Non poteva che nascere un viaggio on the road dal franchise di successo Disney e Pixar Cars. È così che è nata Cars on the road, la serie animata spin-off arrivata su Disney+ in occasione del Disney+ Day. È ciò che ci hanno confermato il produttore Marc Sondheimer, lo sceneggiatore e regista degli episodi 1,2 e 8 Steve Purcell e i registi Bobby Podesta (episodi 5,6,9) e Brian Fee (episodi 3,4,7) quando li abbiamo incontrati su Zoom, finendo a parlare anche di ritorno ai viaggi dopo la pandemia, amore per il cinema e messaggi sottotesto. Ecco cosa ci hanno raccontato nell'intervista ai creatori e registi di Cars on the road.
Franchise on the road
Cars è un franchise che chiama a gran voce uno storia on the road per la natura stessa dei suoi personaggi. Come ti è venuta l'idea, è stato un naturale spin-off?
Steve Purcell: Abbiamo esplorato numerose idee inizialmente, avevamo diverse storie che sembravano funzionare maggiormente da sole, diversi soggetti. Mentre ci stavamo lavorando, è scoppiata la pandemia e ci siamo ritrovati tutti a casa. Abbiamo lavorato su altre idee e quella che ha attecchito è stata di mandare i personaggi in un viaggio on the road. Chissà se è perché fantasticavamo di poter andare a fare un road trip per davvero. Ciò può aver aiutato a creare quel tipo di plot. È così che è iniziato, ci è sembrato un buon modo per iniziare coi personaggi, spedirli in viaggio e fargli visitare vari posti lungo il cammino. Nuove e divertenti location e set con anche nuovi personaggi.
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Citazioni e omaggi cinematografici
Ogni episodio di Cars on the Road riguarda un differente genere cinematografico, una sorta di omaggio pieno di easter eggs e citazioni. Come Jurassic Park, Shining, Fast and Furious, Mad Max: Fury Road, i b-movie. Come avete scelto in qualità di registi i temi e gli aspetti visivi per ogni puntata?
Brian Fee: Hai ragione, molti riferimenti vengono dai nostri film dell'infanzia, cosa guardavamo durante la crescita, quindi comprendono vari generi. Per gli episodi in sé, ognuno si muoveva verso una determinata direzione. L'idea era "come possiamo raccontare quella storia in modo più accentuato?". Per esempio, nel caso dei dinosauri, anche attraverso la musica, gli effetti visivi. Un po' anche per nostro divertimento personale nell'andare fino in fondo con quel particolare genere, in modo che lo potessimo fare solo con quella puntata. Riguardo la messa in scena, come abbiamo girato, con quali lenti, il look che gli abbiamo dato, la musica, ci siamo concessi una sorta di bonus gift per poter giocare ancora e ancora, per poter osare.
Marc Sondheimer: Anche con un'animazione in stop-motion simulata, per i dinosauri ad esempio. Un sacco di ispirazioni.
A proposito di questo, il settimo episodio in particolare è un omaggio molto divertente sull'industria cinematografica, con un sacco di inside jokes. Come quella sulla CGI, o quella sulle guest star famose, o ancora quella sulla riscrittura. Quante volte avete dovuto riscrivere quell'episodio o la serie in generale?
Steve Purcell: Ognuna delle puntate ha attraversato un processo come tutti i film del franchise. Si inizia con uno script ma questo poi diventa un documento vivente, perché una volta che inizi a lavorare con il regista o con lo storyboard artist vengono fuori dei cambiamenti. Qualcuno contribuisce sempre con nuove idee e c'è sempre una linea di base da adattare per trovare la soluzione migliore per metterla in scena.
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La vita è il viaggio, non la destinazione
Diciamo spesso che la vita non riguarda la destinazione, ma il viaggio. In questa serie è vero sia metaforicamente che letteralmente. Cosa ci potete dire a riguardo?
Bobby Podesta: Penso che al momento, come ha detto Steve, dopo due anni di pandemia e con molti di noi rimasti isolati in casa per molto tempo, questa sia stata un'occasione per poter vedere il mondo, uscire fuori, e permettere anche al pubblico di vivere un'avventura. Ci sembra appropriato, è il momento giusto. Speriamo che gli spettatori in giro per il mondo vedendo lo show dicano "Questo mi fa sentire bene" e che rimanga. È anche questa la bellezza di poter realizzare una serie come Cars on the road.
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Messaggi subliminali
Posto giusto, momento giusto, concordo. Nel quarto episodio c'è questa frase: "Ciò che non ti uccide, almeno ti fa fare nuove amicizie". Forse un messaggio dello show è che dovremmo imparare come esseri umani che è meglio trovare un nuovo amico piuttosto che essere respingenti?
Steve Purcell: In quell'episodio in particolare, Saetta McQueen è molto "geloso" del proprio amico e non vuole provare cose nuove o conoscere nuove persone. Ma alla fine torna sui propri passi e diventano amici di Ivy (una new entry, ndr). Ma è solo perché riesce a non stare più sulla difensiva.
Marc Sondheimer: Un altro messaggio appropriato per i tempi che stiamo vivendo.
Come accettare le differenze altrui e affrontare le proprie paure, come nell'episodio dedicato ai Camion o quello ambientato nel Circo. Sono tanti i temi affrontati nello show tra le righe.
Steve Purcell: Questi mini-messaggi vengono fuori tutti dall'amicizia fra i personaggi alla fine. Amiamo Saetta McQueen e Cricchetto e volevamo metterli alla prova per un periodo più lungo di tempo e vedere come avrebbero reagito di fronte a determinate situazioni. Come le loro diverse personalità si sarebbero comportate in questi scenari. È stato parte del divertimento e in ognuno di questi scenari magari c'è qualcosa che possono (e possiamo) imparare l'uno dall'altro, lungo il viaggio.