Carey Mulligan: i cinque migliori film di un'attrice promettente

La sua carriera non solo è promettente, è inarrestabile: scopriamo insieme i cinque migliori film di Carey Mulligan, straordinaria interprete di Una donna promettente.

Suffragette: un'inquadratura che ritrae la protagonista Carey Mulligan
Suffragette: un'inquadratura che ritrae la protagonista Carey Mulligan

Una donna promettente è una donna che mantiene e agisce. Un'attrice promettente è un'attrice che squarcia lo schermo con il proprio sguardo, lasciando che lo spettatore entri in quel varco magico, fatto di vite in celluloide e universi immersivi in cui ricercare sprazzi di sé. Carey Mulligan è sia un'attrice che una donna promettente. Promette di diventare altro, di costruire nuove forme di vita, intessute di dolori, (in)certezze, timidezze, ingenuità, vendette, tendendo la mano al pubblico e guidarlo alla scoperta di universi paralleli, reali e plausibili, mantenendo così la parola data.

Promising Young Woman Carey Mulligan
Una donna promettente: un primo piano di Carey Mulligan

"Non battere ciglio. Se lo fai sei morto. Non voltare mai le spalle. Non distogliere lo sguardo. E non chiudere mai gli occhi". Glielo aveva ordinato David Tennant nella celebre puntata di Doctor Who che la vedeva protagonista; un ordine che a distanza di quattordici anni Carey Mulligan ha fatto proprio, ne ha assimilato la sostanza profetica, per poi ripiegarlo sotto il peso della propria sensibilità e rivolgerlo così, in tutta la sua potenza, ai propri spettatori. Impossibile battere ciglio, o voltare le spalle a Carey Mulligan. In quegli occhi si aprono mondi forgiati da immaginazione e talento. Ogni gesto è portatore di emozioni che non riescono a trovare la via del linguaggio verbale, vestendosi così di non detti e movimenti espressivi. La mimica facciale, fatta di smorfie simpatiche (Orgoglio e pregiudizio), o impassibile serietà (Mudbound) arrivano là dove slanci picareschi e argomentazioni elucubrate avrebbero fallito. Nata dalla polvere del palcoscenico teatrale (ha fatto il suo debutto nel 2004 nella commedia Forty Winks al Royal Court Theatre di Londra) Carey Mulligan si è posta dinnanzi alla macchina da presa sempre uguale, eppure sempre diversa. Il suo viso, elegante, dolce nei tratti, muta sempre sulla forza di donne che brulicano dentro di lei e che chiedono di uscire. Sono cloni, cantanti, giovani romantiche, mogli infelici, riflessi cangianti di un'attrice e donna promettente. Eroina sospinta dalla bruciante vendetta nell'ultimo, acclamato Una donna promettente di Emerald Fennell, scopriamo dunque insieme i 5 migliori film di Carey Mulligan.

1. AN EDUCATION (2009)

Carey Mulligan in una sequenza del film An Education
Carey Mulligan in una sequenza del film An Education

Non ci sono libri nella formazione di Jenny. Gli sguardi bassi cambiano rotta, si spostano con timidezza dalle pagine di testi scolastici, a incrociare quelli di David. L'educazione a cui ammicca il titolo del film diretto dalla danese Lone Scherfig, è un'educazione sentimentale; un racconto di formazione basato sull'autobiografia della giornalista inglese Lynn Barber che lascia il grigiore di una vita ordinaria per colorarsi di una storia d'amore che fa battere il cuore e rigare il viso con lacrime di dolore. La Jenny di Carey Mulligan in An Education è una trasformista delle emozioni; cambia look nello scoprire le sfumature dei sentimenti d'amore; un'eroina timida, testarda, (dis)illusa, che da giovane innamorata diventa di colpo una semplice donna tradita, col cuore a pezzi. Da ragazza innocente Jenny si ritrova, dunque, a essere semplicemente donna.

2. WILDLIFE (2017)

Wildlife: Carey Mulligan in una scena del film
Wildlife: Carey Mulligan in una scena del film

Ardua la vita delle pareti di un nido d'amore pronto a bruciare. Dritte, imponenti, tentano di coprire il loro ruolo, sostenendo una casa che viene distrutta, giorno dopo giorno, da recriminazioni, urla, insulti, pensieri sospirati, o semplicemente lasciati in sospeso, sull'onda di due sguardi di brace. In Wildlife, film d'esordio del talentuoso attore Paul Dano (Il petroliere, Prisoners), il quattordicenne Joe è uno stato neutrale tra due paesi in guerra. Il giovane assiste inerme alla fine dell'amore tra la madre Jeannette (Carey Mulligan) e l'adorato padre Jerry (Jake Gyllenhaal). Melodramma in cui i silenzi colpiscono al cuore più delle urla, nel film di Dano il dolore che contorce le interiora, accartocciando mente e cuore, affida il proprio potere empatico alla performance dei propri attori, una su tutte quella di Carey Mulligan. Da donna allegra, la sua Jeanette diventa una giovane madre fatta di vetro. Fragile, cade e si rompe in mille pezzi, perdendo la sua unicità. Una caduta dell'eroina che la eleva sia a capro espiatorio dei dolori degli uomini che la circondano, che a contenitore di cuori spezzati, vuoti, abbandonati. E intanto fuori l'incendio brucia intere foreste, lasciando il terreno secco e deserto, proprio come bruciato è il filo che legava insieme Jerry a Jeannette.

