate alla tradizione di Cinderella. Il film è imperniato su quella comicità che può piacere alle nuove generazioni e quindi raccogliere un pubblico più vasto, che magari non ha mai visto il classico del 1950 o che comunque non conosce la storia di Cenerentola. Ma veniamo alla parte musicale. L'idea vincente di questa colonna sonora è stata includere - accanto a brani appositamente composti per il film - cover di brani pop e non solo. Da Somebody to love dei Queen a Material Girl di Madonna, da Let's Get Loud di Jennifer Lopez fino a Perfect di Ed Sheeran, brillano la costruzione delle coreografie, l'assegnazione delle parti cantate e la regia delle stesse. Passando anche per brani hip hop e R&B come Rhythm Nation di Janet Jackson, assegnati principalmente (e giustamente) al Banditore del paesino, che annuncia così le notizie in musica. Sembra quasi strizzare l'occhio a Hamilton e al modo di fare musical di Lin-Manuel Miranda in questo.

Conclusioni

Arrivati alla fine di questa recensione di Cenerentola, ci possiamo ritenere piacevolmente sorpresi e soddisfatti dall’aspetto pop e moderno dato ad una fiaba senza tempo che ha già visto numerosi adattamenti nel corso degli anni. La forza di questa rivisitazione sta nel women power analizzato attraverso vari personaggi e nella scelta dei brani musicali e nelle cover proposte nel film.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Una rivisitazione pop, moderna e colorata di una fiaba senza tempo
  • Il maggior spazio dato ai personaggi femminili, compreso quello inedito di Gwen, e alcune scene spavalde come il casting di Billy Porter
  • L’indipendenza economica come obiettivo primario di Cenerentola e non la ricerca dell’amore o di un Principe
  • Le cover di brani musicali celebri scelte per la colonna sonora, coreografie comprese

Cosa non va

  • Alcune caratterizzazioni, comprese quelle dei protagonisti, e il women power potevano essere migliorate ed essere meglio distribuite nella trama
  • Si sente la mancanza del villain
  • Alcune variazioni della fiaba originale e alcune scene iconiche mancanti potrebbe far storcere il naso ai puristi, ma è giusto abbracciare il cambiamento soprattutto se fatto con un senso