Terminata la "settimana santa" di Sanremo, con gli strascichi che ogni anno accompagnano la fine del festival della musica italiana (quest'anno più che mai) è tempo di tornare alla normalità e intercettare subito quello che pare essere il trend di questo 2024, almeno in fatto di film tv e fiction: il biopic. Se l'evento più atteso è senza ombra di dubbio la messa in onda in chiaro della quarta stagione di Mare Fuori, la cui attesa ha fatto cedere anche i più duri a un bingewatching furioso su Raiplay, la tv di Stato sa perfettamente come allietare le prime serate, e quest'anno ha deciso di puntare tutto sul racconto delle vite intense, appassionate e spesso spericolate di alcuni personaggi famosi del nostro Paese. Le danze sono state aperte da Califano e Mameli, ma cosa ha ancora in serbo per noi mamma Rai?
Califano: Leo Gassmann è l'anima del cantautore romano
C'è chi lo ha conosciuto come l'autore di alcune tra le canzoni italiane più belle di sempre, una su tutte Minuetto. Chi invece per quello che è diventato rapidamente l'inno, il motto di intere generazioni di ragazzi, quel "tutto il resto è noia" che racchiude una vita intera. Chi lo ha scoperto grazie ai monologhi poetici sì, ma pregni di ironia, come Avventura con un travestito. Franco Califano è stato questo e molto altro. E grazie all'incredibile interpretazione di Leo Gassmann, al suo coraggioso esordio come attore, conosciamo anche molte altre sfaccettature del cantautore romano nei suoi anni più turbolenti.
Gassmann rende onore al cognome che porta e porta sulle spalle il successo del film tv trasmesso su Rai 1 l'11 febbraio. Con maestria trasforma la voce, la postura, l'atteggiamento e lo sguardo per diventare a tutti gli effetti Il Califfo, nonostante la quasi assente somiglianza fisica. Danza tra la romanità più verace e la musica più dolce catturando l'anima del cantautore: la voce graffiante, profonda e quel sorriso furbo che è stato il marchio di fabbrica di Califano.
Il film diretto da Alessandro Angelini e scritto da Isabella Aguilar e Guido Iuculiano ci porta indietro nel tempo, nei vicoli di Trastevere tra sigarette e chitarre. Ci mostra l'ascesa del Califfo da giovane e acerbo poeta a autore e cantautore, senza tralasciare l'amore, le amicizie discutibili - Turatello in primis - e i problemi giudiziari. C'era tanto da raccontare su un uomo così istrionico, passionale e complesso e anche se il risultato è un ritratto umano, non macchiettistico e nemmeno idealizzato, la messa in scena si scontra con le limitazioni del formato televisivo lasciandoci contenti a metà.
Califano, la recensione: Leo Gassmann rivede il poeta in un onesto (ma patinato) film tv
Mameli - il ragazzo che sognò l'Italia e quel risorgimento così tumultuoso
Chi almeno una volta non ha cantato l'inno d'Italia, urlato tra gli spalti di uno stadio o canticchiato da casa durante una partita della Nazionale? Ma se dovessimo chiedere agli italiani chi era Goffredo Mameli e quale storia c'è dietro alla composizione del nostro inno siamo sicuri che in molti farebbero scena muta come in un'interrogazione di storia al liceo. La miniserie Mameli - Il ragazzo che sognò l'Italia, passato il 12 e 13 febbraio su Rai 1 e disponibile su Raiplay, cerca di riempire questo vuoto offrendoci un affascinante racconto storico che ci trasporta a metà del 1800 durante il tumultuoso e complesso Risorgimento italiano.
Attraverso gli occhi del giovanissimo Mameli (Riccardo De Rinaldis Santorelli) esploriamo quelli che dovevano essere i sogni e i tormenti di un ragazzo immerso in un'epoca di rivoluzione e cambiamenti come il 1847. Ma scopriamo anche il percorso che ha portato alla nascita de Il Canto degli Italiani, scritto proprio nel 1847 ma scelto come inno nazionale solo nel 1946: la storia dei volontari che partirono verso Milano nel '48 e dei 500 patrioti che difesero Roma, le pene d'amore e la strenua violenza nel difendere la propria patria. Soprattutto l'amicizia con Nino Bixio e l'ardente passione per il sogno di un'Italia unita.
Mameli è un personaggio sfaccettato che assorbe tutte le sfumature del suo tempo e la miniserie di Rai Fiction e Pepito Produzioni, per la regia di Luca Lucini, gli rende finalmente giustizia. Il merito è soprattutto di un cast eccellente che oltre al protagonista comprende anche Neri Marcorè, Amedeo Gullà, Isabella Briganti, Luca Ward, Lucia Mascino e Barbara Venturato.
Barbara Venturato, Mameli e la voce di un'attrice
Folle d'amore - Alda Merini: Laura Morante fa rivivere la poetessa simbolo del '900
Presentato in anteprima al Festival di Torino e prossimamente in prima serata su Rai 1, il film tv Folle d'amore - Alda Merini è la biografia di una delle voci più autentiche e profonde dell'Italia contemporanea. Dirette da Roberto Faenza, che firma anche la sceneggiatura insieme a Lea Tafuri, le attrici Laura Morante e Rosa Diletta Rossi interpretano la poetessa nelle varie fasi della sua vita, riportando tutta la complessità di una donna assolutamente anticonformista, che con le sue parole è riuscita a toccare le corde più intime dell'animo umano.
La trama ci porta a Milano nel dopoguerra dove Alda, adolescente sensibile e con un talento fuori dal comune per la poesia, lotta contro le convenzioni e le umiliazioni per realizzare la sua vocazione. Ma ci porta anche a Ripa di Porta Ticinese, sui Navigli, dove l'appartamento della poetessa è sempre aperto a intellettuali, artisti e curiosi. Nel corso della sua vita Alda Merini trova l'amore, vive la sofferenza fino a diventare uno dei simboli più amati della cultura italiana. Il film esplora la sua personalità unica, la passione per la scrittura e offre un ritratto affascinante della sua vita, vissuta sempre senza compromessi.
Stefano Accorsi è Guglielmo Marconi, il padre delle moderne telecomunicazioni
Sarà pronta in primavera, infine, la serie dedicata a uno dei personaggi più importanti e discussi della nostra storia, il premio Nobel per la fisica e inventore che per primo ha portato la modernità nelle case degli italiani: Guglielmo Marconi. La sua invenzione, il telegrafo senza fili sviluppato nel 1895, ha aperto la strada prima alle radiocomunicazioni, poi alla radio e infine alla televisione.
Non è un caso che la Rai abbia deciso di rendergli omaggio in occasione del 150° anniversario dalla sua nascita e il 100° della nascita di Radio Rai, affidando il ruolo dell'inventore bolognese a un suo compaesano, Stefano Accorsi, uno dei volti più amati del cinema nostrano. Accorsi/Marconi ci porterà nei luoghi in cui ha vissuto e lavorato il premio Nobel, in primis Villa Griffone a Sasso Marconi, oggi sede della Fondazione Guglielmo Marconi - Museo Marconi, dove l'inventore tra il 1894-95 ha realizzato i primi esperimenti di radiotelegrafia che hanno portato alla nascita delle moderne telecomunicazioni.