Con la recensione di Calcinculo, arrivato nelle sale un mese dopo la sua presentazione in anteprima mondiale all'edizione 2022 della Berlinale, nella sezione Panorama, ritroviamo l'universo cinematografico di Chiara Bellosi, regista comasca al secondo lungometraggio. Sempre a Berlino, nel 2020, si era fatta notare nella sezione Generation 14+, destinata a un pubblico adolescente, con il piccolo ma potente esordio Palazzo di giustizia, e a due anni di distanza, con il festival nuovamente in presenza, è tornata nella capitale tedesca con un altro film incentrato su una giovane protagonista, questa volta con un copione di terzi. Copione che si era fatto apprezzare già quattro anni fa, vincendo nel 2018 il Premio Solinas per la migliore sceneggiatura e aggiudicandosi nello stesso anno la Borsa di Studio Claudia Sbarigia, che premia il talento nel raccontare personaggi e universi femminili.
Il circo della vita
Calcinculo è un po' la filosofia di vita di Benedetta (Gaia Di Pietro), che vive in una zona rurale non meglio identificata (il film, co-produzione fra Italia e Svizzera come lo era già Palazzo di Giustizia, è stato girato a Roma e Lugano), insieme ai genitori e le due sorelle minori. Il padre si diverte a mettere mano alle automobili dopo il lavoro, mentre la madre sfoga le proprie frustrazioni sulla figlia maggiore, che quindi vive un po' secondo il principio delle pedate nel posteriore. Un'esistenza non particolarmente felice, fino al momento in cui, nell'area in cui vive la famiglia, arriva un luna park, e Benedetta fa la conoscenza di Amanda (Andrea Carpenzano), persona non binaria che mette alla prova le norme societaria vivendo in base alle proprie regole. Il loro è un rapporto fatto di silenzi e inespressa ma evidente stima reciproca, con Benedetta che si fa travolgere da questa nuova amicizia e sogna di fuggire, lasciandosi alle spalle l'opprimente routine quotidiana a cui è abituata da anni.
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Piccoli grandi talenti
Laddove l'esordio, già dal titolo, era legato a un luogo chiuso, alla possibilità di carcere fisico che diventava anche prigionia spirituale per le protagoniste costrette ad aspettare un verdetto all'interno di un non-luogo dove tutto è effimero e al contempo permanente, l'opera seconda di Chiara Bellosi trasuda libertà, in termini concettuali e formali. Una ricerca di qualcosa di nuovo, un tentativo di andare verso una maturità tematica e stilistica, esemplificata anche dal salto di qualità avvenuto con la selezione berlinese (dato che sulla carta il film era perfettamente in linea con la programmazione di Generation, come il predecessore). Maturità che però contiene ancora quello spirito giovane, di una cineasta che pur non essendo anagraficamente accostabile alla figura archetipica dell'artista emergente (è nata nel 1973) lo è in tutto e per tutto, con un afflato da nuova generazione del cinema italiano che non sempre si riscontra in firme più vicine all'età dei personaggi principali.
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È un film che, come Amanda, va un po' dove gli pare, con una struttura forse meno solida di quella del predecessore ma con un impatto emotivo altrettanto potente, dettato soprattutto dal mettere in risalto i nuovi talenti davanti alla macchina da presa, con l'esordiente Di Pietro perfettamente in grado di tenere testa a Carpenzano, già volto di un altro tipo di giovane cinema italiano in quanto interprete di Manolo ne La terra dell'abbastanza dei fratelli D'Innocenzo (guarda caso, altra scoperta berlinese, questa volta datata 2018). Talenti vivaci, che Bellosi coltiva e preserva sullo schermo, incarnazione di un desiderio di uscire dai canoni che è la parte più affascinante di questo piccolo, delicato racconto che ha il pregio di pensare in grande pur mantenendo la dimensione intima, bucando lo schermo come se fosse una delle pareti della casa di Benedetta.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Calcinculo, sottolineando come di tratti di una delicata e libera opera seconda che conferma il talento registico di Chiara Bellosi dopo la promessa dell'esordio.
Perché ci piace
- La regista affronta l'argomento con tatto e al contempo libertà.
- Il cast è molto coinvolgente.
- Le location romane e svizzere danno all'ambientazione la giusta atmosfera indefinita.
Cosa non va
- Chi si aspetta un film simile all'opera prima della cineasta rischia di rimanere deluso.