Calcinculo, la regista: “Una storia verosimile e fiabesca”

La nostra intervista regista alla regista e a parte del cast di Calcinculo, ora nelle sale dopo l'esordio in anteprima mondiale al festival di Berlino.

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Calcinculo: Gaia Di Pietro in una scena del film

Nel 2020, Chiara Bellosi conquistava il giovane pubblico della Berlinale con l'opera prima Palazzo di giustizia, presentato nella sezione Generation. Due anni dopo è tornata nella capitale tedesca con il secondo lungometraggio, Calcinculo, e si è nuovamente concessa a un incontro con rappresentanti della stampa italiana, che riproponiamo ora che il film è nelle sale italiane. Ad accompagnarla c'erano anche Gaia Di Pietro e Barbara Chichiarelli, le due attrici che interpretano la protagonista e sua madre, figure centrale di un racconto che non nasce dalla fantasia della regista, come ha svelato durante l'incontro: "Il film mi è stato proposto dalla casa di produzione, era una sceneggiatura esistente, mi hanno chiesto di leggerla per capire se avessi voglia di farlo. E ho detto di sì. Mi sono affezionata ai personaggi di Benedetta e Amanda, ci tenevo a passare del tempo con loro. Registicamente, mi sono accorta che c'erano elementi della fiaba, e mi interessava unire questo aspetto a una narrazione realistica, verosimile."

Il duo giusto

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Calcinculo: Andrea Carpenzano e Gaia Di Pietro in una scena del film

Come Palazzo di Giustizia, anche Calcinculo deve molto della sua forza a una giovane attrice, seppure con qualche anno in più in questo caso. Com'è avvenuta la scoperta dell'esordiente Gaia Di Pietro? Risponde Chiara Bellosi: "Abbiamo fatto una ricerca con Chiara Polizzi, la casting director. È stata una ricerca un po' complicata, perché era periodo di zone rosse, arancioni, gialle, e i primi approcci erano tramite self-tape che ci mandavano. Poi c'è stata anche la ricerca fisica nelle scuole e nelle attività pomeridiane. A un certo punto è arrivato il video di Gaia, e ci sono stati vari incontri con lei. Anche con altre persone, ma pian piano, tramite questi incontri, è rimasta solo lei." È molto importante il rapporto tra Benedetta e Amanda, persona non binaria, e anche lì è stato fondamentale il contributo di Polizzi.

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"Andrea Carpenzano è stato una proposta sua, azzeccatissima, che io ho sposato immediatamente", spiega la regista. "Abbiamo lavorato su Amanda cercando di essere delicati, di trovare una dolcezza dentro questo personaggio e di renderlo paritario nei confronti di Benedetta. Non volevo che fosse un manipolatore, qualcuno che esercita potere su di lei. Ho fatto lo stesso con la famiglia: ognuno doveva ritrovare il proprio nucleo bambino, per liberare i personaggi da funzioni e giudizi rispetto ai ruoli che hanno nella vita di Benedetta."

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Calcinculo: Gaia Di Pietro e Barbara Chichiarelli in una scena del film

Com'è la madre, secondo la sua interprete Barbara Chichiarelli? "È una mamma bambina, sicuramente. Non ha gli strumenti che vorrebbe avere, e ha grandi difficoltà a capire la figlia, al netto dell'età adolescenziale che è difficile di suo. Come tutte le mamme, vorrebbe avere la possibilità di dare radici e ali, ma non ci riesce. E non è aiutata, c'è una presenza maschile, il padre, che però forse è ancora più infantile di lei." A tal proposito, com'è l'adolescenza per la giovane protagonista, che sta ancora vivendo quel periodo? "Difficile e bella", risponde Di Pietro. "Ti apre tante porte, come accade a Benedetta quando conosce Amanda. Il loro è un rapporto di fratellanza."

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L'importanza degli spazi

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Calcinculo: Andrea Carpenzano durante una scena del film

Nel film è molto importante anche l'uso degli spazi, in particolare quelli abitativi, con la casa percepita quasi come una prigione, mentre una roulotte rappresenta la libertà. Una sensazione che la troupe ha vissuto sul set, svela la regista: "Durante le riprese quei due luoghi erano così anche per noi, nella roulotte c'era questa sensazione di libertà, mentre nella casa ci sentivamo oppressi. Una casa senza tempo, che la coppia ha cercato di rivitalizzare, ma una casa dove non circola aria. Nella roulotte è tutto aperto, porte e finestre spalancate." A questo hanno contribuito anche i membri del cast. "È la prima volta che ho potuto partecipare alla scelta dell'arredamento", dice Chichiarelli. "Ci sentivamo come una famiglia vera sul set, si è creato un vero rapporto con lo spazio, nel corso dei dieci giorni di riprese in quel luogo. Alla fine, quando ce ne siamo andati, un pezzo di cuore è rimasto lì dentro."