Gael Garcia Bernal non ha certo bisogno di fornire ulteriori saggi del suo talento. Eppure il ruolo del wrestler messicano Saúl Armendáriz, in arte Cassandro l'Exotico, nell'omonimo biopic disponibile da oggi su Prime Video, gli offre l'assist per fornire una delle interpretazioni più centrate ed entusiasmanti della sua carriera. Gli animi del divo messicano e dell'ex wrestler variopinto si incontrano e si fondono in un connubio eccezionale. La sensibilità di Bernal trova spazio di manovra in un film costruito interamente su di lui in cui il pubblico e il privato di Armendáriz diventano una cosa sola.
Cassandro non è solo un'opera funzionale al racconto della vita e della carriera sportiva di Saúl Armendáriz, ma è anche un film pieno di passione, che trasuda ottimismo nel raccontare l'esistenza tutt'altro che gioiosa del wrestler di El Paso che ha trovato fama e fortuna oltre confine, nel Messico del lucha libre e degli incontri decisi a tavolino in cui i luchador mascherati sono visti come degli eroi e la lotta una via di fuga da miseria e delinquenza. È proprio qui che Saul, eccentrico adolescente appassionato di trucchi e vestiti che soffre l'assenza paterna e vive in simbiosi con la madre, trova la sua dimensione. Sul ring Saul trasformerà la sua diversità sessuale in un punto di forza per intrattenere il pubblico dando spettacolo.
Dagli USA in Messico in cerca di fortuna sul ring
Cassandro ci fornisce un background sul lucha libre necessario per comprendere le varie fasi della carriera di Saúl Armendáriz. A dir la verità, alcuni passaggi del film risultano un tantino oscuri se non si conosce la differenza tra técnicos e rudos, i buoni, destinati a vincere, e i cattivi, o se non si comprendono i significati reconditi della figura degli exóticos, lottatori effeminati con tendenze omosessuali che salivano sul ring con costumi sgargianti. In un ambiente rozzo e machista come quello del wrestling messicano, erano ovviamente relegati al ruolo di eterni perdenti finché l'avvento di Cassandro e del suo travolgente carisma non sovvertirà le regole.
Questo carisma Gael García Bernal lo veicola senza sforzo apparente. Anche quando viene sbattuto a terra dai corpulenti avversari, il suo Cassandro non perde mai il sorriso. Lo stesso sorriso che accompagna Saul nelle sue lunghe passeggiate con la madre, o mentre cuciono insieme vestiti sognando un futuro migliore. La naturalezza con cui l'attore affronta il suo personaggio, lasciando intuire i tormenti dietro strati di trucco e abiti scintillanti, è uno dei punti di forza di un biopic sportivo convenzionale nella forma, ma ricco di anima e spessore.
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Combattere i pregiudizi a colpi di sorrisi (e double jump)
Il passaggio dal documentario alla finzione non lascia indenni, ma Roger Ross Williams, che aveva già dedicato a Saúl Armendáriz il corto documentario del 2016 The Man Without a Mask fa della conoscenza della materia un punto di forza. Il regista e co-sceneggiatore insieme a David Teague, si prende il rischio di omettere alcune informazioni al pubblico per snellire la storia, concentrandosi sugli aspetti chiave della vicenda umana e sportiva del wrestler. Cassandro racconta, dunque, la scelta di Saul di lasciarsi alle spalle il personaggio di El Topo per combattere a volto scoperto, rivelando la sua vera natura di exótico, dopo l'incontro con la lottatrice Sabrina (Roberta Colindrez), che diverrà la sua coach, al passaggio dalla miseria degli incontri di bassa lega agli allori e ai guadagni che finalmente arrivano permettendogli di realizzare il suo sogno, comprare una villa alla madre.
Quando Cassandro (nome mutuato dalla telenovela venezuelana Kassandra) sale per la prima volta sul ring con indosso un body leopardato cucito da lui stesso, accompagnato dalle note della versione di I Will Survive della cubana Celia Cruz, si respira un'atmosfera alla Rocky, ma pur raccontando la storia della rivalsa di un outsider, il film con Bernal conserva toni decisamente più leggeri e ottimistici. La conquista dei diritti passa anche attraverso questo trionfo della diversità fatto di salti, gomitate e giravolte in eyeliner, paillettes, piume e mantelli sgargianti. Un mix (con)vincente contro bigottismo e conservatorismo.
Conclusioni
Leggerezza e profondità caratterizzano il biopic sul wrestler omosessuale Saúl Armendáriz, come rivela la nostra recensione di Cassandro. Nel ruolo del lottatore di origine messicana, Gael Garcia Bernal fornisce una performance straordinaria calandosi con naturalezza nei panni del personaggio che ha rivoluzionato le regole della lotta libera abbracciando la sua diversità.
Perché ci piace
- La performance di Gael Garcia Bernal è strepitosa.
- Il film conserva le caratteristiche dei biopic sportivi, sposando però una leggerezza di fondo che rende la visione piacevole e mai pesante.
- La naturalezza degli interpreti e delle loro interazioni valorizzate dalle scelte registiche.
- Gli incontri di wrestling di Cassandro, spettacoli nello spettacolo.
Cosa non va
- La scelta di omettere episodi e informazioni può mettere in difficoltà gli spettatori che non conosco a fondo la vicenda di Cassandro.