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3. NON LASCIARMI (2010)

Carey Mulligan in una scena del film Never Let Me Go
Carey Mulligan in una scena del film Never Let Me Go

Non esiste alcun tempo futuro nella coniugazione verbale della vita di Kathy, Ruth e Tommy. Una privazione, la loro, già segnata dalla mutilazione dei loro cognomi. Nessun Smith, Roberts, o Wright... nel mondo ideato da Kazuo Ishiguro e portato sullo schermo da Mark Romanek, ai tre protagonisti è destinata una sola lettera come cognome; tanto basta per dei ragazzi la cui nascita asservisce alla depravazione fisica di organi destinati a chi un cognome ce l'ha. I tre (interpretati da Carey Mulligan, Keira Knightley e Andrew Garfield) sono cloni, semplice merce di scambio. Appropriandosi del significato intrinseco del romanzo di partenza, con Non lasciarmi il regista mostra quanto l'uomo, pur di sconfiggere la morte, arrivi a perdere la propria umanità mostrandosi nella sua indicibile mostruosità. Ed è così che il clone diventa più umano dell'umano stesso. Sarà proprio il personaggio di Carey Mulligan a farsi ultimo baluardo di un'umanità tra chi umano non è. O forse sì.

4. IL GRANDE GATSBY (2013)

Carey Mulligan, Tobey Maguire, Leonardo DiCaprio e Joel Edgerton in un'elegante immagine di The Great Gatsby
Carey Mulligan, Tobey Maguire, Leonardo DiCaprio e Joel Edgerton in un'elegante immagine di The Great Gatsby

È una chimera preziosa, lontana, eppure così vicina, Daisy. È l'oggetto del desiderio affidato a Gatsby da un gioco beffardo del destino. A ogni passo che lo avvicina alla sua amata, corrisponde un allontanamento improvviso, uno sguardo perduto, un "ti amo" persosi tra il boato di decine di fuochi d'artificio e musica ad alto volume. Sarà frivola e a volte superficiale, Daisy, ma agli occhi di Gatsby è uno spettacolo della natura. Una creatura perfetta, candida, eterea. Ed è in queste due forme, di diavolo tentatore, e donna angelo, che Carey Mulligan dà vita alla sua Daisy ne Il grande Gatsby di Baz Luhrmann. L'attrice prende in prestito le parole di Fitzgerald e le fa proprie infondendo in ogni lettera un gesto studiato, un tono della voce mai banale, un'espressione carica di emozioni lanciate con una mira precisa al cuore dello spettatore. Perché dinnanzi alla Daisy della Mulligan tutti noi ci innamoriamo un po', proprio come il Gatsby di Leonardo DiCaprio.

5. SHAME (2011)

Un intenso primo piano di Carey Mulligan in Shame
Un intenso primo piano di Carey Mulligan in Shame

Sono pacchi regalo belli, invitanti, perfetti all'esterno, i fratelli Brandon e Sissy di Shame. Una volta aperti, scartato l'involucro di illusione che li ammanta, ciò che viene liberato è però un inferno personale fatto di dipendenze, ossessioni e fragilità. Brandon ha un appartamento elegante, un buon lavoro ed è un uomo affascinante. Sissy è bella, sexy, giovane, ma fragile e traghettata dai propri demoni interiori verso le spiagge di una nuova dipendenza affettiva. Nessuno si salva da solo, ma a volte due cuori tormentati, insicuri, non riescono comunque a sostenersi. Si aggrappano l'uno all'altra, Brandon e Sissy, ma la vergogna che li travolgerà è un vortice che tutto prende e tutto chiama a sé senza preavviso. Se a dominare sullo schermo è una presenza scenica dolorosa, costruita urla dopo urla, orgasmo dopo orgasmo da Michael Fassbender, a fare da contraltare e perfetto complice in questo tunnel dell'autodistruzione nel film diretto da Steve McQueen è una Carey Mulligan che non ha paura di disfarsi del proprio lato più tosto, per abbracciare una fragilità interiore pronta a deflagrare in mille pezzi.

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